domenica 2 novembre 2008

SUSSIDI AVVENTO 2008


Puntuali come ogni anno le proposte dell'AC e dell'editrice AVE per accompagnare quotidianamente il tempo di Avvento.
Eccoli in dettaglio:
DOMENICO SIGALINI, Dio non ci abbandona mai - Nuove meditazioni per l'AvventoBrevi riflessioni per ogni giorno del Tempo di Avvento fino al 25 dicembre. Un libro per riflettere e pregare, per chi sceglie di mettersi in ginocchio e di lasciarsi scomodare il cuore (€ 6,00).
Tutti ti cercano 1 - Sussidio per ragazzi dai 6 agli 11 anniUn sussidio di accompagnamento personale alla preghiera quotidiana in attesa del Natale. Il testo offre indicazioni per la preghiera e l'impegno di vita cristiana con la possibilità di colorare, ritagliare, scrivere... (€ 3,50).

Tutti ti cercano 2 - Sussidio per ragazzi dai 12 ai 14 anniUn sussidio di accompagnamento personale alla preghiera quotidiana in attesa del Natale, per arrivarci con il cuore allenato all'ascolto e gli occhi attenti di chi vuole esser presente al Suo arrivo (€ 3,50).

Parlerò al tuo cuore - Sussidio di preghiera per Giovani e Giovanissimi Attraversare i giorni dell'Avvento come viandanti verso la promessa che si compie. Il libro è suddiviso in sezioni (ascolto, leggo la vita, prego, annuncio) (€ 3,50).

domenica 8 giugno 2008

GUIDE ACR 2008-2009

Pronti anche i sussidi per i gruppi ACR

per l'anno associativo 2008-2009.




La guida per gli educatori si intitola ... Mi basti TU! (proposta per i tre archi d'età 6-8, 9-11, 12-14) e serve, con la sua tipica ed originale mediazione, le tre dimensioni fondamentali dell'Iniziazione Cristiana: la dimensione catechistica, caritativa e liturgica. Aiuta a vivere nella e con la comunità il cammino di apprendistato globale di vita cristiana, con una precisa progettualità e metodologia educativa. La Guida è venduta insieme all'Agenda "Orario continuato" e a "Formato Famiglia".





L'agenda per l'educatore Orario continuato racconta quest'anno l'impegno costante di ogni educatore e la profondità, l'essenzialità del nostro cammino di cristiani dietro al Signore. Si tratta di uno strumento personale che giorno per giorno suggerisce riflessioni e idee per sperimentare, insieme ai ragazzi, la bellezza di un percorso fatto con altri educatori, inviati ad annunciare il Vangelo ai più piccoli come comunità e non come singoli. Il prezioso strumento di lavoro è arricchito di schede di approfondimento tematico (sulle tracce dei ragazzi; in ascolto della Parola di Dio; per essere educatori; spiritualità dell'educatore).





Formato Famiglia è un agile strumento attraverso cui l'AC propone alle famiglie dei ragazzi di condividere le finalità del cammino Acr dell'anno, presentando il brano biblico ed una panoramica del percorso formativo con riflessioni e domande utili ai genitori.












Anche quest'anno l'offerta formativa si arricchisce di una guida per i Piccolissimi, con schede per educatori dei bambini di 4 e 5 anni. Sollecitata dalle scelte della Chiesa Italiana e dalle numerose esperienze già attuate in diverse associazioni diocesane, l’AC ha riflettuto a lungo sulla possibilità di realizzare una proposta formativa rivolta a questa particolare fascia d’età, ritenendo importante proporre tutta la bellezza e la ricchezza di un’esperienza associativa che si affianchi all’azione formativa che già ricevono dall’annuncio di fede fatto dai genitori. Una specifica attenzione educativa, un cammino di fede “a loro misura” che, tenendo conto delle inclinazioni naturali dei piccoli alla novità, alla scoperta e allo stupore, abbia come fine ultimo l’introduzione al Mistero di Cristo e l’inserimento progressivo nella comunità cristiana, mediante l’acquisizione di atteggiamenti semplici, ma finalizzati alla loro graduale crescita nella fede. Il cammino dei piccolissimi si articola secondo tre obiettivi: offrire un primo annuncio del Mistero di Cristo; proporre un’esperienza di gruppo a misura della loro età; accompagnarli, insieme alle famiglie, a fare esperienza della comunità cristiana.

I sussidi si possono già ordinare presso l'incaricato-ave diocesano.

mercoledì 28 maggio 2008

Franco Miano è il nuovo presidente Ac

È Franco Miano il nuovo presidente nazionale dell'Azione Cattolica Italiana: la nomina, da parte del Consiglio permanente della Cei, è stata ufficializzata oggi. Già vicepresidente nazionale per il Settore Adulti nel triennio 2005/2008, sposato con due figli, ha 47 anni e abita a Pomigliano d'Arco (diocesi di Nola). A Franco gli auguri e l'abbraccio caloroso di tutta l'associazione!
le dichiarazioni del nuovo presidente
Esprimo la mia profonda gratitudine al Consiglio nazionale dell’Azione Cattolica e ai Vescovi italiani, a cui l’Azione Cattolica è legata da un rapporto di diretta collaborazione, per la fiducia riposta nella mia persona affidandomi un servizio che spero di onorare, nonostante i miei limiti personali, con l’aiuto del Signore, che guida i passi dell’uomo e ne sorregge il cammino.
Accolgo questo impegno ponendomi nel solco fecondo della lunga storia dell’associazione e della sua viva tradizione desiderando continuare l’opera dei miei predecessori e in particolare di Luigi Alici con cui ho avuto la gioia e il privilegio, insieme agli altri carissimi membri (laici, sacerdoti, vescovi) della presidenza degli ultimi tre anni, di poter collaborare.
Penso, con affetto e commozione, a tutte le persone della nostra Azione Cattolica, bambini, ragazzi, giovanissimi, giovani, adulti più o meno giovani, impegnati in parrocchie, paesi e città dell’intera e varia Italia. Immagino di stringerle in unico grande e forte abbraccio dicendo a ciascuno che il suo contributo è sempre più importante e prezioso per rendere la nostra associazione ancora più bella e più pronta a muovere i suoi passi, insieme a tutta la Chiesa, nella piena collaborazione con i Pastori, al fine dell’annuncio del Vangelo all’uomo di oggi.
Ci sorregge l’insegnamento di Benedetto XVI. È ancora vivo nel cuore di tutti il ricordo bellissimo dell’incontro nazionale dello scorso 4 maggio a Piazza san Pietro con il Santo Padre.
L’AC desidera essere sempre più disponibile nel suo «servizio alla Chiesa», come le ha chiesto quel giorno Benedetto XVI, rispondendo alla «chiamata alla santità» nelle forme consone alla «vocazione laicale» : una santità, come affermava ancora il Santo Padre, «certamente possibile se l’Azione Cattolica continuerà a mantenersi fedele alle proprie profonde radici di fede, nutrite da un’adesione piena alla Parola di Dio, da un amore incondizionato alla Chiesa, da una partecipazione vigile alla vita civile e da un costante impegno formativo» se saprà continuare a «ricercare con coraggio sintesi sempre nuove fra l’annuncio della salvezza di Cristo all’uomo del nostro tempo e la promozione del bene integrale della persona e dell’intera famiglia umana».
In questa direzione, nella linea del Manifesto al Paese diffuso per l’anno del 140° dell’associazione, l’Azione Cattolica si pone «al servizio dell’uomo per onorare la dignità personale con i suoi valori irrinunciabili, a cominciare dalla vita e dalla pace, dalla famiglia e dall’educazione, per camminare accanto a tutti e a ciascuno, a tessere insieme una trama viva di relazioni fraterne». Ciò significa spendersi «in favore del bene comune, attraverso l’educazione alla responsabilità personale, all’impegno pubblico, al senso delle istituzioni, alla partecipazione, alla democrazia» (I cattolici italiani tra piazze e campanili, Manifesto dell’Azione Cattolica al Paese) e proseguire il percorso, intrapreso negli ultimi trienni, di collaborazione al «prezioso lavoro del Progetto culturale» (omelia del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale italiana, 4 maggio 2008), che l’AC, attraverso i suoi strumenti, le sue iniziative locali e nazionali, la sua vita ordinaria, intende diffondere e radicare sempre più nella quotidianità delle comunità ecclesiali locali e delle realtà del nostro territorio.
In questo cammino non siamo soli. «Ci accompagnano - come ci ricordava il Santo Padre - i nostri «santi» e «tante altre figure che hanno avuto ruoli significativi» nella storia dell’Associazione. Anche per questo mi pare bello concludere riprendendo quanto Vittorio Bachelet ebbe a dire nel momento in cui fu nominato presidente nel 1964: «L’Azione Cattolica vorrebbe aiutare gli italiani ad amare Dio e ad amare gli uomini. Essa vorrebbe essere un semplice strumento attraverso il quale i cattolici italiani siano aiutati a vivere integralmente e responsabilmente la vita della Chiesa; e insieme a vivere con pieno rispettoso impegno cristiano la vita della comunità temporale e della convivenza civile»(Scritti ecclesiali p. 1064)
28 maggio 2008
Franco Miano

giovedì 22 maggio 2008

Saluto del Presidente Roberto Ginesi al nuovo consiglio diocesano.

In questo mio primo discorso, o saluto al consiglio, vorrei partire dai ringraziamenti: si ringrazia il Signore perché è a Lui che dobbiamo tutto. Dobbiamo ringraziarlo per questi tre anni passati in cui sentiamo che l’associazione è cresciuta e segno di questo sono gli amici che fanno parte del consiglio per la prima volta o che rientrano: Beatrice, Alessandro, Annalisa, Sara, Paolo, Mauro, Stefano, Claudia, Riccardo, Giovanni, Paola, Alessio. A ciascuno di voi va il mio ringraziamento e il mio benvenuto.
Ringrazio Piero a nome mio, di don Mariano e di tutti gli altri amici che erano già nell’altro consiglio. Grazie per averci insegnato, dimostrandocelo concretamente che “la Provvidenza aiuta, la Provvidenza non abbandona mai” e grazie di essere ancora qui.

