domenica 23 dicembre 2007

auguri di Natale dal Papa

Cari ragazzi e ragazze dell'A.C.R.,
con grande gioia vi do il benvenuto. La vostra visita quest'oggi nella casa del Papa sta ad indicare che ormai siamo vicini alla grande festa del Santo Natale, una festa molto attesa, specialmente da voi ragazzi. A ciascuno di voi il mio affettuoso saluto, insieme a un vivo ringraziamento per i sentimenti e le preghiere che mi avete assicurato a nome dei vostri amici dell'A.C.R. e di tutta la grande famiglia dell'Azione Cattolica Italiana. Un saluto particolare rivolgo al Presidente nazionale, prof. Luigi Alici, e al Vescovo Domenico Sigalini, che ho da poco nominato Assistente generale dell'Azione Cattolica, come pure al Responsabile e all'Assistente dell'A.C.R. e ai loro collaboratori, estendendolo a tutti coloro che si curano della vostra formazione umana, spirituale ed apostolica. Mi ha fatto piacere che poco fa abbiate citato una bambina, Antonia Meo, detta Nennolina. Proprio tre giorni fa ho decretato il riconoscimento delle sue virtù eroiche e spero che la sua causa di beatificazione possa presto concludersi felicemente. Che esempio luminoso ha lasciato questa vostra piccola coetanea! Nennolina, bambina romana, nella sua brevissima vita -solo sei anni e mezzo - ha dimostrato una fede, una speranza, una carità speciali, e così anche le altre virtù cristiane. Pur essendo una fragile fanciulla, è riuscita a dare una testimonianza forte e robusta al Vangelo e ha lasciato un segno profondo nella Comunità diocesana di Roma. Nennolina apparteneva all'Azione Cattolica: oggi sicuramente sarebbe iscritta all'A.C.R.! Perciò potete considerarla come una vostra amica, un modello a cui ispirarvi. La sua esistenza, così semplice e al tempo stesso così importante, dimostra che la santità è per tutte le età: per i bambini e per i giovani, per gli adulti e per gli anziani. Ogni stagione della nostra esistenza può essere buona per decidersi ad amare sul serio Gesù e perseguirlo fedelmente. In pochi anni, Nennolina ha raggiunto la vetta della perfezione cristiana che tutti siamo chiamati a scalare, ha percorso velocemente la "superstrada" che conduce a Gesù. Anzi, come avete ricordato voi stessi, è Gesù la vera "strada" che ci porta al Padre e alla sua e nostra casa definitiva che è il Paradiso. Voi sapete che Antonia ora vive in Dio, e dal Cielo vi sta vicino: sentitela presente con voi, nei vostri gruppi. Imparate a conoscerla e a seguire i suoi esempi. Penso che anche lei sarà contenta di questo: di essere ancora "coinvolta" nell'Azione Cattolica!
Siamo a Natale e vorrei formularvi fervidi auguri di gioia e di serenità, ma permettete che, insieme a questi auguri, ne faccia un altro per tutto l'anno che tra poco inizieremo. Lo faccio prendendo spunto dal vostro *slogan* per il 2008: che possiate sempre camminare con gioia sulla strada della vita con Gesù. Lui un giorno disse: "Io sono la via" (Gv 14, 6). Gesù è la strada che conduce alla vera vita, la vita che non finisce mai. È una strada spesso stretta e in salita ma, se uno si lascia attrarre da Lui, è sempre stupenda, come un sentiero di montagna: più si sale e più è possibile ammirare dall'alto nuovi panorami, più belli e vasti. C'è la fatica del cammino, ma non si è soli: ci si aiuta a vicenda, ci si aspetta, si dà una mano a chi rimane indietro... L'importante è non smarrirsi, non perdere il sentiero, altrimenti si rischia di finire in un burrone, di smarrirsi nel bosco! Cari ragazzi, Dio si è fatto uomo per mostrarci la via, anzi, facendosi bambino, si è fatto lui stesso "via", anche per voi ragazzi: è stato come voi, ha avuto la vostra età. Seguitelo con amore, mantenendo ogni giorno la vostra mano nella sua.
Questo che dico a voi vale ugualmente per noi adulti. Auguro dunque a tutta l'Azione Cattolica Italiana di camminare unita e spedita sulla strada di Cristo, per testimoniare, nella Chiesa e nella società, che questa via è bella; è vero che richiede impegno, ma conduce alla vera gioia. Affidiamo quest'augurio, che è anche preghiera, alla materna intercessione di Maria, madre della speranza, Stella della speranza. Lei che ha atteso e preparato con trepidazione la nascita del suo Figlio Gesù, aiuti anche noi a celebrare il prossimo Natale in un clima di profonda devozione e intima gioia spirituale.
Accompagno i miei più cari auguri con una speciale Benedizione Apostolica per voi, qui presenti, per i vostri cari e per l'intera famiglia dell'Azione Cattolica.
Buon Natale!
BENEDICTUS PP. XVI

HO QUALCOSA DA DIRTI

Ho qualcosa da dirti
Due lettere a un prete e a un laico
di: Francesco Lambiasi, Luigi Alici

Un laico scrive a un prete e un vescovo a un laico. Con taglio diretto, personale si narra il sentimento cristiano di stupore e gratitudine di fronte al mistero insondabile dell’amore del Padre.

Dalla bellezza della chiamata, al mistero dell’eucaristia, al segno misericordioso della penitenza e della riconciliazione.

Ma esiste uno stile “giusto” nelle relazioni tra preti e laici? Queste due lettere rinnovano corresponsabilità, comunicazione e speranza. Per coltivare una profondità interiore che nasce da un buon rapporto con se stessi e da una vita di comunione. Per essere, infine, lanterne e scintille. In un unico abbraccio: cielo e terra, eternità e storia.
Prezzo: € 6.50 Pagine: 88 Anno: 2007 Formato: 11,5x18,5
Testo consigliato a... GIOVANI, ADULTI, EDUCATORI

IN DIOCESI €. 5,00


venerdì 21 dicembre 2007

OFFERTA DI NATALE, EDITORIA ADULTI

In questi anni il Settore Adulti di Azione Cattolica ha pubblicato agili volumi nella collana "Argomenti" che riprendono temi e sollecitazioni sulla condizione laicale adulta.
Queste pubblicazioni sono state suggerite, a più riprese, come occasioni integrative del percorso formativo degli adulti e come possibilità di far conoscere la proposta di Azione cattolica ai tanti adulti delle nostre comunità parrocchiali che non aderiscono all’Ac o neanche la conoscono.
È del 2007 il volume
Per una vita adulta
Spunti, riflessioni e piste operative per "dare forma" alla vita di ogni giorno
p. 112 - € 9,00
Spunti per la formazione di un laicato adulto: persone che continuano a cercare, interrogarsi, crescere, capaci di lavorare per l’unità in ascolto di tutti.
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se acquisti Per una vita adulta puoi avere gli altri 17 volumi della collana Argomenti pagando solo € 39,00 invece di € 127,00!!!
Volumi della collana:

Raccontare gli adulti, gli adulti si raccontano, p. 320, € 15,00
Unità, diversità, dialogo. A venticinque anni dalla morte di Giorgio La Pira per una rinnovata lettura teleologica della storia, p. 90, € 7,00
Se mi cambia il lavoro. Lavoro e volontariato: le nuove frontiere, p. 96, € 8,00
Adulti da educare, adulti educatori. Prospettive per la formazione e l’impegno educativo degli adulti verso i ragazzi,
p. 192, € 8,00
Con cuore e mani di donne. Dignità, condivisione e consapevolezza per partecipare al cambiamento, p. 128, € 8,00
Nuovi stili di vita nel tempo della globalizzazione, p. 96, € 6,50
Immigrazione: lavoro e dignità della persona, p. 84, € 7,50
Quando la profezia si fa progetto. Per sperare nel nuovo millennio, p. 104, € 7,50
Dalla scelta religiosa: la formazione sociale, p. 176, € 8,00
Risorsa laicale nei grandi cambiamenti. Adulti di Ac e rinnovamento, p. 128, € 6,50
Nuovo lessico familiare. La famiglia si racconta, p. 128, € 6,50
In vista del bene comune. Adulti, formazione e dottrina sociale, p. 184, € 7,00
Da nomadi a pellegrini. Diventare adulti nella fede, p. 96, € 6,00
Nel servizio la gioia, p. 148, € 8,00
In umiltà e fervore. Perché fare Ac oggi, da adulti, p. 232, € 6,50
Generazione "a Diogneto". Adulti alle soglie del terzo millennio, p. 108, € 5,50
Anziani costruttori di futuro. Responsabili nella Chiesa e nella società, p. 110, € 5,50

S.Natale 2007


Auguri a te, che sei curioso di pagine e di idee.
Il Natale sia sereno e fecondo, il nuovo anno si affacci con il suo carico di giorni da abitare con passione.







Rallegriamoci tutti nel Signore
perché è nato nel mondo il Salvatore.

Oggi la vera pace è scesa a noi dal cielo.
Per il Santo Natale,
vogliamo farci i più caldi auguri.


Che sia una festa vera,
che sappiamo accogliere
Dio che si fa uomo
e riconoscerlo nei poveri, negli ultimi.



Che sia una festa di pace,
quella pace che si costruisce
con l’Amore nel quotidiano.