L’uscire da sé.
Vorrei condividere con voi alcuni pensieri che mi ha suscitato in questi giorni la lettura degli scritti di fratel Arturo Paoli che idealmente ci ha guidato nella scorsa assemblea con il tema dell’ospitalità o accoglienza. Questo tema verrà da noi ripreso, approfondito fino a che diventerà il nostro modo di essere. Ma il punto di partenza del discorso di Paoli può essere riassunto nella frase: uscire da sé.
Uscire da sé: a questo vorrei legare quattro parole (già dette, già sentite) che però hanno grande importanza come persone e come aderenti dell’Azione Cattolica: formazione, partecipazione, accoglienza e sinodalità.
Uscire da sé significa liberarsi del proprio io-egoista e andare incontro all’altro/a. Paoli in “Quel che muore, quel che nasce” dice che per prima cosa Gesù andò nel deserto (e questo periodo quaresimale ce lo ricorda) e prima di andare incontro agli altri nella sua missione digiunò, come se perdere il legame di dominio, di possesso che l’uomo ha sul cibo fosse il primo passo per perdere la propria attitudine a essere padrone. Solo in questa passività, che è la suprema attività, trova la leggerezza necessaria per andare incontro all’altro, pronto ad accoglierlo.
Perché allora la formazione? L’AC fa della formazione uno dei suoi compiti principali ma deve essere chiara una cosa: solo attraverso la Parola di Dio, la lettura ed il confronto con i fratelli si cresce come persone. Quello che sembrerebbe un arricchimento personale deve essere però uno svuotamento della persona: tanto più conosciamo e aumentiamo la nostra consapevolezza, tanto più, secondo l’esempio di Gesù che dicevamo prima, ci dobbiamo sentire leggeri, poveri. Questa è la formazione che porta ad uscire da sé.
Lo stesso don Milani, che praticamente considerava insegnare ed evangelizzare la stessa cosa, diceva in “Lettera a una professoressa” estremizzando: “dicesi maestro chi non ha altri interessi culturali al di fuori della scuola”, per far capire che la formazione è servizio e che c’è il rischio anche fra noi cristiani di innamorarsi della propria cultura.
Dicevo prima partecipazione, senza la quale non esiste l’associazione. Essa deve essere però uno stile di vita. Sempre don Milani diceva “I care”: mi interessa, mi sta a cuore. Significa sentirsi responsabili, coinvolti e sicuramente questo aspetto all’AC non è mai mancato. La partecipazione è strettamente legata all’uscire da sé, anche fisicamente: ci costa fatica spostarci, incontrarci, organizzare, esserci, però è il modo per non rintanarci in noi stessi. L’AC dà tante possibilità per incontrare gli altri e per formarsi, dal livello parrocchiale a quello nazionale, però dobbiamo sfruttarle di più.
Penso alla realtà dei nostri paesi, così piccoli: come può un giovane trovare attraente avere come orizzonte di vita solo la propria parrocchia quando invece sente il bisogno di conoscere il mondo, di incontrare persone, di uscire da sé appunto? Anche in questo l’associazione aiuta.
Ancora: il tema sul quale abbiamo riflettuto in assemblea: l’accoglienza, come viverla in primis nell’AC? Intanto è mio compito creare nel consiglio un ambiente accogliente in cui ogni persona possa mettere a frutto i propri carismi. Per fare questo mi dovrò assicurare che ciascuno si senta libero di dire la propria opinione, ascoltato e mai giudicato, invogliato a condividere con tutti un’idea che ha avuto. Ricordiamoci anche che è importante la correzione fraterna quindi ditemi se qualcosa non va.
Nelle nostre associazioni, e mi rivolgo in particolare ai presidenti parrocchiali, sia vostra cura creare una casa accogliente. Nella mia esperienza, il nostro gruppo veniva etichettato in paese come “gruppo chiuso”, eppure mi chiedevo io non voglio escludere nessuno, saranno solo pregiudizi. Poi ripensando a come mi comportavo posso dire che se arrivava una persona nuova ero contento perché eravamo uno in più, ma indifferente alla persona stessa, a chi fosse, perché fosse lì,… insomma non facevo niente perché l’altro si sentisse accolto, amato.
Dobbiamo cambiare il nostro atteggiamento da passivo ad attivo, dobbiamo essere noi a fare il primo passo verso gli altri e non aspettarci che siano gli altri a farlo. Qui l’uscire da sé raggiunge la sua massima espressione. Sempre fratel Arturo Paoli in “La forza della leggerezza” dice: “l’amore non è una forza che va da me verso gli altri: quella è beneficenza, l’amore è accettazione dell’altro”.
Infine una declinazione dell’uscire da sé è la sinodalità. La chiesa, lo sappiamo, o è sinodale o non è chiesa. Cammina insieme, è un popolo che va incontro al Signore. L’Azione Cattolica non andrà mai per conto suo. Ha tanti aderenti: ma siamo tutti un sottoinsieme di un insieme più grande. In questo la presidenza di Piero è stata esemplare: dobbiamo continuare e aumentare la collaborazione con i vari uffici diocesani per la pastorale. L’AC sia sempre un mezzo, mai un fine dell’essere cristiani. Il nostro statuto ci ricorda che “il fine è la comunione”, teniamolo sempre in mente. Se qualcuno in parrocchia vi chiedesse che senso ha essere dell’Azione Cattolica, ricordategli che non si può essere cristiani da soli.
Per coloro che entrano per la prima volta nel consiglio e si chiedono: cosa devo fare io? Qual è il mio ruolo? Rispondo con quel passo del Vangelo di Giovanni in cui due discepoli del Battista chiedono a Gesù: “Maestro, dove abiti?” e Gesù dice loro: “Venite e vedrete”. Serve una predisposizione d’animo, affidarsi al Signore e “camminando s’apre cammino”. Le cose si capiscono facendone esperienza diretta; diceva Paola Bignardi esperienzialità è dal fare al dire.
Il primo compito del consiglio sia essere unito nella preghiera. Do un impegno a ciascuno di voi: dite ogni giorno una preghiera per la nostra associazione, perché ognuno porti avanti il proprio impegno da servo inutile sì, ma operoso.

Affidiamoci a Maria, nostra Patrona, ci benedica e interceda per noi.
Roberto Ginesi

Manciano, 2 marzo 2008.

giovedì 15 maggio 2008

ITINERARIO FORMATIVO GIOVANISSIMI 2008 - 2009


Stavolta mi butto!
Guida Educatori Giovanissimi 2008-2009
di: Azione Cattolica Italiana
curato da: Giovanni Panozzo
Nella collana Itinerari Formativi
(in vendita con il Testo Personale Giovanissimi Fatti vivo! e un dvd)

Stavolta mi butto! Non è il ritornello di una celebre canzone di tanti anni fa, ma un invito a mettersi in gioco, a credere, a fidarsi, anzi, af-fidarsi, perché sotto non c’è il vuoto, non c’è il nulla, ma la pienezza di vita!
Anche se non ti è tutto chiaro, buttati: non cadrai in un abisso, ma nelle mani di Dio! “Stavolta mi butto” è la frase che tante volte ci siamo detti prima di lanciarci in una nuova avventura. O forse la frase che avremmo voluto dire, ma che non siamo riusciti a pronunciare per troppa paura...
Prezzo: € 13.50 Pagine: 160 Anno: 2008 Formato: 15x21
Testo consigliato a...
Giovani
Educatori

ITINERARIO FORMATIVO GIOVANISSIMI 2008 - 2009


Fatti vivo!
Testo per la formazione personale dei giovanissimi 2008-2009
di: Azione Cattolica Italiana
curato da: Giovanni Panozzo
altri autori e curatori...
Nella collana Itinerari Formativi
Vignette di Roberto Battestini; regia del dvd di Giovanni Panozzo.


Un libro pensato per finire in tasca allo zaino di ogni adolescente. Pagine organizzate mese per mese, da ottobre a settembre, in sezioni: ascolto (la chiacchierata colloquiale di un prete su un brano del Vangelo di Marco), leggo la vita (una testimonianza diretta di un ragazzo, con dubbi e domande), prego (uno spazio di colloquio diretto con il Signore) e contemplo (un impegno da assumere).
L’incontro con Gesù, Signore della vita, non lascia mai indifferenti. Ci invita dolcemente a interrogarci, ci chiama a conversione, ci provoca a una decisione. È quello che è accaduto ai tanti, incontrati lungo le strade polverose della Palestina di oltre duemila anni fa; è quanto continua ad accadere a tanti, lungo i secoli e a tutte le latitudini; è quanto vorremmo che accadesse a te, aiutato dalla parola del Vangelo, parola di vita e di libertà, scorrendo queste pagine.
Fatti vivo, un modo colloquiale per dirsi: prolunghiamo nel tempo la comunione che scaturisce da un incontro. Permetti al Signore di parlarti, lasciati condurre per mano dalla sua parola dolce e forte, lasciati sospingere verso gli orizzonti ampi della missione, fidandoti di Lui e del suo Amore che non passa.


SCARICA L'ESTRATTO DEL LIBRO

Prezzo: € 4.00 Pagine: 80 Anno: 2008 Formato: 15x21

Testo consigliato a...
Giovani
Educatori

SALMETTI A FUMETTI


Un modo originale ed efficace per accostare piccoli e grandi ad alcune tra le più belle pagine dell’Antico Testamento. E anche un pensiero simpatico per ricordare un battesimo, una comunione, una cresima…
ogni testo:
Prezzo: € 1.00 Pagine: 16 Anno: 2008 Formato: 7x10
Testo consigliato a...
Giovani
Ragazzi
Educatori

BACHELET

Vittorio Bachelet
Un uomo uscì a seminare



di: Angelo Bertani, Luca Diliberto
Nella collana Testimoni
Autentico testimone nella Chiesa e nella comunità civile, Vittorio Bachelet ha vissuto la propria fede al servizio del Vangelo e del bene comune.
Da lui impariamo a tenere unito, a non dividere, a costruire e ad accettare fino in fondo la responsabilità di credenti e di cittadini.
Con questa sensibilità gli autori disegnano, anche attraverso la voce e i ricordi di quanti hanno conosciuto e stimato Bachelet, i diversi momenti del suo percorso umano. Emergono così la coerenza e la forza del suo impegno, il valore della sua testimonianza appassionata.
Una lezione umana, intellettuale e spirituale che ci aiuta a riflettere, oggi, sulle radici spirituali dell’impegno cristiano.

Prezzo: € 11.00 Pagine: 192 Anno: 2008 Formato: 14x21
Testo consigliato a...
Giovani , Adulti, Educatori


Lettere (1964-1973)
di:
Vittorio Bachelet
curato da: Mario Casella
Nella collana Presenza pastorale

il libro propone la raccolta sistematica delle “lettere-circolari” che Vittorio Bachelet, presidente dell’Azione Cattolica Italiana dal 1964 al 1973, indirizzò in quegli anni ai dirigenti centrali e periferici dell’Associazione, ai soci ed anche ai Vescovi e ai parroci italiani.
82 documenti che gettano nuova luce su un periodo significativo per la Chiesa e la società italiana e soprattutto sulla testimonianza umana e cristiana di uno straordinario testimone del nostro tempo.
Testi che, per la grande attualità di molti argomenti trattati, possono costituire un prezioso punto di riferimento: una lezione cui guardare per una concreta declinazione di quella isprazione profonda che guida l'Associazione nel lavorare nel presente per costruire il futuro.

Prezzo: € 17.00 Pagine: 412 Anno: 2008 Formato: 14x23,5
Testo consigliato a...Giovani , Adulti, Educatori
i due testi in diocesi a €. 20,00 (anzichè €. 28,00)

Per approfondire l'eredità di Bachelet segnaliamo inoltre le sue raccolte di Scritti civili ed ecclesiali curate da Matteo Truffelli, che hanno ricevuto nel 2006 il Premio Internazionale di Saggistica "Salvatore Valitutti" alla memoria.

domenica 11 maggio 2008

IL GIORNALINO DELL'EDR ALL'ASSEMBLEA NAZIONALE





CITTADINI DEGNI DEL VANGELO
MINISTRI DELLA SAPIENZA CRISTIANA PER UN MONDO PIÙ UMANO




BENEDETTO E L'AC: UN INCONTRO D'AMICIZIA


CARI RAGAZZI, GIOVANI E ADULTI DI AZIONE CATTOLICA!

È per me una grande gioia accogliervi quest’oggi qui, in Piazza San Pietro, dove in passato non poche volte la vostra benemerita Associazione ha incontrato il Successore di Pietro. Grazie per questa vostra visita. Saluto con affetto tutti voi, venuti da ogni parte d’Italia, come pure i membri del Forum Internazionale che provengono da quaranta Paesi del mondo. In particolare saluto il Presidente nazionale, Professor Luigi Alici, che ringrazio per le sentite espressioni che mi ha rivolto, l’Assistente generale, Monsignor Domenico Sigalini, e i responsabili nazionali e diocesani. Vi ringrazio anche per il particolare dono che mi avete voluto offrire attraverso i vostri rappresentanti e che testimonia la vostra solidarietà verso i più bisognosi.
(…) Siete venuti a Roma in spirituale compagnia dei vostri numerosi santi, beati, venerabili e servi di Dio: uomini e donne, giovani e bambini, educatori e sacerdoti assistenti, ricchi di virtù cristiane, cresciuti nelle file dell’Azione Cattolica, che in questi giorni compie 140 anni di vita. La magnifica corona dei volti che abbracciano simbolicamente Piazza San Pietro è una testimonianza tangibile di una santità ricca di luce e di amore. Questi testimoni, che hanno seguito Gesù con tutte le loro forze, che si sono prodigati per la Chiesa e per il Regno di Dio, rappresentano la vostra più autentica carta d’identità. Non è forse possibile, ancora oggi, per voi ragazzi, per voi giovani e adulti, fare della vostra vita una testimonianza di comunione con il Signore, che si trasformi in un autentico capolavoro di santità? Non è proprio questo lo scopo della vostra Associazione? Ciò sarà certamente possibile se l’Azione Cattolica continuerà a mantenersi fedele alle proprie profonde radici di fede, nutrite da un’adesione piena alla Parola di Dio, da un amore incondizionato alla Chiesa, da una partecipazione vigile alla vita civile e da un costante impegno formativo.
Cari amici, rispondete generosamente a questa chiamata alla santità, secondo le forme più consone alla vostra condizione laicale! Continuate a lasciarvi ispirare dalle tre grandi “consegne” che il mio venerato predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II vi ha affidato a Loreto nel 2004: contemplazione, comunione e missione.
(…)Vi incoraggio pertanto a proseguire con generosità nel vostro servizio alla Chiesa. Assumendone il fine apostolico generale, in spirito di intima unione con il Successore di Pietro e di operosa corresponsabilità con i Pastori, voi incarnate una ministerialità in equilibrio fecondo tra Chiesa universale e Chiesa locale, che vi chiama ad offrire un contributo incessante e insostituibile alla comunione.
(…) Siate “cittadini degni del Vangelo” e “ministri della sapienza cristiana per un mondo più umano”: questo recita il tema della vostra Assemblea e questo è l’ impegno che oggi assumete davanti alla Chiesa italiana, qui rappresentata da voi, dai vostri presbiteri assistenti, dai Vescovi e dal loro Presidente.
Cari amici dell’Azione Cattolica Italiana, nel cammino che avete davanti non siete soli: vi accompagnano i vostri santi. (…) Vi incoraggio in questo proposito. Intensificate la preghiera, rimodulate la vostra condotta sugli eterni valori del Vangelo, lasciandovi guidare dalla Vergine Maria, Madre della Chiesa. Il Papa vi accompagna con un costante ricordo al Signore, mentre di cuore imparte la Benedizione Apostolica a voi qui presenti e all’intera Associazione.




VERSIONE INTEGRALE

100e40ACI



L’Azione Cattolica Italiana festeggia i suoi 140 anni!

Questo anniversario è celebrato sia a livello nazionale che a livello diocesano e parrocchiale, attraverso numerose iniziative realizzate in ogni angolo d’Italia.Il percorso, iniziato nel settembre 2007, è culminato con la XIII Assemblea Nazionale a Roma nei giorni 1- 4 maggio 2008.

domenica 27 aprile 2008

SOTTO IL CIELO... consigli per la gestione dell'anima



Visto che oggi ci affanniamo tanto nel programmare continuamente iniziative su iniziative nei minimi dettagli, perché non impegnarci altrettanto nel ‘management’ del patrimonio interiore?
Questa e altre domande si pone l’autore, quasi sentinella del mattino, nelle pagine di un libro che intende scuotere gli animi contrapponendo a una sempre più invadente logica aziendale un’alternativa gestione spirituale, come via autentica verso la felicità e la pienezza della vita.
In un incalzare di domande e di risposte con un ideale interlocutore si delinea una spiritualità alla portata di tutti. Una spiritualità ‘sotto il cielo’ che non vuole insegnarci a diventare angeli, ma semplicemente e totalmente creature umane, in un fiducioso e sereno abbandono nelle mani di Dio Padre che, come artista fantasioso, dirige la sinfonia della danza del creato sulle note sempre imprevedibili del suo Spirito di Amore.
Prezzo: € 11.00 Pagine: 208Formato: 13,5x17
Testo consigliato a...
Ragazzi
Adulti
IN DIOCESI €. 8,00

domenica 23 marzo 2008

giovedì 13 marzo 2008

campo scuola: sussidio educatori

















SuPerStrada con Paolo!
Campo scuola
di: Azione Cattolica dei Ragazzi
Un cofanetto pronto a partire per l’estate dei Campi scuola!
Proprio d’estate infatti i bambini e i ragazzi sono alla ricerca di esperienze entusiasmanti e irripetibili...
La confezione contiene:il Sussidio per l’educatore (pag. 112), che raccoglie i contenuti del Campo, le attività della giornata, le indicazioni per la liturgia, tutti i suggerimenti utili ad arricchire la proposta formativa dei bambini e dei ragazzi.Il Libretto per la liturgia del Campo scuola (pag. 80), acquistabile anche singolarmente in modo che ogni ragazzo partecipante al Campo possa seguire meglio le celebrazioni, vivere bene il tempo dedicato alla preghiera, ascoltare e lodare Dio insieme agli amici.Il grande gioco (pag. 80), tante indicazioni per fare del gioco un momento essenziale e altamente educativo di tutta l’esperienza del Campo.
Il testo è uno strumento indispensabile per aiutare i più giovani a fare, nello stile della condivisione, un vero e profondo esercizio di ascolto della Parola di Dio, attraverso momenti preziosi come i campi scuola
Ed è un aiuto concreto per gli educatori a caccia di idee per la prossima estate!