Tanti auguri di Buon Natale
e Felice Anno Nuovo!

domenica 16 dicembre 2007

GENNAIO MESE DELLA PACE

Per annunciare la pace avete scelto le strade. Non i pulpiti delle chiese. Non i palchi delle piazze. Non le tribune dei teatri. C’è un antico sapore di Vangelo in questo stile: «Strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino». «Strada facendo».Come per dire che qui in terra la pace è un itinerario sempre incompiuto e mai un traguardo completamente raggiunto. «Strada facendo». Quasi per dire che il cantiere della pace vera fer ve là dove si snoda il traf fico della vita quotidiana e povera. Non nelle cancellerie dei potenti. «Strada facendo». Quasi per invitare tutti i poveri, gettati sul lastrico dai soprusi dei ricchi, a non lasciarsi espropriare dell’unico bene di cui possono ancora disporre.




don Tonino Bello, Il volto della Pace



Genitori per... schede per un percorso genitori

Le schede che seguono hanno l’intento di dare sostegno e forma alle realtà parrocchiali e diocesane che hanno iniziato o hanno intenzione di cominciare un percorso con i genitori dei ragazzi dell’ACR.
Chi ha già avviato una proposta rivolta alle famiglie dei ragazzi può trovarvi materiali e spunti; chi deve ancora cominciare vi può trovare un incentivo a intraprendere il percorso.
Lo scopo non è quello di fare una delle tante “scuole per genitori”, ma di fare una prima proposta cristiana a dei genitori.
La realtà degli adulti di ogni parrocchia è chiamata a collaborare insieme agli educatori per un progetto comune: in prima battuta rendere partecipi e informare le famiglie dell’itinerario proposto ai ragazzi, ma anche sostenere l’essere genitori, suscitare atteggiamenti di confidenza e riscoperta della propria dimensione di fede, in quanto adulto e genitore, avvicinare e ri-avvicinare alla vita della comunità cristiana. Un’azione educativa che coinvolga l’intera Associazione nel progetto e nella proposta concreta di occasioni ed esperienze di crescita e di incontro.
L’aggancio con la realtà degli adulti può diventare, con il tempo e nella fraternità, un annuncio e una proposta di vita e di fede più matura, un cammino di AC più strutturato con possibilità di maggiori approfondimenti.
LE SCHEDE SONO DISPONIBILI ALL'INDIRIZZO
http://www.azionecattolica.it/aci/famiglia

LA FAMIGLIA, VIA DELLA PACE

La principale agenzia di pace che esiste su questa terra è la famiglia: “Dove mai l’essere umano in formazione potrebbe imparare a gustare il sapore genuino della pace meglio che nel nido originario che la natura gli prepara? Il lessico familiare è un lessico di pace; lì è necessario attingere sempre per non perdere l’uso del vocabolario della pace. Nell’inflazione dei linguaggi, la società non può perdere il riferimento a quella grammatica che ogni bimbo apprende dai gesti e dagli sguardi della mamma e del papà, prima ancora che dalle loro parole”.
Sono parole di Papa Benedetto XVI. Le scrive nel Messaggio per la quarantunesima Giornata mondiale della pace, che ha per tema appunto “Famiglia umana, comunità di pace”. È un “no” agli attacchi alla famiglia basata sul matrimonio tra uomo e donna. Ma non solo, si parla della corsa al riarmo nucleare e del funesto commercio delle armi; ancora, della norma giuridica che deve fondarsi sulla norma morale naturale, del saccheggio delle fonti energetiche dei paesi poveri e decisioni unilaterali e affrettate a tutela dell’ambiente che rischiano di porre nuove ipoteche sulla pace e di gettare ombre cupe sul futuro del mondo.Messaggio che parte da un punto ben preciso: tutto ciò che contribuisce a indebolire la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, ciò che direttamente o indirettamente ne frena la disponibilità all’accoglienza responsabile di una nuova vita, ciò che ne ostacola il diritto ad essere la prima responsabile dell’educazione dei figli, costituisce un oggettivo impedimento sulla via della pace. E chi anche inconsapevolmente osteggia l’istituto familiare rende fragile la pace nell’intera comunità nazionale e internazionale minacciando la pace nel mondo.
È dunque nel parallelismo tra famiglia naturale e famiglia umana che si inserisce e si sviluppa la riflessione di Papa Benedetto. È nella famiglia che si fa esperienza di giustizia e amore, di accoglienza e di perdono; per questo la comunità umana non può fare a meno del servizio che rende la famiglia.La pace poi ha anche bisogno di una legge comune, che aiuti la libertà ad essere veramente se stessa, anziché cieco arbitrio; e che protegga il debole dal sopruso del più forte. Nella famiglia dei popoli – scrive il Papa – si verificano molti comportamenti arbitrari, sia all’interno dei singoli Stati sia nelle relazioni degli Stati tra loro. Non mancano poi tante situazioni in cui il debole deve piegare la testa davanti non alle esigenze della giustizia, ma alla nuda forza di chi ha più mezzi di lui. Occorre ribadirlo: la forza va sempre disciplinata dalla legge e ciò deve avvenire anche nei rapporti tra Stati sovrani.
Il messaggio poi non può non ribadire l’urgenza di un impegno concreto per giungere ad uno smantellamento progressivo e concordato delle armi nucleari esistenti. Preoccupa la corsa agli armamenti che non solo non sembra arrestarsi ma che vede anche Nazioni in via di sviluppo – pensa all’Africa delle guerre civili, il Papa, dove “oligarchie dominanti” rafforzano il loro dominio – destinare una quota importante del loro magro prodotto interno all’acquisto di armi. E in questa corsa, lauti guadagni giungono nelle casse dei paesi industrialmente sviluppati; e nello stesso tempo grandi divisioni e forti conflitti “gettano ombre cupe sul futuro” dell’umanità. Messaggio che diventa appello ai potenti della terra e ai leader dei paesi che siedono nel Palazzo di vetro delle Nazioni Unite: quasi continuazione di quel “mai più la guerra” che Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno gridato con forza all’assemblea; e anticipo di quanto Papa Benedetto dirà in quell’aula a New York, il prossimo aprile.
La pace è anche difesa dell’ambiente. Il creato è stato affidato all’uomo perché lo custodisca “e lo coltivi con libertà responsabile, avendo sempre come criterio orientatore il bene di tutti”. Rispettare l’ambiente, scrive ancora il Papa “non vuol dire considerare la natura materiale o animale più importante dell’uomo. Vuol dire piuttosto non considerarla egoisticamente a completa disposizione dei propri interessi, perché anche le future generazioni hanno il diritto di trarre beneficio dalla creazione, esprimendo in essa la stessa libertà responsabile che rivendichiamo per noi”. Per Benedetto XVI le valutazioni sul futuro equilibrio ecologico devono essere fatte con prudenza, nel dialogo tra esperti e saggi, “senza accelerazioni ideologiche verso conclusioni affrettate e soprattutto concertando insieme un modello di sviluppo sostenibile, che garantisca il benessere di tutti nel rispetto degli equilibri ecologici”.
di Fabio Zavattaro

domenica 9 dicembre 2007

8 dicembre...la Festa di AC

FARE STRADA IN COMPAGNIA

«Viandante, non c’è cammino se non andando avanti. Camminando s’apre il cammino». Ogni giorno di più mi convinco che ho bisogno di camminare, conoscere e capire me stessa, il pensiero e le azioni di chi mi sta attorno, di discernere il senso di ciò che accade nel paese e nel mondo.Sento che la vita cristiana non è frutto di volontà, esercizio faticoso per la conquista del Paradiso, ma dono di grazia di una persona, Gesù Cristo, che mi chiede di seguirlo e di fare strada con Lui.Percepisco la stanchezza di una Chiesa, spesso arroccata in difesa, incapace di incontrare gli uomini e le donne donando loro parole e ragioni di speranza e mi accorgo che questo dipende anche dalla mia superficialità e dalla mia pigrizia.Ogni giorno mi chiedo: cosa cerco? Perché cammino? Vale la pena di continuare? E ogni mattina sono costretta a scegliere se “camminare o lasciarmi vivere”.La strada da sola però diventa dura. È piena di difficoltà, insicurezze, bivi, imprevisti… Ma non è mai stata data da sola. Anzi, a nessuno è chiesto di fare il navigatore solitario e l’eroe impavido. Dio ci ha posti dentro una comunità, con delle sorelle e dei fratelli concreti con cui spezzare il pane duro della strada.
Perché la vita insieme diventa il segno efficace di una compagnia più grande. «Andate! Io sono con voi». «Dove due o tre…»: la presenza di Gesù anzitutto. E con Lui si acquista una compagnia vasta come il mondo dei fratelli. Fare strada in compagnia è la condizione di ogni credente. Ma concretamente, con quali strumenti… qui dove vivo, nella quotidianità di quello che faccio…La vita insieme in Azione Cattolica ha la pretesa di diventare il luogo, lo strumento semplice e accessibile a tutti, bambini, ragazzi, giovani e adulti, del “fare strada in compagnia”.Oggi, in questo nostro tempo, non possiamo prenderci il lusso di rifiutare o tardare di un solo attimo nel dare quella testimonianza d’amore che ci è chiesta da donne e uomini, sempre più disorientati e soli. Il cammino di gruppo e la condivisione associativa possono diventare una «circolazione d’aria continua e violenta» per impedire di carbonizzarci lentamente sotto le ceneri dell’individualismo e della paura o di vegetare per pigrizia o rassegnazione.
È la fretta della realizzazione del suo Regno (venga il tuo regno) e dell’annuncio del Vangelo fino agli estremi confini della Terra che ci chiede anche quest’anno di “darci dentro” per organizzare gli strumenti del “nostro fare strada in compagnia”. Le relazioni, che nella libertà diventano in Ac legami stabili, duraturi, sono il segno tangibile di una responsabilità verso ciascuno e verso tutti. Aderire all’Azione Cattolica dà forma e rende visibile il sì all’uomo, a Dio e alla sua Chiesa che coinvolge non una parte della vita, un’età, un momento ma che la rende feconda e degna di essere sempre vissuta.E allora buona strada. Insieme però!
di Francesca Zabotti

venerdì 30 novembre 2007

Un SEGNO più forte!