Prezzo: € 18.00


in Diocesi € 13,00

LA STORIA


Prologo
La voce della bambina-fragola superava qualsiasi confusione. «Abbiamo vinto vero mamma? Abbiamo vinto noi, il giocasiti!?»
«Se non la smette, entro 2 secondi, la strozzo!» pensava Alicia mordendosi un labbro. Già era difficile restare sotto quel sole in mezzo alla folla appiccicosa, tra bambini ansiosi di tutte le età e genitori che faticavano a distrarli nell’attesa, ci mancava solo quella piccola rompiscatole col vestitino rosso a puois, il collettino verde e i capelli raccolti con una miriade di mollettine colorate e che soprattutto… non stava zitta un attimo.
Era ovvio che non era l’unica ad aver vinto l’entrata al GIOKAcity nell’inaugurazione dell’Antares! Le migliaiaia di persone in attesa davanti ad ogni entrata erano una prova lampante di come la pubblicità a tappeto degli ultimi mesi, dai mega cartelloni, ai giornali, alle fermate degli autobus, agli spot sulle radio e le TV private… era riuscita creare l’evento dell’anno.
La campagna pubblicitaria del gioco “La luna nel pozzo” presso tutti i centri estivi della zona, poi, era stato il tocco finale e anche chi aveva pensato di visitare il nuovo Centro commerciale in un secondo momento per evitare la calca dell’inaugurazione, aveva ceduto davanti al biglietto vincente dei figli per la promozione del GIOKAcity occasione unica e imperdibile, proprio perchè sarebbe durata un giorno solo.
Alicia mise una mano in tasca per assicurarsi che il suo biglietto vincente fosse ancora lì, con i bordi d’ oro grattato e il suo HAI VINTO multicolore ben in vista assieme alla faccia di POPUP. Lo davano ad un solo euro in più sulla consumazione nella gelateria Croccolandia e lei era arrivata a mangiare anche due gelati al giorno per avere più possibilità di vincere. La sua linea ne aveva risentito un po’, ma alla fine ne era valsa la pena.
«Uffa, quando si entra!? Io non ce la faccio più e mi scappa anche la pipì.» Un biondino riccioluto, col naso a punta, che avrà avuto sì e no 6 anni, stava appeso ai pantaloni di uno spilungone, anche lui biondo, ma con i capelli stranamente raccolti in treccine come quelle delle donne africane che gli correvano in file ordinate lungo la testa e finivano alla base del collo.
«Che tipo?!» commentò Alicia a voce alta senza accorgersene e tornando con lo sguardo sul bimbetto appeso ai pantaloni pensò che se continuava così non ci sarebbe voluto molto perché lo spilungone restasse in mutande, visto dove già stazionavano i suoi jeans.
«Ahia!!! Ma vuoi stare attento?!» Sul piede di Alicia erano finiti, con la leggerezza di un cinghiale inferocito, 40 chili di peso morto appartenenti ad un ragazzotto dalle labbra grosse tutto sudaticcio. «E’ stato lui che mi ha spinto!” Filippo indicava un altro tipo lentigginoso che se la rideva a crepapelle. Senza chiedere scusa Filippo provò a tornare al suo posto sgomitando tra la massa di gente che si era immediatamente richiusa dopo il suo passaggio e una volta arrivato dal suo amico e non potendo ricambiare la spinta, cominciò a strattonarlo per la felpa.
«Sei un imbecille, ridammi il mio GIOKApass - omaggio»
«Per me è taroccato»…
«Ma va a quel paese! Tu sei taroccato e tutto quello che hai addosso, questo me l’ha dato l’amico di mio papà che è l’architetto e che conosce benissimo il direttore dell’Antares»
Dopo qualche minuto di corpo a corpo, tra i brontolii di disapprovazione di chi stava attorno a loro, Filippo aveva di nuovo nelle mani il suo preziosissimo GIOKApass - omaggio . Osservò bene che non si fosse troppo sgualcito e che soprattutto ci fosse ancora l’immagine di POPUP sorridente che assicurava meraviglie nel nuovo reparto GIOKAcity del nuovo centro Antares dove ogni desiderio dei ragazzi si poteva realizzare.
Alicia cercava di stare su un piede massaggiandosi quello infortunato, ma la fila aveva cominciato ad avanzare ondeggiando, forse per un nuovo falso allarme o forse perché davvero quelli davanti avevano visto arrivare il personale dell’Antares ai portoni, tentò di non perdere l’equilibrio e riuscì a trovare uno spazio per rimettere giù il piede. La bambina-fragola se ne stava ora sulle spalle del papà e strillava come un’aquilotto nel nido, forse era davvero arrivata l’ora di apertura. Alicia si sistemò la maglietta che le era salita sulla schiena e alzando lo sguardo incrociò quello del biondo spilungone.
Matteo la guardava contorcersi nel tentativo di chiedere ad una maglietta troppo corta qualcosa di impossibile, poi sentì nelle orecchie la voce roca di mamma che stava un metro indietro.
«Matteo, attento a tuo fratello!Guai a te se lo schiacciano!!» Valentino aveva smesso di stare attaccato ai suoi pantaloni e saltava dall’eccitazione assieme ad un altro ragazzetto indiano nel tentativo di vedere al di là della fila. Matteo allungò una mano e arpionò Valentino trascinandolo vicino a sé.
«Teo è vero che qui una volta c’era un ospedale?»
«Sì»
«E poi hanno costruito l’Antares? »
«Sì»
«E io sono nato nell’ospedale che c’era prima?»
«Sì»
«E l’ospedale dove l’hanno messo?»
«Dall’altra parte della città… però adesso finiscila, che è ora di entrare. Non metterti a correre in giro come il tuo solito che sennò ti perdi o ti schiacciano come uno scarafaggio e poi la mamma mi fucila.»
La musica dagli altroparlanti esterni si abbassò lentamente e una calda voce maschile annunciò: «Benevenuti all’Antares! La nuova galassia di opportunità!»
MESE DEL CIAO
Un boato di gioia e applausi rispose all’annuncio di benvenuto e subito l’eccitazione, che si era allentata in quei lunghi momenti di attesa, tornò a mille. «…il Centro Commerciale Antares è lieto di aprire le sue porte e fare festa con tutti voi, amici delle stelle!»
Un altro boato della folla fece eco allo slogan un po’ kitch, tutti però sembravano stare al gioco e la fila festante si mise in moto per entrare dalle porte automatiche del Centro che si erano finalmente aperte dopo soli tre anni dall’inizio dei lavori. L’Antares era una struttura avveniristica, non come quegli enormi “scatoloni” che nascono nelle periferie o nelle zone commerciali. Si ergeva con i suoi 5 piani nel bel mezzo della città, tra vetro e acciaio e altri materiali di ultima generazione: un vero gioiello incastonato in una cittadina di media grandezza, che ora però sentiva di poter puntare in alto per giocarsi un nuovo posto di prestigio nell’intera regione.
Nel complesso la struttura da lontano poteva sembrare qualsiasi cosa, perfino un moderno aereoporto con tanto di torre di controllo. In cima a tutto però svettava l’insegna dell’Antares con il suo globo stellare che di notte illuminava mezza città, mentre ora ai suoi piedi l’ondata di folla entrava per la prima volta nell’edificio, come termiti all’attacco di un tronco d’albero. La gente si riversò nell’atrio incredibilmente senza incidenti, ma era possibile solo lasciarsi trasportare dal flusso. Poco male, tutti erano lì per vedere il tanto atteso Antares e presto ci si sarebbe potuti espandere nei grandi spazi su cui si affacciavano a centinaia i negozi.
Il personale, con un sorriso Barbie-Ken, nella inamidata divisa bluelettrico, controllava che tutto si svolgesse per il meglio e accoglieva le frotte di piccoli e grandi clienti con un: “Benvenuti all’Antares!”.
La gente, appena trovava un po’ d’aria e lo spazio adatto, si ricomponeva dopo la pressa delle porte e alzava lo sguardo ammirando estasiata quegli spazi nuovi e scintillanti dove le scale mobili si intrecciavano, le vetrine sembravano moltiplicarsi, la grande fontana zampillava grazie all’abile mano dell’artista spagnolo La fuente (un nome un programma).
Alicia sgranò gli occhi allungati, di cui tutti apprezzavano il loro disegno a mandorla, non sapendo però dove farli riposare. C’era troppa roba da vedere! Tutto chiedeva attenzione tra colore e luce. Nelle vetrine gli articoli e i manichini dicevano la cura con cui quella inaugurazione era stata preparata. Dagli alti soffitti le decorazioni argentee scendevano disegnando una nuova via lattea.
Non c’era mai stato niente di simile in città e nemmeno in tutta la regione… tanto più nel paese di origine di Alicia. Anche se si era trasferita lì da 10 anni sapeva bene quale povertà la sua famiglia si era lasciata alle spalle, per cui il suo cuore pompava sovraeccitato.
Filippo e i suoi compagni di classe correvano da una parte all’altra richiamandosi ad alta voce tutte le volte che uno vedeva qualcosa di particolarmente accattivante.
«Devo assolutamente arrivare al 3° piano dove c’è il buffet, prima che si riempia di gente, per vedere l’architetto Biasi. Tu tieni d’occhio tuo fratello e non combinate danni.» La mamma di Matteo e Valentino baciò il piccolo sulla testa, ma lui era come ipnotizzato.
«Teo, non uscite dal Centro, tieni acceso il cellulare…faccio presto. Se fate i bravi, dopo vi compro qualcosa di speciale!» La signora Conti nella sua gonna stretta sgambettò veloce per raggiungere la corrente ascendente delle scale mobili e sorrise luminosa salutando i figli.
Teo la guardava salire e gli sembrò un’ astronauta americana in partenza per la luna.
Non ti serve il circo Togni per trovare ciò che sogni!
All’Antares, credi a noi, compri tutto ciò che vuoi!
Nel grande corridoio era comparso un pupazzone stile Disneyland. Era POPUP, la mascotte del Centro.
«Ehi, Valentino hai visto chi c’è?»… ma Valentino non c’era più. Matteo si girò più volte per vedere se il fratello si era solo allontanato di poco, tra tutta quella gente però sembrava quasi impossibile riconoscere un bambino da un altro… e il panico cominciò a mordergli le gambe come un piraña.
L’arrivo di POPUP aveva attirato la marea di bambini schiamazzanti e il pupazzone saltellante, ripetendo le sue famose frasi, posava per le foto e accarezzava i più piccoli impauriti nelle braccia delle mamme e delle nonne, neanche fosse il papa! Anche la bambina-fragola era riuscita a farsi portare da POPUP, solo che lei per poco non gli aveva staccato le antenne…
Valentino aveva un dono speciale per mettersi nei guai e rovinare tutto. Matteo girava tra i bimbi cercando disperatamente di riconoscere il naso a punta del fratello e in cuor suo malediceva il momento in cui aveva detto di sì alla mamma pur di essere a quell’inaugurazione… quando se lo trovò davanti. Stava in braccio a quella ragazza mora, con la frangetta e gli occhi curiosamente allungati che aveva visto all’entrata.
«Era finito nel negozio di telefonini e non riusciva a tornare nel corridoio per la calca» spiegò Alicia.
Valentino con gli occhi lucidi cambiò braccia volentieri rifugiandosi in quelle del fratello. Probabilmente quella breve esperienza di folla aveva fatto tremare i suoi 6 anni, desiderando solo una faccia familiare.
«Ehm…Grazie, è mio fratello» sentì di dover precisare Matteo, con un po’ di imbarazzo.
«Dovete andare al GIOCAcity?» chiese Alicia
«Beh…ecco… veramente, no. Non abbiamo nessun biglietto, siamo solo venuti a farci un giro, così per curiosità. E poi mia mamma doveva vedere un tipo.»
«Io un biglietto ce l’ho. Hanno detto che è fantastico, ma con tutta questa gente e in questo posto così grande, sarà un’impresa arrivarci!”
Matteo e Alicia quasi urlavano per capirsi e ogni tanto qualche bambino per seguire gli spostamenti di POPUP finiva loro addosso in malomodo. Il pupazzone giallo si stava però dirigendo verso il reparto 4 stagioni e quasi per magia dopo qualche secondo il corridoio fu (più o meno) sgombro.
«Dài, andiamo dalla parte della fontana, dove ci sono le giostre, mi hanno detto che hanno messo anche dei videogiochi!» Filippo tirava un amico per la manica della felpa grigia che ormai era diventata lunga il doppio.
«Sei un poppante, dillo che vuoi vedere le giostrine!» Lo canzonò Alessio.
«…ci andiamo dopo» tagliò corto l’altro compagno «facciamo un giro per il reparto 4 stagioni che c’è la roba di carnevale tutto l’anno… anzi, no, guarda quello!Che ganzo, voglio provarlo.»
«Poppante è tua sorella, ci vado da solo ai video non ho bisogno della babysitter!… Tu invece tieniti la tua badante!…»
Filippo, saltando sulle scale mobili, sparì all’interno della vita lattea, mentre il suo amico letigginoso e quello con la felpa grigia, dopo aver fatto spallucce, entrarono e uscirono da un paio di negozi smaniosi come cani da tartufi, con la sola differenza che non sapevano affatto cosa cercare.
Ad assistere alla scena Matteo e Alicia si scambiarono un’occhiata e fu allora che Valentino disse: «Voglio un gelato.»
La gelateria Nebulosa era stata pubblicizzata almeno quanto il nuovissimo reparto 4 stagioni o il reparto tecnologico Albatronics, per cui i tre si avviarono al 2° piano seguendo le varie correnti di acquirenti… una gelateria così, sicuramente ne avrebbe sviluppata una simile a quella del Golfo!