L'Azione Cattolica vuole incontrare tante persone che ne condividono gli ideali e le aspirazioni.

Segno è la rivista che ogni mese tratta attualità, Chiesa, notizie, cultura, da un punto di vista di laici credenti.

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PROPOSTE PER IL NUOVO ANNO LITURGICO



Nella collana "Sulla Tua Parola. Leggere il Vangelo oggi" alcuni libri di preghiera, meditazione ed esercizi spirituali per cominciare e proseguire in compagnia del Signore ogni giorno del nuovo anno.

⇒ Claudio Nora, Dove due o tre... Leggere il Vangelo di Matteo da discepoli e da educatori
⇒ Francesco Lambiasi, Una Parola al giorno. Meditazioni sui vangeli feriali
⇒ Francesco Lambiasi, Il Pane della domenica. Meditazioni sui vangeli festivi (anno A, B, C)
⇒ Domenico Sigalini, Questo Vangelo mi interessa! 2 Riflessioni domenicali sul Vangelo di Matteo ⇒ Francesco Lambiasi, Alla scuola di Gesù. Sette settimane in preghiera con l'evangelista Matteo

NATALE DEI BAMBINI!!!


La Giostra ti propone per Natale un'idea strepitosa... anzi TRE IDEE!!!

Regala a Natale un libro de La Giostra: parole, suoni, mille colori che accompagneranno il tuo bambino nelle sue scoperte.

Puoi scegliere tra la NOVITA' assoluta Che storia, Gesù o se preferisci Le grandi storie o ancora Prime rime. Filastrocche per crescere.

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A Natale i regali... non finiscono mai!
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TEMPO DI AVVENTO E NATALE 2007


DOMENICO SIGALINI
Ho scommesso su di te! D’amore si muore, di speranza si viveMeditazioni per il tempo di Avvento
Brevi riflessioni per ogni giorno del Tempo di Avvento ed ogni domenica degli anni A, B e C, fino al 25 dicembre.Un libro per riflettere e pregare, per chi sceglie di mettersi in ginocchio e di lasciarsi scomodare il cuore.
pp. 112, € 7,00

SUSSIDI DI PREGHIERA PER RAGAZZI DA 6 A 14 ANNI
Venite e vedrete! - Sussidio per ragazzi dai 6 agli 11 anni
Un sussidio di accompagnamento personale alla preghiera quotidiana in attesa del Natale, in compagnia degli apostoli.
Il testo offre indicazioni per la preghiera e l'impegno di vita cristiana con la possibilità di colorare, ritagliare, scrivere...
pp. 48, cm 15x21, € 3,50
Venite e vedrete! - Sussidio per ragazzi dai 12 ai 14 anni
Un sussidio di accompagnamento personale alla preghiera quotidiana in attesa del Natale, per arrrivarci con il cuore allenato all'ascolto e gli occhi attenti di chi vuole esser presente al Suo arrivo.
pp. 48, cm 15x21, € 3,50

SUSSIDO DI PREGHIERA PER GIOVANI E GIOVANISSIMI
Ti vengo a cercare - Sussidio di preghiera per Giovani e Giovanissimi
Cercare i segni di un passaggio; desiderare un incontro... Il libro accompagna nelle settimane di Avvento e Natale fino al Battesimo del Signore ed è suddiviso in sezioni (ascolto, leggo la vita, prego, annuncio).
pp. 96, cm 10,5x20, € 3,50

DOMENICO SIGALINI
Vieni Signore GesùNovena di Natale
Tra i tanti e diversi modi per prepararsi al Natale Sigalini propone semplicemente alcune pagine semplici e sorprendenti, per incontrare i personaggi che quel Natale hanno vissuto da protagonisti diretti.
pp. 80, € 5,50

lunedì 22 ottobre 2007

domenica 16 settembre 2007

A tavola con Dio


Viaggio nella memoria, quando l’odore della cucina ci accompagnava per il resto della giornata, ma anche viaggio antropologico all’interno del senso vero della parola “cibo”, scoprendo che cielo e terra spesso vanno d’accordo.Pagine intense e leggere che disegnano una pratica della convivialità e della speranza, sapendo che cucinare bene significa dire in anticipo “ti voglio bene”.Una profonda e umana orazione cristiana raccontata con Enzo Bianchi, Giancarlo Bruni, Paolo Rumiz, Pedrag Matvejevic, Rubem Alves e Carlo Petrini; orazione che parte dal pane e dal vino e ha nel piatto e nel bicchiere l’immancabile sogno di un Dio che sorride.

domenica 8 luglio 2007

PER LA PRIMA VOLTA in OFFERTA...
Il Testo formativo 2007-08 per gruppi adulti giovani, adulti, coppie e terza età

TESTIMONI DELLA SPERANZA
…cercando prima il regno di Dio e la sua giustizia

Il testo che prevede un metodo partecipativo, complementare a quello di uso personale, propone un percorso centrato sul vangelo di Matteo, riprendendo anche molti contenuti emersi nel IV° Convegno Ecclesiale di Verona.
La prospettiva evangelica è quella del Regno di Dio in divenire nella storia quotidiana di ciascuno e del mondo intero, che prende forma nella giustizia, non secondo logiche umane, ma divine .
€ 7,00Il sussidio, corredato da una ricca sezione culturale, è caratterizzato da una scansione in cinque tappe: RICONOSCERSI FIGLI
ESSERE GIUSTI
RISCHIARE DA TESTIMONI
ESSERE STRA-ORDINARI
DIVENTARE SANTI
+

€ 1,50SuPerStrada con Te! Formato Famiglia

Agile strumento che racconta e illustra alle famiglie la proposta formativa dell’Azione Cattolica per i ragazzi. Contiene una scheda per proporre ai genitori un’AC misura di adulti.

+

€ 3,00Azione Cattolica Missione e famiglia

Riflessioni, approfondimenti e progetti per scommettere ed investire sulla famiglia. Rivolto alle realtà diocesane perché mettano a punto e ne sperimentino l’essere profondo e lo stile delle relazioni, utilissimo in parrocchia e per chiunque abbia a cuore la famiglia

Solo € 8,00 invece di € 11,50

prenota i camini formativi 2007/2008

Testo per la formazione personale di Giovani e Adulti
Ø Andate, io sono con voi € 7,00 n° copie _______

Itinerario formativo per gruppi di adulti, coppie e terza età
Ø Testimoni della speranza € 7,00 n° copie _______

Testo per la formazione personale dei Giovanissimi (15-18 anni)
Ø Chi, io? € 4,00 n° copie _______

Guida animatori Giovanissimi
Ø Attaccabottone (titolo provvisorio) € 12,00
In vendita abbinato con Chi, io? e un DVD n° copie _______

Guida animatori Giovani
Ø Va’, tocca a te! € 12,00 n° copie _______ In vendita abbinato con un DVD

Guida per l’educatore (6-8 anni)
Ø SuPerStrada con Te! 1 € 14,50 n° copie _______
In vendita abbinato con l’Agenda dell’Educatore e Formato Famiglia
Guida per l’educatore (9-11 anni)
Ø SuPerStrada con Te! 2 € 14,50 n° copie _______
In vendita abbinato con l’Agenda dell’Educatore e Formato Famiglia
Guida per l’educatore (12-14 anni)
Ø SuPerStrada con Te! 3 € 14,50 n° copie _______
In vendita abbinato con l’Agenda dell’Educatore e Formato Famiglia

Agenda dell’educatore
Ø On the road, con te! € 8,00 n° copie _______
In vendita abbinato con le guide è acquistabile separatamente

Formato Famiglia
Ø SuPerStrada con Te! Formato Famiglia € 1,50 n° copie _______
In vendita abbinato con le guide è acquistabile separatamente

NOVITà PER GLI EDUCATORI DEI PICCOLISSIMI € 3,50 n° copie _______
Ø SuPerStrada con Te! Schede per accompagnare il cammino di fede
Proposto dall’Azione Cattolica ai bambini di 4 e 5 anni


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data ______________

giovedì 10 maggio 2007

ANCORA FAMIGLIA?

Ancora famiglia?

Contributo a più mani al dibattito sulle ragioni che sostengono l'istituto familiare, il volume persegue l'obiettivo di un'analisi oggettivamente condotta, con l'apporto di varie discipline, sulla base di recenti indagini statistiche e dei rapporti del Centro Internazionale Studi Famiglia.
L'approccio metodologico estrae la famiglia dai confini della categoria del privato, facendo emergere in maniera ineludibile l'intreccio tra famiglia e società.
Apre il volume un ampio saggio introduttivo che contestualizza lo studio nel dibattito politico e legislativo attuale.

Il volume sarà presentato alla Camera dei Deputati giovedì 17 maggio alle ore 17,30.

sabato 5 maggio 2007

LA STORIA


STORIA ACR 2007-2008 il racconto di Riccardo (12 anni)
Prefazione


Prima di far parte del gruppo Giambo me ne stavo a casa quasi tutto il giorno a giocare con i miei modellini di aerei. In realtà non è da molto che lo conosco, perché mi sono trasferito qui da soli tre anni. La mia famiglia è originaria, infatti, di tutt’altra regione e mio padre che fa l’operaio specializzato ha trovato un lavoro nella città vicina, così ci siamo trasferiti con tutta la famiglia, nonno compreso.
Tranquilli, non sono qui per annoiarvi con la mia famiglia, solo mi sembrava giusto farvi un po’ capire chi sta raccontando questa incredibile storia… già, “incredibile”, e non tanto perché ci siano extraterrestri o fenomeni paranormali, ma perché per me anche la storia più normale, nella città più normale, abitata da persone “normali”, dove succedono fatti “normali”… può in realtà essere “incredibile” da chi è vissuta, soprattutto quando si prendono le cose sul serio e non si sta sui marciapiedi di quello che accade, ma si fa la storia come si farebbe una strada, con i propri piedi!

Il gruppo Giambo si trova praticamente ogni pomeriggio alla spiaggia, anche se non siamo sempre tutti (perché ciascuno ha i suoi impegni di scuola o di sport), ognuno di noi sa che se scende alla spiaggia prima o poi arriva un amico con cui chiacchierare o giocare.
Avere un punto di ritrovo è fondamentale per un gruppo e il nostro è il più bello che ci sia, perché sta vicino al fiume – beh, forse è meglio se vi immaginate un grosso canale – vicino al centro, vicino alla parrocchia, vicino a casa di tutti, perché sta sulla strada principale del quartiere dove abitiamo.
La strada, infatti, costeggia il fiume e, oltre a passare per il nostro paese, collega due grosse città, per cui è abbastanza trafficata e pericolosa. Per questo i nostri genitori non sono contenti che noi stiamo da quelle parti e ci stressano perché la provinciale sia attraversata solo al semaforo. La spiaggia si trova di là della strada ed è un posto tutto nostro che ci permette di star tranquilli e al tempo stesso di tenere sotto controllo quello che accade in strada. Sotto al salice è fresco d’estate e si è riparati d’inverno perché i gradini di cemento, costruiti sull’argine, impediscono al vento di tagliarci a fette. Noi la chiamiamo “la spiaggia” ma non c’è sabbia, una volta era usata come mercato del pesce. Le barche che arrivavano scaricavano direttamente lì e vendevano il pesce alla gente. Adesso i pescatori non vengono e il mercato non si fa più, però è rimasto un pontile di legno sgangherato dal quale si possono fare un miliardo di cose: prendere il sole, (fingere di) pescare, tirare sassi per farli saltare sull’acqua o far “saltare” le anatre, giocare alla peste, tornello, o spassetta… e un sacco di altri giochi! Il nostro gruppo è formato da 11 ragazzi, ma non chiedetemi perché l’abbiano chiamato Giambo… gliel’ho chiesto anch’io quando ci sono entrato, ma si sono messi a ridere e hanno detto che è venuto un po’ a caso… non vuol dire niente di particolare, sapeva di qualcosa di “grande”, suonava bene e se lo sono tenuti.
Il gruppo “storico” dei Giambo è formato da:
Giampaolo, 13 anni. E’ molto alto per la sua età, ma non usa questa cosa per fare il prepotente. E’ bravo a scuola, soprattutto in italiano e da grande vorrebbe fare l’attore. Per il momento vive “incollato” al sellino della sua bicicletta.
Annalisa è bionda con gli occhi chiari, porta l’apparecchio ai denti, ma sempre meglio degli occhiali (che a me non piacciono). Ha 12 anni ed è una patita dei “Tracollo” un complesso rock secondo me penoso, che però va molto dalle nostre parti.
Cristina è sua sorella ha 5 anni ed è simpaticissima. Molto più furba della sorella, le assomiglia solo un po’ perché ha gli occhi chiari ed è la nostra mascotte, coccolata da tutti.
Dorita è in quinta, sorride sempre, suona bene il flauto ed è inseparabile da…
Serenella ha solo un anno di più, ma sembra la mamma di tutti, non tanto fisicamente, quanto per “coscienza”. Lei è la perfettina, si preoccupa di tutti, rimprovera chi sgarra… insomma è un po’ rompiscatole, però se non ci fosse bisognerebbe inventarla.
Roberta è sorella di Serenella e di Lorenzo. Ha 8 anni ed è una che non sta mai ferma, gioca a qualsiasi cosa ed è un po’ un maschiaccio. Adora i cavalli e qualsiasi cosa abbia a che fare con questi animali.
Lorenzo è l’ultimo dei tre fratelli Benedetti. E’ in prima elementare e segue le sorelle più grandi dovunque, però secondo me è bravo perché riesce a farsi rispettare quando vuole. E’ intelligente e ci stupisce con i ragionamenti che fa. Da grande vuole fare il poliziotto.
Riccardo sono io, ho 12 anni e sono in classe con Annalisa, ma vi ho già detto qualcosa di me per cui passo subito a…
Michele, 11 anni. Porta gli occhiali ed ha grandi occhi scuri. E’divertente come pochi, sa fare le imitazioni e corre più veloce di qualsiasi di noi.
Allegra è in classe con Roberta, è una ragazzina vivace con i cappelli neri tutti arruffati. Ha due genitori che le invidio perché sono giovani e simpatici e se non fossero dei “genitori” potrebbero tranquillamente far parte del Giambo. Vive in simbiosi con la sua cagnetta Pallina.
Paul è filippino, sta in Italia da quando aveva 5 anni. Adesso ne ha 10. E’ un tipo riservato, permaloso, gioca bene a calcio e so che è il più piccolo di 4 fratelli ma non ne vuole parlare mai. E’ una schiappa in italiano, bravissimo in matematica.

…in realtà adesso del gruppo fanno parte anche Marika, Patrizio e Salvatore. Ma preferisco presentarveli incominciando a raccontare.