Trovare la gelateria non fu difficile, ma, come era ovvio, era stata presa d’assalto e mentre Matteo raccolse la sfida per accontentare il fratellino, Alicia si tirò indietro (il pieno di gelati l’aveva fatto tutta l’estate per guadagnarsi il suo GIOKApass) e, accettando di badare a Valentino, iniziò a passeggiare lungo le vetrine attorno alla piazzetta. Forse era stupido aspettare così uno sconosciuto mentre cercava di conquistarsi il suo astro-cono, ma da quando aveva preso in braccio Valentino sul punto di scoppiare a piangere, sentiva che per affrontare un posto così grande era meglio avere vicino qualcuno. Sarebbe venuta anche lei con uno dei suoi quattro fratelli, se solo non fossero stati tutti più grandi e occupati a passare il sabato pomeriggio in un altro modo. E poi Matteo – capelli a parte - sembrava un tipo a posto.
Dalla filodiffusione la musica si mescolava a quella dei CD di ogni singolo negozio creando un sottofondo caotico di suoni che in realtà non sentivi. Alicia si accorse che c’era musica solo perché ogni tanto veniva interrotta dai Jingle di promozione dei vari reparti e dal segnale orario.
Sono le ore 15.15
Matteo tornò con due coni enormi sul punto di sciogliersi, ma fu proprio mentre Valentino stava per prendere tra le sue manine tutto quel ben di dio… che nella piazzola passarono due pizzaioli con grembiuli coloratissimi e cappelli fatti a mozzarella e a pomodoro che rotevano pizze sulla testa della gente come giocolieri.
«Voglio la pizza!» esclamò Valentino. Non ci fu verso di fargli mangiare il gelato e Alicia si sacrificò a far sparire l’astro-cono cioccolato e panna.
Ora si sarebbe dovuti partire alla caccia dello Strizzapizza, per accontentare Valentino, ma Matteo passando vicino al negozio K2, che esibiva le ultime sfolgoranti novità in fatto di skate, cominciò a rallentare, provando a convincere il fratello con uno di quei discorsi da adulti: che non poteva cambiare idea ogni secondo… che non si può sempre avere tutto….
«Voglio la pizza! Voglio la pizza!…» ripeteva Valentino come un CD impallato e quasi all’unisono una vocetta penetrante iniziò a duettare con lui. Alicia riconobbe subito quella voce: La bambina-fragola!!!
La bimbetta dell’entrata stava saltando a piedi uniti nel carrello dei genitori accompagnando con quel simpatico suono metallico la sua richiesta da manifestazione di metalmeccanici: «PIZZA, PIZZA, PIZZA…» La mamma senza alzare la voce tentava di convincerla e calmarsi, ma l’effetto ottenuto era solo un cambio di colore: dalla rivendicazione dei propri diritti si passava al “frignato andante” con faccette prossime al pianto che sarebbero state premiate alla notte degli Oscar.
«Ciao, sono Susanna, posso aiutarvi?»
Al grido di “pizza…pizza” sembrava quasi essersi materializzata una fatina nella sua minigonna e corpetto bluelettrico, con pattini ai piedi che la facevano più alta e bionda di quanto non lo fosse.
Catturò l’attenzione della bambina-fragola e anche di Valentino, regalò un ciupa ciupa a ciascuno e si offrì di aiutarli a trovare ciò che cercavano.
La famigliola felice inisistette perché la bambina-fragola ringraziasse con un bacetto quella gentilissima fatina, ma la bimba non cedette di un millimetro, improvvisando sul tema della dolce fanciulla timida con gli sconosciuti.
Valentino che all’istante si era ficcato in bocca il ciupa alla cola, sembrava essersi dimenticato anche solo cosa fosse una pizza.
«Ciao, ragazzi, cosa stavate cercando?»
«Niente, niente…» cercò di svicolare Matteo.
Alicia pensò che la domanda non era poi così scontata: cosa ci faceva quel giorno all’Antares? «Io… ho un biglietto vincente per il GIOKAcity.»
«Galattico!» esclamò Susanna «Non manca molto alle quattro e tra un po’ avrete la possibilità di realizzare il vostro desiderio!» Sembrava sinceramente entusiasta, oppure recitava benissimo e Alicia cominciò a provare un pizzico di simpatia per quella fatina con le rotelle.
Matteo se ne restava un po’ defilato appoggiato alla vetrina di K2.
«E’ il modello 125, doppie sospensioni, portanti in alluminio e ginocchiere in regalo… vai come un missile!» Susanna parlava dello skate sul quale Matteo qualche minuto prima aveva messo gli occhi e lasciato il cuore. Come faceva quella a conoscere il modello che gli piaceva?!
«Matteo e Valentino non ce l’hanno un biglietto per il GIOKAcity» sbottò Alicia. Forse si poteva fare un tentativo e vedere se la fatina era veramente tale.
«Ahaa… se lo volete veramente… per questo c’è rimedio, ma bisogna saper rischiare.» Susanna infilò velocemente le mani in un piccolo marsupio che portava legato dietro e le estrasse a pugni chiusi davanti a Valentino.
Valentino sorrise, guardò il fratello che aveva la faccia a forma di punto interrogativo e poi toccò la mano destra di Susanna. Quando lei la girò, aprendola, una piccola stella brillava sul suo palmo e Valentino la afferrò immediatamente cercando di estrarre, con le sue ditina, il biglietto racchiuso nella plastica coperta di brillantini.
MESE DELLA PACE
Sono le 15 e e 50 minuti…
Era stato difficile convincere Valentino a consegnare il suo GIOKApass anche solo per il controllo, ma ora per mano di Alicia aspettava assieme alle altre centinaia di bambini che aprissero le serrande di GIOKAcity.
«Oggi non abbiamo fatto altro che aspettare» osservò Alicia e Matteo annuì un po’ spazientito. Non che non fosse contento di aver vinto all’ultimo momento quel benedetto biglietto, ma si sentiva un po’ “perso” in quella massa di gente che desiderava la stessa medesima cosa: l’ennesima apertura. E se fosse stata tutta una trovata pubblicitaria per portarli lì quel giorno dell’inaugurazione? Se il reparto giocattoli “dove i tuoi desideri si avverano” non fosse poi tanto diverso da tutti gli altri e fosse una mega, una giga-delusione?
Alle 16.00 precise scattarono i congegni delle serrande colorate e i motori iniziarono a farle salire lasciando fluire da sotto una luce fredda sempre più forte.
“Sembra incontri ravvicinati del terzo tipo, quel vecchio film di Spilberg” pensò Matteo.
La musica aumentava l’effetto “fantascienza” e i gridolini dei bambini si tramutarono in un “Oooh” di vero stupore quando finalmente si riuscì a vedere per intero il pezzo forte del reparto: un grande bancone circolare che riempiva tutto l’atrio e dal cui centro partiva una colonna ricoperta di monitor.
«L’effetto non è male» commentò Matteo con Alicia.
«Ma quanto grande è?» si chiese lei cercando di misurare a spanne il labirinto di scaffali che si estendeva dopo il bancone.
Mentre la gente eccitata prendeva posto attorno al bancone, tutti i monitor della colonna che si innalzava fino al soffitto si accesero in sequenza dall’alto verso il basso e cominciarono a trasmettere immagini di tutti i tipi. Era uno spettacolo! La luce fortissima di prima si fece soffusa e l’unica fonte luminosa e colorata rimase l’imponente colonna. Filippo non riusciva a chiudere la bocca e scorrendo le immagini notò che ciascun monitor era numerato. Poi d’un tratto apparve POPUP “a reti unificate” e l’appaluso partì spontaneo, proprio come quando sul palco di una commedia arriva il capo-comico. Non era il solito POPUP stupidotto. Visto dal monitor sembrava più intrigante, ammaliatore, i ragazzi non fiatavano e bevevano qualsiasi parola lui pronunciasse all’unisono con i suoi cento replicanti.
«Ecco le 7 regole d’oro del nostro gioco, state bene attenti. Se seguirete ciò che vi viene detto potrete avverare qualsiasi desiderio e portare a casa GRATIS, solo per oggi, ciò che avete sempre sognato».
puoi inserire il tuo biglietto vincente nell’apposita fessura una sola volta
quando l’avrai fatto, potrai scegliere dai monitor entro 40 secondi il tuo giocattolo preferito
avrai una sola possibilità di scelta, cioè potrai digitare sulla tastiera il numero del monitor che sta trasmettendo l’immagine dell’oggetto
puoi scegliere solo quello che gli altri non stanno prenotando. Se un’altra persona avrà desiderato la stessa cosa e digitato lo stesso numero, la scelta di entrambe sarà annullata
al termine della scelta o dei 40 secondi il tuo biglietto non è più valido e dovrai lasciare la postazione a qualcun altro
puoi riprovarci andando al primo piano dove c’è Strizzapizza e tentare di nuovo la fortuna: comprando un trancio di pizza in omaggio ricevi un altro GIOKApass per i premi di consolazione.
riuscirai a portar via ciò che hai desiderato solo se sarai furbo e determinato!
L’eccitazione era palpabile, ma non scoppiò la confusione come ci si sarebbe aspettati, anzi, sembrava di stare in una sala operatoria. Le persone parlavano sottovoce per non rompere la concentrazione, mentre sui monitor apparivano le prime immagini dei “desiderabili”.
Piscine gonfiabili super accessoriate… minimoto fiammeggianti… bambole alte 1 metro e mezzo che parlavano e ti insegnavano pure l’inglese e il francese… playstation ultimo modello… mostri incredibili… peluche giganteschi… microscopi… set per il calcio, con scarpini e magliette da personalizzare… scatole di trucchi da far invidia ad Hollywood… e poi ancora minicomputer… telefonini alla moda… piste elettriche per macchinine e treni… vere e proprie canoe… un kit per imbalsamare piccoli animali… cuccioli di tutte le specie…
Qualcuno spingeva per il poprio turno, altri restavano lontani dal bancone a farsi una “sbronza” visiva, in attesa di captare qualcosa di veramente eccezionale, unico. Se poi era una sequenza a circolo chiuso forse si sarebbe ripetuta e bastava cogliere il momento giusto per avvicinarsi al bancone. Le tattiche erano le più varie, ma molti erano quelli che finivano il turno con la faccia delusa di chi aveva consumato il proprio tempo senza riuscire a decidere o di chi si era visto annullare la propria scelta perché altri avevano digitato contemporaneamente quel numero.
Ogni tanto però si alzava un urlo di gioia e un ragazzino veniva accompagnato dal parente di turno, gonfio come un tacchino, fin dove iniziava il labirinto degli scaffali.
Era più tosto del previsto, ma Filippo si fece coraggio perché sapeva benissimo cosa voleva portarsi a casa. Guardò il bambino davanti a lui che aveva appena vinto e sentì crescere la sua convinzione, poi si avvicinò al bancone e urtò la spalla di uno che voleva prendere il suo posto.
«Alessio?»
«Scansati, ciccione, tocca a me.»
«Col cavolo, ci sono prima io!» Filippo infilò in un battibaleno il biglietto nella postazione, i 40 secondi partirono sul timer e le sue mani iniziarono a sudare.
Non c’era, non veniva fuori… no, eccola, meglio rossa, no quella verde sul 34, c’è la spider sul 67… mancavano 3 secondi e Filippo provò un brivido freddo, digitò il 56 (o il 46? Non ne era sicuro…). Sul monitor 56 apparve la scritta HAI VINTO e un grido di liberazione uscì dalle sue labbra carnose. Fece uno sberleffo ad Alessio e lo lasciò di sasso.
Valentino era piccolo, come avrebbe fatto a scegliere nel modo giusto? Matteo guardava il fratello mentre fissava la colonna luminosa.
«Vuoi provarci?» Valentino fece sì con la testa, ma non disse nulla.
Alicia stava facendo la fila dall’altra parte e così i due fratelli Conti si avvicinarono al bancone. Appena infilato il biglietto partì il loro conto alla rovescia e Matteo teneva in braccio Vale perché arrivasse bene alla tastiera. “Perché non decide? Prendi quello, dài, qualsiasi roba va bene, basta che non sia una roba da femmine… muoviti… “ pensava Matteo, ma non voleva mettere ansia al fratellino che se ne restava immobile. 15 secondi. Matteo ebbe la tentazione di desiderare qualcosa per sè, che male c’era? Piuttosto che andasse sprecata l’occasione!… 10 secondi. Il modello 125, doppie sospensioni… Il timer segnava 2… 1 e Matteo digitò un numero, mentre Valentino non si era nemmeno mosso. HAI VINTO, diceva il monitor e i due fratelli si guardarono un po’ increduli. Agli scaffali, poi, trovarono Alicia.
«Hai vinto anche tu?»
«Sembra di sì» rispose Alicia con gli occhi a mandorla che sorridevano.
Un pianto in stile “sirena bitonale” scattò alle loro spalle. Tutti si girarono verso la bambina col vestito rosso a puois che strillava e tirava calci al suo papà, mentre la staccava a forza dal bancone. La bambina-fragola era inconsolabile, la mamma aveva un bel daffare a ripetere che sarebbero andati allo Strizzapizza… prometteva altri 10 biglietti, niente… era arrivata ad assicurare di comprarle ciò che aveva desiderato qualsiasi costo avesse…
Uscirono dal reparto come fossero su un camion dei pompieri.