Prima fase

Michele è un vero campione di spassetta e quel giorno di ottobre, che pareva ancora estate, avevamo organizzato una gara coi fiocchi: Serenella e le ragazze avevano preparato delle coccarde e Allegra dei biscotti con l’aiuto del papà a cui, stranamente, piace cucinare.
L’appuntamento era per le 17.00, ma era già la mezza ed erano arrivati tutti tranne Michele. Aveva il cellulare spento e nessuno sapeva dove fosse finito, per cui a malincuore iniziammo la gara senza di lui. Vinse la mia squadra - anche perchè Lorenzo e Giampaolo furono costretti a sostituire Michele con Roberta - ma non ho un ricordo bello di quel pomeriggio perché da allora Michele cominciò ad essere per noi come la Madonna di Fatima: appariva nei corridoi della scuola, in oratorio, per la strada, ma non rispondeva agli sms e non metteva più piede alla spiaggia.
«L’ho visto!» disse un giorno Annalisa scendendo i gradini di corsa «Mi ha salutato a fatica e quando gli ho chiesto perché non viene più, mi ha risposto che era stato malato e se l’è svignata». Raccoglievamo notizie su di lui dai brevi incontri di ciascuno. «Io l’ho beccato a ricreazione in cortile, ma stava rientrando in classe e mi ha fatto solo un mezzo sorriso»… Dorita l’aveva visto alla fermata: «Mi ha salutata mentre ero sull’autobus, però non è salito e mi è sembrato strano, perché non so quale altra linea aspettava»… Mentre un giorno Patrizio, il cugino dei Benedetti, venne a riferirci: «L’ho trovato al supermercato, che faceva la spesa. Aveva comprato 5 barattoli di cibo per cani e un deodorante, ma non sono riuscito a parlargli». Era la prima vera notizia da circa due settimane.
«Cibo per cani? Ma lui non ha mai avuto un cane!Ha paura dei cani da quella volta che è stato morso». La faccenda del cibo per cani non era granchè, ma era l’unica vera pista da cui partire, per cui il gruppo si lanciò in una serie di ipotesi su quale collegamento potesse esserci tra un cane e l’assenza cronica di Michele.
Il fatto è che nessuno di noi era in classe con lui. Anche chiedendo a qualche suo compagno ci veniva detto che non avevano notato niente di strano. Tra loro Marika e Salvatore si offrirono di mantenerci informati, ma c’era poco da capire: Michele non parlava molto, come sempre d’altronde.
Ovviamente sapevamo dove abitava, tutte le volte, però, che eravamo andati a casa sua non c’era mai nessuno. Sua madre lavorava in un bar in città, usciva il mattino presto e tornava molto tardi. Il padre nessuno sapeva che faccia avesse, ma Michele c’aveva detto che era ingegnere. Per il resto era figlio unico, quindi nessun altro parente da interrogare e, soprattutto... niente cani. Le apparizioni si fecero sempre più rare e ormai alla spiaggia non si parlava d’altro, avevamo allargato il gruppo a tutti gli informatori possibili: sembrava di stare a Scotland Yard!
La svolta però avvenne un giorno che Giampaolo, rimasto a casa da scuola per una visita medica, ebbe l’idea di appostarsi all’uscita delle lezioni per agganciare Michele e pedinarlo. Giampaolo lo vide prendere la bici e andarsene in fretta. Fortunatamente anche lui “aveva le ruote”, per cui riuscì a stargli dietro senza farsi notare. Michele prese la provinciale e pedalava come se avesse il sellino bollente. Si fermò solo al paese vicino entrando in una strada chiusa, per cui Giampaolo raccontò di essersi fermato e nascosto fortunosamente dietro un cassonetto dell’immondizia. Michele aveva lasciato la bici nel cortile di una casa e vi era entrato; dopo 10 minuti era già fuori con un sacchetto bianco, aveva ripreso la bici ed era tornato sulla provinciale.
«Che cosa aveva nel sacchetto?» interruppe Allegra. «Ma che ne so! » sbottò Giampaolo «Ti pare che abbia potuto guardarci dentro? Vi ho detto che l’ha messo sul retro della bici e con quello se n’è andato fino in fondo a Ponte Serra, l’ha passato e l’ho seguito fino a Torpino. Poi da lì si è infilato in via Strozzi.”
L’era glaciale 3. Nessuno aveva più il fiato per far commenti. Via Strozzi era off limits, qualsiasi genitore con un po’ di intelligenza aveva vietato di frequentare quei posti. Giravano storie di droga e prostituzione e chissà cos’altro. C’erano tre grandi palazzine che nel tempo si erano riempite di famiglie di immigrati e per quanto tra loro ci fosse anche gente onesta, quella zona era diventata quasi un ghetto dal quale le persone “normali” si tenevano alla larga.
«E’ diventato un corriere della droga?»
«Ma che vai dicendo? Michele non farebbe mai cose del genere!»
«Magari si è messo con della brutta gente e va a rubare per le case»
«Lorenzo, dimmi come ti vengono certe idee!?»
«Il cibo per cani! Ho visto nei film che i ladri avvelenano il cibo e lo danno ai cani da guardia delle villette e poi entrano indisturbati».
Io mi ero stufato di fare stupide ipotesi e dissi: «Sentite, smettiamola di farci venire la sindrome da CSI!… non possiamo stare qui a pensare alle cose più orrende… l’unico che ci può dire cosa gli sta succedendo è Michele, dobbiamo trovarlo!»
«A me manca Michele» Cristina seduta sulle gambe di Annalisa riportò tutti ad una dimensione reale. Qualche volta la mamma di Annalisa le chiedeva di badare alla sorella e per noi anche lei era a tutti gli effetti un membro del Giambo. Dall’alto dei suoi 5 anni infatti aveva fatto venire a galla ciò che ciascuno di noi provava, ma non era riuscito ancora a dire. Michele era uno che parlava poco, però era simpatico a tutti, a volte inventava delle gag fenomenali e faceva l’imitazione di don Franco a meraviglia!Non era solo divertente, vedeva il positivo delle cose e sapeva portare serenità nel gruppo. Tutto il nostro giocare agli investigatori insomma aveva una radice più profonda: ci mancava. Sentivamo mancare un pezzo di noi e non potevamo infischiarcene.
Mettemmo in atto altri due appostamenti per accertare che quello di Giampaolo non fosse un caso, ma ogni volta il pedinamento si concluse in via Strozzi.
La mossa successiva fu perciò quella di farsi coraggio e di studiare un modo per andare laggiù a raccogliere notizie su di lui o magari incontrarlo.
Qualcuno propose di chiedere aiuto ad uno dei nostri genitori, ma scartammo l’idea – forse sbagliando - perché eravamo convinti che la sola parola “Strozzi” avrebbe fatto scattare l’allarme protezione e definitivamente bloccato ogni iniziativa. Decidemmo solo di tenere fuori i più piccoli, cioè Cristina (ovviamente) Roberta, Allegra e Lorenzo. Gli altri sarebbero andati insieme a Torpino e il fatto di essere in gruppo ci rassicurava. Alcuni di noi c’erano già stati più volte, era il paese accanto al nostro, però stava al di là del fiume e per raggiungerlo bisognava fare qualche chilometro per arrivare al ponte e passarlo. In una mezz’ora di autobus fummo in piazza Mazzini e ci sembrava di essere già in tutt’altro mondo. Non era infatti il nostro quartiere, la nostra spiaggia, la nostra provinciale, le nostre strade che avevamo battezzato con nomi diversi da quelli scritti sui cartelli e che conoscevamo solo noi, era territorio “straniero” dove ci muovevamo con un certo disagio. Eppure non era un paese tanto diverso dal nostro, anzi, sembrava il suo gemello e se fossimo andati verso il fiume avremmo raggiunto il parco Rodari e da lì via dei Mirtilli con i suoi palazzi gialli che vedevamo dalla spiaggia. Ma via Strozzi stava dalla parte opposta così ci avviammo. Bar, negozi… tutto normale… macchine, vigile, mamme con carrozzina, ragazzi che giocano… fino ad arrivare a quel cartello “via G. Strozzi”. Anche qui niente di eccezionale, tranne un po’ di sporcizia per strada, due ragazzini che bruciavano qualcosa accanto ai cassonetti e un vecchio con un vestito marrone, il cappello e una bicicletta elettrica piena di accessori. «Io quello lo conosco» disse sotto voce Dorita «passa spesso dalle mie parti, mi pare che si chiami Mario. Dev’essere un po’ toccato…»
«Massì, gira sempre con quella bici assurda! Mio zio un giorno ha detto che vive da solo e che non c’è mai stato con la testa».
«Ci credo. Guarda là, sta rovistando in un tombino».
L’anziano signore effettivamente era inginocchiato, curvo sul tombino e manovrava un fil di ferro tra le fessure. Noi eravamo fermi a guardarlo quando l’uomo si alzò velocemente e si diresse verso di noi con un sorriso non proprio perfetto.
«Volete vedere le foto del presidente, bravo il presidente, è stato a Manifalco il presidente… la processione di Santa Rosa, tutti dietro a Santa Rosa, l’anno scorso, sì l’altr’anno, vi piacciono le anatre? Guarda, guarda: uova appena schiuse». L’istinto ci diceva di filarcela all’istante e il sole in cielo era come un’enorme spia rossa lampeggiante che urlava “pericolo”, ma quell’uomo ci aveva sorpresi, si rivolgeva a noi come se fossimo suoi amici. Aveva tirato fuori un pacco enorme di stampe a colori e in bianco e nero e ci mostrava volti, paesaggi, animali commentando ciascun soggetto tra il dialetto e l’italiano, mangiandosi un po’ le parole che si faceva gran fatica a stargli dietro.
«Ehi, questo qua!» Giampaolo fu il primo a reagire mettendo il dito su una foto «questo è un nostro amico, lo stiamo cercando».
«Il nipote del Gigio» farfugliò il vecchio. Teneva in mano una foto recente dove si vedeva bene Michele accanto ad un signore coi capelli bianchi e gli occhi scuri come lui, erano seduti sorridenti su una panchina.
«Sta qua» aggiunse il vecchio «è da un mese che è venuto, con la bici, viene, con la bici. Bella bici!» Mai ci saremmo aspettati che un vecchio mezzo matto ci potesse aiutare a fare luce nel mistero del nostro amico scomparso, ma fu proprio così. Cominciavamo a mettere insieme i pezzi del puzzle. Gigio sembrava essere il nonno di Michele e abitava in via Strozzi. Fin qui tutto normale, ma perché veniva in gran segreto a trovarlo? Portava a lui quei pacchi? E il cane? Mario accompagnandoci alla palazzina dove abitava Gigio confermò che aveva un cane, anzi due, che si chiamavano Lollo e Brigida. Sembrava sapere un sacco di cose anche se gli venivano fuori in modo strano. Almeno il tassello del cibo per cani tornò al suo posto. Le palazzine avevano un cortile interno che sarebbe potuto essere un bel giardino se non fosse stato così trasandato. Trovammo Michele sulla porta di un garage intento ad aggiustare una racchetta da tennis.
«Michele, accidenti a te! Sei sparito, non rispondi al cellulare e non ti sei più fatto vedere, cosa cavolo ti succede, siamo i tuoi amici sì o no?!… » ce ne sarebbero state di cose da dire, ma ci uscì soltanto un misero “Ciao”.
Michele ci guardò sorpreso e rispose piatto al saluto, poi chinò la testa arrossendo. Era un tantino imbarazzato, ma senza che gli chiedessimo niente cominciò lui a scusarsi del suo comportamento, di non averci detto niente, di averci evitato in quelle ultime settimane. Così scoprimmo che il papà di Michele se n’era andato di casa e la mamma era stata ricoverata per una grave depressione, lui adesso stava dal nonno che abitava qui, dopo la scuola faceva delle commissioni per lui e poi tornava a casa. Qualche volta andava alla clinica a trovare la mamma.
Perché non ci avesse detto niente, passò in secondo piano… tutti ci sentivamo decisamente stupidi ad aver pensato certe cose di lui, quando invece il nostro amico soffriva in una situazione del genere.
«Mi spiace, mi vergognavo di quello che era successo e non sapevo cosa avreste pensato del fatto che mi ero trasferito in via Strozzi» anche l’ultima nebbia si era finalmente sciolta.
«Che importa dove abiti? » disse ferma Serenella «tu sei del gruppo Giambo, non devi mai dimenticartelo!»
Michele sorrise.