Tutti quelli che vincevano ricevevano un carrello, un braccialetto fissato al polso e una tesserina con colore, lettera e una sequenza di numeri strani. La spiegazione veloce fornita dal personale del reparto sembrava chiara… all’inizio. Il colore è la zona, la lettera la fila di scaffali, il primo numero è il ripiano… o il numero della cesta?…No, il primo si riferisce al settore dello scaffale…
Nel labirinto molti bambini e genitori, nonni, zii, amici si consultavano tra gli articoli bellissimi e nuovi di zecca che distraevano nella ricerca. Ogni volta che pensavi di essere nella tua zona l’occhio ti cascava su qualcosa di più interessante e con la scusa di darci solo una sbirciatina, di toccarlo o provare a giocarci solo un attimo, finivi per perdere l’orientamento e dovevi ricominciare da capo.
«Il colore è la zona, non vedi per terra la linea azzurra?» Alicia cercava di convincere Matteo della sua teoria «seguiamo il segnale a terra e ci arriveremo di sicuro.»
«Ma allora cosa sono quei numeri appesi? Non vedi? 3473, noi abbiamo il 3579 sarà da ‘sta parte, no?» Valentino si annoiava in questo lavoro di decodificazione e si perdeva continuamente tra gli scaffali pieni di pupazzi alieni e astronavi, costringendo gli altri due a inseguirlo per poi riprendere a discutere. Quelli che però passavano stringendo a sé l’oggetto scelto, rassicuravano che con un po’ di pazienza era possibile farcela. In realtà molti di quelli che trovavano il loro regalo finivano per cedere a qualche allettante promozione. Alcuni cartelli come “MEGLIO CAMBIARE” o persone in carne e ossa offrivano scambi vantaggiosi, 3x2 e altre cose simili che mettevano in crisi e così capitava che uno uscisse dal reparto convinto di aver fatto un affare, ma con in mano qualcosa di totalmente diverso da ciò che aveva desiderato. All’uscita del reparto poi la cassa controllava elettronicamente che il premio fosse giusto in base al braccialetto indossato, per cui non si poteva fare certo i furbi e mettere nel carrello un articolo a caso. Filippo vide uno dei suoi compagni di scuola che trasportava un modellino d’aereo telecomandato e gli venne il dubbio di essere stato banale nello scegliere una bici. Forse era davvero un poppante come lo aveva chiamato Alessio. Così tornò sui suoi passi e nel settore arancio accettò lo scambio del premio, cogliendo al volo una promozione “CAMBIA ORA O MAI PIU’”.
Alla cassa verificarono che lo scambio fosse regolare, controllando su un display collegato al reparto e, mentre gli stavano togliendo il bracialetto dal polso, si complimentavano con lui per l’ottima scelta… Filippo provò un’ondata di nostalgia per quella nuova bici verde metallizzata che aveva tanto sognato, ma che ora non aveva con sé e si sentì improvvisamente triste.

Seguendo il percorso azzurro si era arrivati veramente nel settore del premio di Alicia, ovvero il bricolage.
«Dev’esserci un errore» commentò Matteo «ma tu cosa hai scelto?»
Alicia sapeva perfettamente di essere nel posto giusto, mentre però passava un dito sulle confezioni di colori a tempera, pensò alla risata che Matteo si sarebbe fatto vedendo il suo premio. Si accorse come quest’ultimo non aveva poi così importanza rispetto all’opinione del ragazzo su di lei.
«Sì… ci dev’essere un errore nella tesserina. Beh, mi sono stufata di cercare ‘sta roba, perché non prendiamo il premio di Valentino e andiamo fuori?»
Ci vollero altri 10 minuti buoni per trovare il numero 3579 del settore giallo, riga H, scaffale 44/237 ma si trattava di una scatola cellofanata con l’immagine di una navetta spaziale sul coperchio che portava il numero 125.
Valentino la sollevò a fatica, perché era decisamente pesante per lui, ma era tranquillo, come se avesse saputo cosa fosse. In realtà nessuno di loro si ricordava una pubblicità in TV che reclamizzava quell’immagine.
I successivi 15 minuti servirono a cercare inutilmente l’uscita delle casse e alla fine i tre si avviarono verso l’assistenza clienti seguendo la stella oro con la “I”.
Allo stand dell’assistenza ritrovarono Susanna sui suoi pattini.
«Ciao ragazzi! Come è andata? Wow, che bel gioco!!!»
«Ciao Susanna! Noi vorremmo… uscire. Puoi darci una mano?»«Ma che discorsi, sono qui apposta!…Un gioco in 3? Beh, potete considerarvi fortunati, non tutti oggi hanno portato a casa quello che desideravano.» Susanna fluttuando sui suoi pattini parlava a raffica e intanto li accompagnò alle casse. Nessuno di loro avrebbe saputo spiegare come aveva fatto e ringraziandola ancora, lei sparì di nuovo nel labirinto.
MESE DEGLI INCONTRI
Dove siete?
Alla fontana
Come tanti altri clienti, stanchi di girare per negozi, Alicia, Matteo e Valentino avevano conquistato una panchina nella piazzetta della fontana e osservavano il loro pacco chiuso nel cellophane.
«Hai sentito cosa ha detto Susanna? Non tutti i bambini oggi hanno portato a casa ciò che hanno desiderato» disse Alicia nel tentativo di incoraggiare Valentino pensoso davanti a quel pacco.
«Io non ho schiacciato nessun bottone» rispose sincero Valentino “è stato Teo, è il suo desiderio.»
Alicia si girò stupita verso lo spilungone dalle treccine bionde e pensò a quel “…vai come un missile!” usato da Susanna: che fosse il nuovo modello di skate?
«Non chiedermi cosa sia» la bruciò sul tempo Teo, leggendole nel pensiero «Valentino non si muoveva e il tempo scorreva… io avevo anche pensato allo skate… poi quell’immagine sul monitor 6… ho creduto che a Valentino sarebbe piaciuto, lui è un maniaco di tutto quello che va nello spazio.”
«Sentito? Tuo fratello ha scelto un regalo… per te, non sei contento? Puoi aprirlo.»
Sotto il suo nasetto a punta a Valentino spuntò un sorriso con una finestrella aperta e iniziò a scartare il premio del GIOKAcity.
Accanto alla loro panchina c’era un ragazzo con una faccia conosciuta che sedeva su uno scatolone ancora sigillato. Era Filippo che, apparentemente assente, scrutava i carrelli strapieni mentre uscivano dall’ipermercato: si domandava per quale legge di anti-gravità tutta quella roba riuscisse a star su.
Una volta tolto il coperchio la scatola rivelò il suo contenuto.
«Sembra un progetto, no, aspetta… sono istruzioni… sì, per la costruzione… di un’astronave!»
«Un missile!» esclamò Valentino.
«Un’astronave?» domandò Alicia.
«Se avete un’astronave, io sono pronta a partire!» disse la signora Conti schioccando un bacio sulla testa di Valentino che le saltò immediatamente al collo.
«Ah, ciao mamma. No… è solo il gioco che Valentino ha vinto al Giokacity.»
«Ci siete stati? Com’era? Ma come avete fatto ad entrare?!»
Dopo aver presentato Alicia… il pomeriggio breve, ma intenso, fu presto raccontato alla mamma, con gli incisi di Valentino, capaci di sottolineare quelle cose a cui gli altri non avevano nemmeno fatto caso.
«E’ stato sicuramente meglio del mio, con tutta quella ressa al buffet…» confidò la signora Conti. «Mi spiace avervi lasciati soli, ma siccome siete ancora tutti interi, posso mantenere la mia promessa: scegliete qualcosa di speciale… che non mi faccia accendere un mutuo, si intende!»
Matteo e Valentino si scambiarono un’occhiata di intesa fraterna e Alicia pensò che le sarebbe piaciuto tanto conoscere quella complicità con qualcuno dei suoi fratelli. Si volevano bene, sì, ma col fatto che erano tutti maschi li sentiva troppo lontani…
«Ehi, ma tu non sei Filippo?» La signora Conti aveva riconosciuto il ragazzo seduto a pochi metri come l’unico figlio dell’architetto Biasi.
Filippo sentendo il suo nome si destò dalle sue teorie antigravitazionali.
«Ah? Sì, sono Filippo… ma lei chi è?»
«Sono un’amica di tuo papà. E’ di sopra al buffet, lo sai, no? Sei qui con lui?»
«Veramente ero venuto con i miei compagni di classe, ma poi… ecco… li ho persi.»
«Hai vinto anche tu al GIOKAcity» osservò Alicia indicando lo scatolone.
«Credo di sì» Filippo, era abituato a fare il prepotente e a mettersi sempre in mostra per ciò che possedeva, ma in quel momento la sua delusione era troppo grande per riuscire a nasconderla.
«Mamma, abbiamo scelto!» Valentino e Teo erano pronti per un annuncio ufficiale. «Vorremmo che in settimana ci aiutassi a trovare tutti i materiali per costruire questa specie di astronave… e per oggi: una mega fetta di torta con i pistacchi, da Cannella!!!»
«Tutto qui? Mi costate poco. Allora, se permettete, ci aggiungo io qualcosa: faccio un salto qui dentro a prendere gli ingredienti e la torta ve la faccio a casa come la faceva la nonna Matilde!”
«Sììì!» Era bello fare accordi con la mamma. La signora Conti prese portafoglio e telefonino dalla borsa.
«Chi chiami?»
«L’architetto Biasi. Filippo non hai voglia di venire a casa con noi per la merenda?»
Filippo fu spiazzato da un invito così… “gratuito”. Dopo l’avventura al GIOKAcity e quello che aveva fatto ad Alessio, si prospettava un pomeriggio di vagabondaggio solitario all’Antares in attesa che suo padre finisse i suoi impegni e lo portasse a casa.
«Se mio papà dice di sì… vengo di volata!»
«Naturalmente, anche Alicia è invitata.»
«Grazie signora» rispose Alicia con un filo di voce.
La giornata si concluse così a casa Conti tra un thè freddo e una grossa fetta di torta.
Quello che successe nelle due settimane successive, invece, fu un crescendo di fatti insoliti.

La confezione in cui era contenuto il regalo era fornita di fogli di istruzioni e qualche irriconoscibile pezzo: una cosa che sembrava una valvola, una serpentina, un sacchetto di polverina grigia, un mini-paracadute…
Sembrava uno di quei giochi di montaggio a metà tra il modellismo e il piccolo chimico. In realtà chiedeva di procurarsi cose assai comuni per lo più di riciclaggio o qualche oggetto nuovo che però serviva ad usi insoliti. Quando Matteo andò dall’enoteca all’angolo a chiedere un vecchio imbuto di alluminio, il proprietario si sbellicò dalle risate sentendosi rispondere che era per la costruzione di uno Shuttle! Però poi volle saperne di più e in cambio del pezzo “gratis”, si fece promettere da Teo che sarebbe stato tra gli invitati il giorno del primo “lancio”.
Anche il reparto Chifadasè dell’Antares era diventato uno dei fornitori dei piccoli oggetti che servivano, ma Matteo era entrato sempre cercando qualcosa di preciso e ne era uscito soddisfatto, senza dover mai chiedere aiuto all’assistenza clienti!
Ernesto, lo zio di Filippo, era un mago dell’elettronica e si offrì di dare una mano nel trasformare il radiocomando del SUV del nipote, come suggerivano le istruzioni. Per Filippo, infatti, da quel sabato, casa Conti era diventata la sua seconda casa e aveva donato alcuni pezzi del premio vinto al GIOKAcity, perché possedeva già 3 macchine radiocomandate e sentiva una particolare avversione per quel gioco che aveva preso il posto della sua desiderata bicicletta verde metalizzata.
La costruzione procedeva nel garage dei Conti e la domenica successiva anche Alicia apparve sulla porta dove Ernesto, Matteo e gli altri stavano armeggiando tra viti e bulloni.
«Ciao, passavo di qua.»
«Ciao, Alicia!» Tutti erano contenti di vederla, ma Valentino prese la rincorsa e le saltò addosso arrampicandosi come una scimmietta (cosa che riusciva meglio sulle gambe del papà perchè era alto 1 metro e 90).
«Vi darei volentieri una mano, se avessi una qualche capacità da ingegnere.»
Ernesto diede un’occhiata ai pezzi sparsi sul tavolino, poi controllò il foglio delle istruzioni.
«C’è una cosa che ci manca e potresti procurarla proprio tu. Fai un salto in farmacia a comprare del bicarbonato, eccoti i soldi.»
Ad Alicia sfuggiva il senso di quella commissione, ma era bello poter contribuire alla costruzione dell’astronave. Tramite qualche sms scambiato con Matteo le era sembrato molto preso dalla cosa e nonostante l’impresa fosse un po’ folle e praticamente…”inutile” (perché cosa c’è di più inutile di far fare un salto ad un giocattolo di latta!?) aveva messo in moto più persone e quasi tutto il vicinato parlava del garage dei Conti come di un’officina della Nasa.
Quando tutti i pezzi furono recuperati e assemblati come da schema, le prove per il “carburante” si spostarono a villa Biasi, perché era dotata di un gran giardino e le poteva fare solo Ernesto che era un adulto. I ragazzi giocavano con Spoc, il cane dei Biasi, e ogni dieci minuti circa controllavano che Ernesto fosse a buon punto e che, soprattutto, fosse ancora “tutto intero”.
Domenica 27, alle ore 15.00, fu organizzato il primo lancio nel giardino dei Biasi.
C’erano i ragazzi e le loro famiglie, qualche parente, un po’ di vicini curiosi, chi aveva contribuito materialmente (come il proprietario dell’enoteca) e a cui era stato riservato un posto in prima fila.
Il CBTShuttle (chiamato così dai cognomi dei ragazzi) non era grande, ma era uno splendore e pochi avrebbero detto che era fatto con materiali di recupero, se ne stava ritto nella sua rampa di lancio sotto gli occhi speranzosi di tutti.
Quel “bussolotto” - come lo chiamava il nonno Biasi - era servito a conoscere gente diversa, a stringere amicizia, ad usare con entusiasmo ogni minuto di tempo libero e poi… aveva fatto assaggiare a tutti il sapore dell’impresa. Che importava se si fosse alzato da terra anche solo di 10 cm o fosse scoppiato in aria come un grosso fuoco d’artificio?
Valentino, in quanto il più giovane, aveva il grande onore di dare il via con il radiocomando.
Iniziò il conto alla rovescia… 10…9…8…7…6…5…4…3…2…1… contatto!
TEMPO ESTATE ECCEZIONALE
L’ Antares era aperto da quasi 8 mesi ed era ormai un punto di riferimento per tutti gli abitanti della cittadina. Moltissimi clienti provenivano anche dal resto della regione, perché il considerevole numero di negozi, unito ad alcune scelte azzeccate di promozione e animazione, faceva sì che la gente fosse continuamente incuriosita e richiamata, tanto che, nelle domeniche di apertura, alcune famiglie sceglievano di passarci dentro l’intera giornata.
Questa apertura domenicale aveva sollevato non poche polemiche e c’era chi aveva organizzato di tutto: dalle campagne di boicottaggio alle pedalate ecologiche con partenza proprio dal piazzale del Centro commerciale, per offrire alternative ad una domenica di esclusivo consumo.
I piccoli commercianti poi erano perennemente in battaglia. Richiamavano l’attenzione sui propri diritti con articoli di fuoco nei giornali e manifestazioni di protesta per il mancato guadagno, denunciando la prossima chiusura di molti negozietti del centro storico.
Alicia sedeva sulla panchina con in mano l’ennesimo volantino di protesta che le era stato consegnato nel piazzale dalla associazione degli esercenti. La fontana di La Fuente gorgogliava alle sue spalle, recentemente riattivata dopo un attacco di vandalismo giovanile che l’aveva tasformata in una gigantesca bambola “sbrodolina” innondando di schiuma tutta la piazzola. C’erano voluti due giorni per ripulire il tutto. Alicia aspettava le 15.00 in una giornata bellissima, con il sole che entrava dai finestroni per giocare sugli spruzzi d’acqua.
Con quelle belle giornate era difficile per un ragazzino pensare di abbronzarsi alla luce dei neon dell’Antares, ma, dovendo accompagnare i genitori nella spesa, c’era chi si accontentava delle offerte di svago del Centro come fosse un enorme parco-giochi. Per un bambino delle elementari salire e scendere sulle scale mobili o anche spingere il carrello poteva risultare divertente, ma non poteva comunque riempire tutto il pomeriggio. C’era il momento in cui si passava nel reparto che più interessava, ma durava sempre troppo poco, per il resto ci si annoiava tanto al Tuttocasa quanto al Chifadasè. I più grandi ottenevano il permesso di andare a girovagare al Giokacity e magari comprarsi qualcosa.
A dire il vero i bambini più creativi sapevano cogliere uno spunto qualsiasi per farlo diventare gioco. Alicia notò una ragazzina che nel corridoio aveva inventato un percorso con delle regole ben precise calpestando i disegni sul pavimento del corridoio (saltare i quadrati bianchi, mettere sempre il piede destro sulla riga blu e cercare di arrivare alla striscia, in meno di tre passi… cose di questo genere). Molto probabilmente la bimba, così concentrata, avrebbe finito per allontanarsi, non vista da mamma e nonna impegnate in tutt’altro. Tutto nella norma: da qualche mese all’Antares il personale come Susanna, la ragazza sui pattini, aveva recuperato più di 100 “bambini sperduti” accompagnandoli all’assistenza e lanciando un appello ai genitori perché li venissero a recuperare come si fa in estate dagli altoparlanti dei camping.
«Susanna!» sussultò Alicia «Che fine avrà fatto?»
La fatina con le rotelle, come l’aveva segretamente soprannominata, era stata una vera apparizione il giorno dell’inaugurazione, ma poi, in tutte le volte che le era capitato di tornare all’Antares, non l’aveva più incontrata.
“Forse compare davvero al richiamo di PIZZA…PIZZA… di qualche bambino capriccioso…” si disse Alicia.
Lo Strizzapizza e il Belvedere erano poi stati eletti i due maggiori punti di ritrovo per i ragazzi della sua età o dei primi anni delle superiori. Il sabato pomeriggio si faceva qualche “vasca” nel corridoio al 4° piano quello con i negozi più “fashion” per i giovani, un po’ di shopping - se le tasche lo permettevano - e poi si faceva la spola tra lo strizza e il belve, dove il “belvedere” non era tanto il panorama della città, ma i gruppetti del sesso opposto che si appollaiavano su panchine e parapetti come fossero in vetrina. Alicia pensò che forse le sue compagne la consideravano un po’ “anormale” visto che non amava molto questo modo di frequentare l’Antares, ma tutte le volte che l’avevano convinta a stare con loro si era divertita solo a tratti e poi era tornata a casa forse anche un po’ più vuota di prima.
A lei piacevano altre cose, come correre sui pattini e andare al porticciolo dove c’erano le barche a vela, dipingere, far giocare i bambini più piccoli del suo condominio…I bambini erano la sua vera passione e si sentiva bruciare dentro quando li vedeva maltrattati nei TG o di persona.