Seconda fase

Quando nevica alla spiaggia non si può più giocare a tornello perché la neve – che nessun operatore ecologico scende a spalare – ghiaccia, e rischi di romperti una gamba. Resta la versione invernale di spassetta, ma poi viene buio presto, per cui è più facile che ci si vada a rifugiare nelle stanze dell’oratorio, che saranno poco riscaldate, però c’è la luce.
A dire il vero la luce c’è anche sulla spiaggia, perché è dotata di un paio di lampioni… beh, veramente ce n’è uno, perché quella volta che Salvatore annunciò di saper tirare un sasso fino all’altra riva, centrò invece il vetro della lanterna facendo scoppiare la lampadina. Al momento ci piegammo in due dalle risate, ma poi nessuno venne a cambiare il lampione rotto e così restammo nella semioscurità tutto l’inverno. Salvatore si è unito a noi da quando l’abbiamo coinvolto nell’”indagine” prima di Natale e anche Marika qualche volta viene alla spiaggia: sono compagni di classe di Michele. Ah, a proposito, Michele dalla nostra gita in via Strozzi è tornato a essere un “titolare” del Giambo, anche se deve scappare via presto perché ci mette più tempo per rientrare a casa in bici, sennò suo nonno si preoccupa. Nonostante tutto quello che gli è capitato non ha perso la sua voglia di scherzare, anche se qualche volta se ne sta in disparte.
Patrizio pure, che è cugino dei tre fratelli Benedetti, bazzica sempre più la spiaggia ed è una nuova gradita presenza per le ragazze perché è uno, diciamo… che si nota. Da parte mia è una presenza un po’ meno gradita visto che Annalisa gli sta appiccicata come una maglietta dopo gli allenamenti di calcio e secondo me si stava meglio quando nel Giambo non c’erano “coppiette”.
La spiaggia, insomma è sempre più affollata, con i pro e i contro di avere gente nuova… Marika è timida e forse anche un po’ snob, ma ci si può ragionare, cosa che non si può dire di Salvatore, ripetente, sbruffone e casinista. Se ne inventa una al secondo e quasi sempre finisce per essere buttato fuori dall’oratorio, anche per un linguaggio, diciamo… “non appropriato”.
A conoscerlo diresti subito che lui è un “facilitatore” di guai, ma quelli che sono capitati al Giambo questo inverno avevano inaspettatamente un’altra origine.

Don Franco organizza sempre una gita in montagna durante le vacanze di Natale. Quasi tutto il Giambo (tranne i Benedetti che erano via con la famiglia) ci andò e lì il don ci annunciò che, a cominciare da gennaio, in parrocchia si sarebbero raccolti fondi per le missioni. Ci raccontò anche del lavoro di Suor Silvana che è una religiosa della nostra diocesi e svolge il suo servizio in Africa. Lei ogni giorno deve fare i conti con la mancanza di acqua. Così avevano pensato di vendere, ad un prezzo ridotto tra le famiglie del quartiere, bottiglie d’acqua minerale che erano state donate in grossa quantità da una ditta del luogo. Il progetto avrebbe coinvolto le famiglie che ci stavano e qualche volontario per il carico e lo scarico delle casse d’acqua, insomma, noi ragazzi non potevamo fare molto (come sempre) così nel viaggio di ritorno ci venne un’idea galattica.
«Pensa don se la consegna si facesse casa per casa… c’è un vantaggio in più e così parteciperebbero più famiglie! Magari si va ogni due-tre giorni e il servizio lo facciamo noi, che te ne pare?» A noi l’idea gasava perché era una cosa nuova, una specie di avventura: avremmo costituito dei turni e potuto svolgere il servizio a gruppetti. Tutti sembravano entusiasti. Don Franco sorrideva un po’ sorpreso nel vederci così elettrizzati e salutandoci davanti alla chiesa ci assicurò che ne avrebbe parlato con quelli della Caritas.
Fu approvato!… e dopo le vacanze di Natale iniziarono i turni e le consegne. Eravamo straconvinti che tutto il Giambo fosse d’accordo, ma non avevamo fatto i conti con Patrizio. Il simpaticone saltò il suo primo turno mettendo in difficoltà altri per coprire le sue consegne.
«E’ inaffidabile, un tira bidoni» Dorita era inviperita. Anche lei in un primo momento era rimasta vittima del fascino di Patrizio, ora però aveva decisamente un’altra opinione di lui. «La prima volta che lo vedo…. Lo stendo!»
Patrizio si fece vivo il pomeriggio successivo alla spiaggia e non mostrò nessuna preoccupazione per quanto era accaduto.
«Ehi, signorino, quando ci si prende un impegno bisogna mantenerlo!» lo rimproverò Paul in tono più tedesco che filippino.
«Impegno? Io non mi sono preso nessun impegno. »
«Ma c’eri anche tu quel giorno della gita!» gli ricordai io.
«Avete fatto tutto voi e poi questa storia delle consegne porta a porta sono una cavolata. Il don vi sfrutta e basta, altro che volontariato!Andate pure a fare i servetti… io ho cose più interessanti da fare». Ci lasciò come se niente fosse e la conseguenza di questo fatto fu che Annalisa lo seguì a ruota. Così un altro turno restò scoperto e fummo costretti a chiedere sostegno ad altri tra cui… Salvatore. Lui, incredibilmente, accettò subito. Il don un po’ meno.
Non gli andavano certi suoi comportamenti, ma, sotto promessa fatta da Michele di garantire per lui, lo inserì nel tabellone dei turni.
Così un giorno ce ne andavamo per via Marozzi - che noi chiamiamo “Maritozzi” per la pasticceria che ci sta – io, Salvatore e Serenella, spingendo il nostro carrello con le bottiglie e vedemmo Annalisa, Patrizio e altri ragazzi che se ne stavano sui motorini a cincischiare. Serenella raccontò allora di aver assistito qualche giorno prima ad una litigata potente tra Annalisa e sua mamma che la rimproverava di essere sempre più sbadata e irresponsabile nei confronti di Cristina. Quest’ultima poi non la vedevamo quasi più, visto che Annalisa non la voleva tra i piedi.
«Guarda i servi della gleba… gli acquaioli del prete! Che ve l’ha benedetta prima di portarla in giro?!» I ragazzi sui motorini ridevano e ci gridavano cose del genere, ma noi tirammo dritti.
«Che imbecilli…» commentò Serenella e fortunatamente a Salvatore squillò il cellulare così non ebbe tempo di pensare che era stato insultato.
Nonostante le prese in giro la consegna dell’acqua andava alla grande e poi ci capitava di conoscere un sacco di gente e tutti erano felici di vederci. Qualche volta ci offrivano addirittura una spremuta, qualche caramella che rendeva più “dolce” il servizio. Fu così che conoscemmo Teresa una signora sempre sola che aveva un gran piacere a parlare un po’ con noi… ma poi c’era anche Rubens, che abita sopra di lei ed è un bambino down affettuosissimo, che quando ci sentiva salire le scale veniva giù di corsa… ma anche Filippo - che ha fatto amicizia con Michele - gli Spaccamonte (una famiglia di matti), il signor Piero a cui abbiamo portato la spesa, Saverio e sua mamma…
Insomma, una “vagonata” di amici e persone da aiutare.
Alla prima riunione di verifica, assieme a tutti i volontari su come il nostro progetto e la raccolta fondi stava andando, ci trovammo con alcuni del Giambo a condividere queste belle novità, quando Dorita ci aprì gli occhi su ulteriori problemi.
«Beh, preparatevi ad altre sostituzioni, perché anche Giampaolo sembra che si sia fatto convincere da Patrizio a mollare.»
«Giampaolo? Ma se era il più convinto di tutti?!»
«Alla riunione di ‘stasera non c’è, no?»
«Perché ha la partita…»
«Macchè partita! L’ho sentito io che si metteva d’accordo con Annalisa e Patrizio per andare al concerto dei Tracollo… stanno fuori la notte dai parenti di Annalisa e tornano domani nel pomeriggio.»
«Ma domani mattina c’è Messa…»
«Svegliati!!! Sono 3 settimane che Giampaolo non si ricorda più la strada che porta in chiesa, viene solo qualche volta all’oratorio per fare due tiri a ping-pong. »
Mi sembrava un incubo: il progetto decollava, ma intanto il nostro gruppo si stava “sfracellando” e la cosa che mi dava più fastidio era che non capivo perché! Ce ne stavamo lì senza sapere bene cosa dire e cosa fare quando Marika fece la sua entrata in scena (o forse era dentro da tempo, ma non l’avevo notata). Appena si era avvicinata una puzza di fumo mi era entrata nel naso.
Io lo sento immediatamente, perché a casa mia non fuma nessuno e il fumo mi dà fastidio.
«Puzzi» notò Lorenzo con la sfacciataggine dei bambini «Sembri un posacenere».
Marika seccata gli disse di farsi gli affari suoi e lo allontanò con una spinta, ma con noi che stavamo fissi a guardarla si giustificò: «Sono stata vicino a gente che fumava»
«Hai 12 anni, sai quanto fa male fumare da piccoli?» Serenella ha la “mammite” acuta però aveva ragione, come sempre. Marika brontolò qualcosa e non aggiunse altro, perché proprio in quell’istante sua zia era entrata nella stanza sorridente e con un vassoio di pizzette.

Per quanto mi riguardava il Giambo ora poteva anche chiamarsi Titanic e non so quale iceberg dovevamo ringraziare. Feci un giro alla spiaggia, ma non c’erano che i tre fratelli Benedetti, Allegra, Dorita e Paul. Mentre i piccoli si tiravano palle di neve, le ragazze chiacchieravano fitto e io mi unii a loro.
«Ce le aveva nello zaino, ti dico. Non ci ha solo provato una volta… sta prendendo il vizio». Capii subito di chi stavano parlando, ma mi ero stufato di pensare ai problemi degli altri, perché tocca sempre ai più stupidi tirarsi su le maniche?
«Riccardo, dobbiamo fare qualcosa, dirlo a suoi… a sua sorella più grande… chissà, forse potrebbe parlarle Monica, quella dell’oratorio…»
«Marika fa quello che vuole, non ascolta nessuno… tranne Annalisa. Ma mi pare che lei non abbia occhi che per Patrizio in questo momento». Non so perché l’ho detto e come mi sia fatto convincere da quelle due, comunque ci giocammo la carta Annalisa e, udite udite.. anche Patrizio si offrì di parlarci. Qualche risultato ci fu e durò… una settimana. Marika aveva ricominciato a fumare e questa volta fu Annalisa stessa a pizzicarla. Non era una cosa che potevamo risolvere da soli.
Così ci rivolgemmo a Monica che fa l’educatrice all’oratorio e lei ci aiutò a riferirlo ai genitori di Marika. Sabato c’era quasi tutto il Giambo al completo giù alla spiaggia, era venuto perfino Giampaolo (che per Marika secondo me c’ha qualche simpatia) e la mamma di Marika, che aveva notato qualcosa - ma non ne aveva le prove - ci ascoltò con attenzione. Alla fine mi sembrò un po’ triste e preoccupata, però ci ringraziò per esserci fatti vivi e insieme pensammo a come convincere sua figlia a smettere senza che si sentisse tradita dagli amici.
Se vi dicessi che è stato facile direi una bugia, però adesso Marika non fuma più ed è una fedelissima della spiaggia, la prima ad arrivare e l’ultima ad andare via! In più l’amicizia con Annalisa si è fatta più stretta ed ora è lei a portarsi dietro i “piccioncini”, nonché Giampaolo (e si sa perché)… da un “problema” direi che è diventata il nostro punto di forza e il Giambo per me ora è… INAFFONDABILE!

Terza fase

Avrei dovuto chiedere a papà la telecamera perché avevo promesso agli altri che l’avrei portata il giorno dopo alla spiaggia per usarla, ma papà tornò seccatissimo dalla riunione del consiglio comunale e io non trovai il coraggio per chiedergli nulla. Quella sera si era parlato dei lavori sulla provinciale e mio papà c’era andato perché fa parte di un comitato in difesa degli abitanti. La sicurezza stradale era il suo cavallo di battaglia, per cui non ci fu spazio a tavola per altro e io non potei nemmeno accennare a qualche racconto simpatico della spiaggia, visto che come sapete si trova al di là della provinciale e i miei non fanno i salti di gioia sapendomi là.
Al Giambo invece tutti sono liberi di dire quello che pensano e abbiamo imparato a non sentire come un tradimento la decisione di qualcuno nel fare cose diverse, l’importante è dire subito da che parte si sta e prendersi le proprie responsabilità, senza costringere gli altri a fare le cose controvoglia.
Il giorno dopo, andando alla spiaggia, mi stavo scervellando per trovare una scusa credibile e non dover dire che avevo avuto fifa nell’affrontare mio padre… quando notai Mario, il “vecchio matto” che ci aveva aiutato a trovare Michele, con la sua bici lampeggiante, che si agitava parlando da solo. Non era una stranezza che Mario parlasse coi fantasmi, intendiamoci, solo che mi era capitato altre volte di incontrarlo dopo quella vicenda e non mi era mai sembrato così sconvolto. Decisi di salutarlo e per tutta risposta lui mi disse: «Vogliono buttarlo giù, giù lo vogliono buttare,… lo vogliono, ma non capiscono niente. Buttarlo giù… è da matti… ma loro lo vogliono e allora lo buttano giù».
«Mario stai calmo, ma chi è che vogliono buttare giù? »
«E’ da matti buttarlo giù. Che si buttino loro. Se la gente usasse la testa non butterebbero giù niente!»
«Ma si può sapere di cosa stai parlando?» Non riuscivo a capire e tanto meno a far sì che si spiegasse meglio, allora gli domandai se voleva venire alla spiaggia a raccontarci cosa era successo e lui, sempre borbottando le stesse frasi, mise le mani sul manubrio e mi seguì a piedi. Arrivammo alla spiaggia dove gli altri mi aspettavano. Colsi l’occasione per non tirare fuori l’argomento della telecamera e annunciai a tutti che Mario aveva un fatto importantissimo da riferire.
Il Giambo si strinse attorno a Mario che si agitava sempre più. Le prime risposte furono incongruenti come quelle che aveva dato a me, ma ad un tratto cominciò a parlare di un ponte.
«Un ponte? Di che ponte stai parlando Mario?»
«Vogliono buttarlo giù, il Sancristoforo, lo prendono e lo buttano come si butta… una scarpa vecchia»
Il San Cristoforo erano i resti di un ponte sul fiume a un centinaio di metri dalla spiaggia. Istintivamente tutti noi girammo la testa in quella direzione. Lo vedevamo lì, transennato come sempre, perché era per metà crollato. Era un mezzo-ponte, un rudere che faceva ormai parte del paesaggio, ma nessuno di noi ne avrebbe sentito la mancanza se fosse andato giù davvero, perché nessuno l’aveva mai usato o sapeva da quanto fosse in quelle condizioni.
«E’ solo un ponte rotto, Mario, non serve a nessuno… perché te la prendi tanto?»
Mario sembrò irritarsi ancora di più e andandosene ripeteva: «E no bello, no no… non si fa così. Non è rotto, no…»
Era un po’ inutile ragionare con Mario su quella questione e i giorni seguenti chiedendo ad amici e parenti non capivamo il perché di quel suo allarmismo, visto che nessuno sembrava aver sentito della decisione di abbattere i resti del ponte.
Una mattina, invece, spuntò un grande cartello giallo vicino al ponte che ne annunciava lo smantellamento il 1° giugno 2008. Mario aveva ragione! Con Giampaolo, Paul, Michele e Serenella lo cercammo per le strade del quartiere e appena Michele lo trovò al parco ci fece uno squillo perchè lo raggiungessimo. Quando arrivammo lì, Mario era intento a riordinare la sua scatola di foto seduto sulla panchina, sbuffava come una caffettiera e sembrava ne cercasse una in particolare. «Sancristoforo!» disse ad un tratto a voce alta «Sancristoforo, intero, una volta. Non è rotto, è intero…» Ci mostrò una foto in bianco e nero del vecchio ponte. Era stato in effetti un ponte dignitoso che collegava le due rive. Sopra si vedeva passare della gente e pure la linea del tram.
«Tu eri bambino quando il ponte funzionava, Mario?»
«Da bambino sì, coi bambini a Torpino, tutti insieme. Torpino e Manifalco… Manifalco e Torpino. Un ponte intero, un paese intero. Da bambino, sì.»
Quel vecchio balengo parla davvero in modo buffo, ma sa farsi capire quando vuole. Tra le frasi a stantuffo di Mario capimmo che il ponte San Cristoforo era stato importante per il nostro paese e non solo. Torpino doveva essere stato, assieme al nostro quartiere, un'unica città. Un tempo non c’era un “di qua” e un “di là” della riva, ma una bella cittadina attraversata dal fiume, punto e basta.
Raccontammo la cosa al resto del Giambo e per contagio le nostre famiglie furono interrogate sulla storia del ponte. Alcuni dei genitori confermarono la versione di Mario, ma non ne sapevano molto di più, mentre la nonna di Marika le raccontò di quando andava al mercato di Torpino con il padre a vendere le uova, passando proprio per il ponte. I più anziani del quartiere ricordavano personalmente il ponte integro e come fu che durante la guerra venne fatto saltare. I ricordi erano chiari e pieni di nostalgia su quanto fosse essenziale e bello quel collegamento, ma tutto diventava confuso attorno al perché il ponte era stato minato, perché non si era voluto ricostruire finita la guerra, perché i due quartieri erano diventati due paesi autonomi e così via.
«Io ho pensato una cosa» disse un giorno Allegra «secondo me si possono raccogliere le foto del ponte com’era una volta e fare una specie di mostra ai piedi del ponte stesso. Così la gente vedrebbe che non è inutile e magari lo rimettono a posto.» L’idea piaceva a tutti, fu per questo che partimmo dal gruppo anziani della parrocchia per andare poi nel centro “Argento” dove lavorava la zia di Marika a pubblicizzare la cosa. I nostri genitori ci aiutarono a portare dei pannelli al San Cristoforo e il materiale fotografico vi fu sistemato assieme anche a qualche fotocopia di libro che avevamo fatto in biblioteca e ad alcune testimonianze scritte da noi raccolte. Stavamo attaccando il titolo della mostra “GETTARE” non vuol dire solo “BUTTARE VIA” …quando un gruppetto super-rumoroso di manifestanti si fece avanti con striscioni, tamburi e fischietti.
«Siamo con voi ragazzi! Dobbiamo lottare contro questa amministrazione fatta solo di ladri e imbroglioni!» ci dissero e poi urlarono uno slogan del tipo: “Il ponte non si abbatte per le vostre malefatte!!!”
Alcune signore scalmanate agitavano cartelli con insulti al sindaco e a tutta la giunta, poi si piazzarono sulla provinciale bloccando il traffico e mandando su tutte le furie gli automobilisti. Ai tamburi e ai fischietti si unirono centinaia di clacson… fu l’inferno.