INIZIATIVA ANNUALE/AMBIENTAZIONE

Iniziativa Annuale/Ambientazione

Il centro commerciale

- Il centro commerciale è il luogo che meglio di tutti descrive la logica dell’uomo del nostro tempo: andare alla continua ricerca di qualcosa, perché eternamente insoddisfatto, desiderare di possedere qualcosa di nuovo, perché sicuramente lo renderà più felice e appagato.
Fondamentalmente l’uomo di oggi è un essere che percepisce la sua incompiutezza, non come caratteristica della sua natura, ma come un male morboso dal quale deve curarsi ad ogni costo e questo non può che avvenire nel tentativo di acquisire tutto ciò che gli “manca”.
Ma questa mancanza è realmente una necessità, che si appaga mettendo mano al portafoglio oppure cela qualche altro bisogno?
- Oggi vige la logica di mettere tutto in vista, tutto deve essere esposto in vetrina: a partire dal corpo, da ciò che si possiede, dalla posizione che si ricopre, fino ad arrivare ai sentimenti e ai desideri, che spesso vengono esposti nelle vetrine dei talk-show e delle trasmissioni.
In questa “corsa” a comprare tutto ciò che ci manca però, non troviamo da nessuna parte alcuni “prodotti”, forse perché noi li cerchiamo pronti e imbustati, ma in realtà necessitano di una lavorazione da parte nostra.
- Il centro commerciale può essere anche il tipico luogo di ritrovo dei nostri ragazzi: allora per i più grandi sarà il punto di incontro del proprio gruppo di amici, per i più piccoli il luogo in cui andare con la mamma e il papà a fare compere.
I bambini e i ragazzi passano diverso tempo nei centri commerciali della propria città o se abitano lontani, li vedono come un fantastico “paese dei balocchi” in cui trascorrere la domenica (altro che Domenica giorno del Signore!) e in cui tutto si può sognare, tutto si può desiderare, tutto si può ottenere…
- Se si va al centro commerciale perché abbiamo bisogno di qualcosa, occorre girare e rigirare per trovare ciò che realmente si cerca. E in questo girovagare facilmente si viene attratti da altre cose che neppure pensavamo di incontrare, tanto che alla fine si può rischiare di perdere totalmente di vista l’obiettivo iniziale con il quale si è entrati.
- Perdere l’obiettivo per il quale siamo entrati, è un rischio in cui facilmente si può cadere, questo perché il centro commerciale è un luogo in cui si trova “di tutto e di più” e questo ci confonde.
Proprio questa abbondanza che ci circonda ci può confondere e se non abbiamo un’idea chiara di cosa abbiamo bisogno, di cosa desideriamo, rischiamo di “riempire il carrello vuoto” di cose, magari inutili, che rallentano il nostro cammino (di quante cose riempiamo a volte i vuoti della nostra esistenza!).
Nel cammino della sequela, così come nel centro commerciale, è necessario essere padroni di se stessi, conoscersi autenticamente per poter e saper scegliere. E’ la logica del discernimento che deve animare chi si mette in cammino come discepolo di Cristo; un discernimento che si opera sulle piccole e grandi scelte di vita, fatto di ascolto profondo della Parola, di relazione con Dio, di partecipazione alla sua vita e alla missione che ci affida. Come in un centro commerciale è necessario entrare con una lista della spesa per evitare di lasciarsi distogliere troppo da tutto ciò che si trova, così nella vita del discepolo la regola di vita lo aiuta ad operare costantemente il discernimento secondo il progetto e i desideri di Dio e non secondo la logica del mondo.
Anche in un luogo come il centro commerciale si po’ imparare a fare esercizio di essenzialità, puntando realmente a ciò che soddisfa in modo duraturo, si può imparare a valutare di cosa realmente si ha bisogno, si può scegliere il modo in cui essere felici.


Le 4 fasi

Prima fase
GUARDARSI DENTRO
Analizzare i propri bisogni: “fare pulizia di ciò che non serve”/ puntare all’Essenzialità.
Solo se il ragazzo ha chiaro di cosa ha bisogno è capace di rispondere alle “chiamate” del Signore mettendosi alla sua sequela.

Atteggiamento prevalente: PARTECIPAZIONE

Seconda fase
DISCERNIMENTO
Esercitare il desiderio della ricerca/non accontentarsi delle scelte più facili.
Il ragazzo cerca di leggersi dentro, di comprendere cosa lo appaga veramente e cosa no. Si tratta di un esercizio che richiede tempo e che non impara una volta per tutte, ma dura tutta una vita e chiede al ragazzo il coraggio di intraprendere anche vie tortuose, ma di cui vale la pena.
La vita di ognuno è minata continuamente da distrazioni, da momenti di stanchezza, che possono sviare dagli impegni presi, dagli obiettivi fissati; non per questo bisogna che il ragazzo veda le tentazioni con terrore, perché fanno parte della vita di ognuno, di fronte ad esse non si fugge, ma si conoscono e si sceglie di allontanarle.
In questa seconda fase il ragazzo può maturare la disponibilità alla conversione e la capacità di discernimento attraverso una propria regola di vita.

Atteggiamento prevalente: DISPONIBILITA’

Terza fase
METTERE LE GAMBE AI SOGNI
Orientare i propri desideri, oramai depurati, verso delle scelte concrete/mature.
Quando i desideri sono depurati da ciò che non è “vero e buono”, il ragazzo è pronto a trasformare quei sogni in realtà; una realtà che non è altro che il progetto di Dio sull’uomo che si realizza strada facendo, nel quale ciascun ragazzo è a pieno titolo responsabile e protagonista.
Questa fase potrebbe anche svolgersi fuori dall’ambientazione iniziale; il centro commerciale non ti basta, ti spinge ad andare fuori. Non è qui che trovi Colui che cerchi e che hai imparato a cercare e a desiderare.
I ragazzi potrebbero fare loro dei “mercatini” per le piazze per condividere con gli altri questa scoperta!

Atteggiamento prevalente: CONDIVISIONE

Quarta fase
FEDELTA’
Fare attenzione a non perdere di vista l’obiettivo iniziale, durante il cammino.
La strada della sequela a volta di rivela difficile e tortuosa e alcuni incroci pericolosi possono distoglierci dal nostro obiettivo, facendoci scegliere altri percorsi. E’ l’eterna fatica dell’essere fedeli. Se nel cammino formativo dell’anno i ragazzi hanno imparato a saper leggere e decifrare i propri desideri, a discernere tra loro quelli positivi, ad orientarli verso un centro (= ricerca di Dio), in questa fase saranno chiamati a restare fedeli ai desideri che Dio ha messo nel loro cuore, anche se le situazioni di vita (luoghi di vacanza, contesti diversi, relazioni nuove) possono mettere a dura prova le proprie scelte.

Atteggiamento prevalente: ACCOGLIENZA