«La fanno diventare una questione politica per andare contro l’amministrazione, quella è tutta gente messa su dall’opposizione te lo dico io. Non gliene importa niente del ponte!» Non è che mio papà avesse grande simpatia per la giunta comunale, ma non sopportava le strumentalizzazioni - come le chiama lui - e soprattutto era infuriato perché una semplice idea di ragazzi era stata scippata e usata in malo modo per aggredire e dividere. I blocchi della provinciale continuavano e la polizia doveva venire ogni tanto a portare via i manifestanti. C’era una grande tensione tra gli adulti che pur di litigare tiravano fuori storie vecchie come il cucco, dai partigiani ai tradimenti, a ritorsioni che forse avevano avuto a che fare con la storia del ponte, ma che ora sembravano solo pretesti per darsi contro.
Qualcuno arrivò perfino ad incendiare un’auto davanti al Municipio e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. La zona del ponte fu presidiata dalla polizia e a nessuno più fu permesso di manifestare intralciando il traffico. Solo una cosa non si era fermata: la nostra mostra era silenziosamente cresciuta. Molti infatti avevano continuato a portare immagini, racconti, oggetti e non trovando più spazio sui pannelli avevano lasciato il loro contributo sui resti del ponte.
Una sera un anziano e distinto signore che aveva portato al San Cristoforo un frustino da cocchiere si accorse che sulla riva di Torpino c’era un uomo altrettanto anziano che conosceva di vista e che stava anche lui deponendo un ricordo sull’altra sponda. Infatti anche dall’altra parte la gente aveva iniziato una mostra come la nostra, proprio dove un tempo il ponte arrivava. Vedendo esaurito lo spazio, il signore di qua attirò l’attenzione del signore di là e si scambiarono qualche battuta. Io non c’ero, ma sembra sia andata proprio così. I due si lanciarono una corda e la fissarono al ponte da una parte e ad un lampione dall’altra, poi ne sistemarono un’altra che scorreva e sopra cominciarono ad attaccarci le foto e gli oggetti che non erano sui pannelli… Per tutta la notte non fecero altro che quello.

Il nostro sindaco entrando nel suo ufficio la mattina dopo aprì le finestre che davano sul fiume e pensò di avere un’allucinazione. Il San Cristoforo era intero. Si stropicciò gli occhi e riguardò bene, poi mise a fuoco tutti quegli oggetti che pendevano dalle corde e si grattò la testa. Una nuova idea si faceva strada nella sua mente.

Quarta fase

Ecco, a voi questa storia non sarà sembrata così “incredibile” come avevo annunciato, ma forse per qualcuno un po’ lo è stata… come la faccenda del ponte di “San Cristoforo”, che vi assicuro è andata proprio come ve l’ho raccontata, anche se nessuno poi mi ha saputo dire chi erano i due signori che di notte hanno “ricostruito” il ponte. Ma, sinceramente, a me importa poco saperlo, perché l’importante è che l’abbiano fatto e che quella mattina il sindaco abbia aperto lui il balcone, invece che farlo fare al suo segretario.
Per quelli che muoiono dalla voglia di sapere se il ponte è stato salvato… li accontento subito: si è deciso di ricostruirlo come dalle foto antiche, così si potrà andare da Torpino a Manifalco in 2 minuti pur restando due comuni divisi. Ma questo forse si era già intuito, la cosa che nessuno si aspettava però è che il sindaco ha voluto conoscere i ragazzi e le famiglie che avevano avuto l’idea iniziale della mostra (cioè noi!) ed è venuto addirittura giù alla spiaggia! Ci ha promesso una festa grandiosa per l’inaugurazione del San Cristoforo, che, se tutto va bene, sarà a settembre. Poi ci ha lasciato tutti a bocca aperta perché ha detto che le giunte dei due comuni hanno approvato di far mettere una targa sul ponte che ricordi quello che è successo e ci saranno sopra anche i nostri nomi e perfino quello del signor Mario… ma vi rendete conto?!! W Il Giambo!

E adesso? - uno dice – Ci sono le vacanze estive… finisce tutto qui.
Io sono partito per primo perché vado sempre dai miei parenti nella regione da cui proviene la mia famiglia e sto lì 3 mesi, fino a che non è ora di tornare a scuola. Per cui sono quello che soffre più a lungo la mancanza della spiaggia (e voi adesso sapete che non parlo di quella di “Rimini”!)
Ho fatto così tante nuove amicizie in questi mesi e ho “stretto” quelle che già tenevo che mi è dispiaciuto più delle altre volte partire, però l’ultima volta che sono stato con il Giambo abbiamo avuto un’idea favolosa.
Ci siamo scambiati gli indirizzi dei nostri luoghi di vacanza e quelli di posta elettronica (per chi ce l’ha), Salvatore, che è uno che smanetta parecchio al computer e che rimane in paese quasi tutta l’estate, perché suo padre fa il fornaio, ha addirittura aperto una casella: giambo@libero.it . Tutti quelli che scrivono messaggi a questo indirizzo Patrizio li legge e li gira agli altri che si possono collegare, oppure stampa i messaggi per chi è a casa in quel momento o ai più piccoli che non usano Internet (tranne Allegra che con suo papà naviga “alla grande” e ci manda almeno 2 mail alla settimana!). La mia estate adesso è ancora più bella, sto mettendo via ogni messaggio che mi arriva e anch’io scrivo a Patrizio di tanto in tanto, mi sembra di avere qui ogni mio amico… non ci credete? Leggete un po’ dei messaggi qui sotto e poi ditemi se non è vero!

Ciao raga!!!
Notizie super da sopra i mille metri! Io e Annalisa siamo al campo-scuola diocesano. E’ bellissimo! ma che dico “bellissimo”?… “SPAZIALE!!!” Ci sono un sacco di ragazzi e abbiamo fatto amicizia con tutti. Gli educatori sono in gamba e c’è un certo Toni che fa morire da ridere. Don Peppino è bravo e non ci fa pesare neanche un po’ i momenti di preghiera o la Messa (vi ricordate come era preoccupata Annalisa prima di partire?!). Ci stiamo accorgendo di quanto sia bello stare insieme a tante persone diverse, divertendoci e imparando, ma abbiamo anche capito attraverso l’attività di oggi quanto per noi il Giambo sia un vero TESORO!E’ per questo che vi stiamo scrivendo e vi ricorderemo anche nella veglia alle stelle di ‘stasera. Saluti a tutti, baci e abbracci ad ogni membro del MITICO GIAMBO!
Le “sorelle coccodè” ovvero Serenella e Annalisa


Ciao, sono Dorita.
Tutto bene e voi? Vi ricordate che vi avevo scritto di quei 3 ragazzi rumeni che sono venuti a stare in via “Sassaiola”? Beh, ci hanno visto giocare a spassetta alla spiaggia, mercoledì e ci hanno chiesto di unirci a noi… io, Patrizio e gli altri due non sapevamo bene cosa dire loro e abbiamo inventato la scusa che era tardi e dovevamo tornare a casa. Un po’ era anche vero, ma la realtà è che non ci fidiamo di loro perché non li conosciamo. Voi che dite? Abbiamo sbagliato? Dateci presto un consiglio, perché quelli torneranno e non è giusto inventare altre scuse… Kiss! Dori

Cara Dorita, sono Allegra e ho fatto leggere il tuo messaggio anche a papà. Ne abbiamo parlato assieme e pensiamo che sia importante non perdere lo spirito del Giambo. Le persone vanno accettate, mettete subito in chiaro le regole per giocare bene, ma non escludeteli perché sono “stranieri”. Il mio papà ha detto anche che potete farvi spiegare un gioco che si fa dalle loro parti, così quando torniamo lo giochiamo tutti assieme. Ciao!!! Allegra

Sono arrivato da tre giorni al mare. E’ un bel posto e c’è anche la piscina. Ci sono tanti bambini in questo condominio e nessuno sapeva giocare a tornello, così glielò insegnato io. Mi sto facendo nuovi amichi, ma non mi scordo di voi. Ciao a tutti da Paul.

Ehi, l’altra sera ho pensato ad una cosa: se nei posti di vacanza diamo vita ad altri gruppi di amici più piccoli, ma come il nostro, li possiamo chiamare “giambonetti”?!HAHAHA… ok, era solo una battuta.
Salva

Ragazzi è un disastro! Questo posto è un mortorio!! E poi piove in continuazione.
Ci sono solo vecchi e donne con bambini pestiferi. Neanche l’ombra di un gruppo decente di ragazzi della mia età, ho paura che ‘ste due settimane saranno una tortura. Mia mamma dice che devo smetterla di lamentarmi, ma io non ho nemmeno la bici per andarmi a fare un giro. Potrei noleggiare una mountain bike, ma con quello che costa mi sa che lo potrò fare una volta o due. L’unica cosa interessante che ho fatto fino adesso, visto che non c’è mai stata una giornata di sole completa, è stato scrivere una favola per un concorso lanciato dalla Pro-loco e io mi sono ispirato alla storia del nostro “San Cristoforo”. Speriamo che piaccia e magari vinco un premio per non morire di muffa… saluti bagnati da Giampaolo


Patrizio chiama Giambo… rispondi Giambo…
Ola ragazzi! Notizie fresche da Manifalco. Alcuni ragazzi di Torpino, che conoscono Michele, sono venuti alla spiaggia ieri e ci hanno chiesto se eravamo noi quelli del ponte. Ci hanno raccontato che in via Strozzi la polizia ha fatto un blitz e ha arrestato degli spacciatori, ma noi lo sapevamo già perché era su tutti i giornali e anche sul TG regionale di domenica. Dicono che la gente lì attorno si lamenta sempre e che vogliono mandare via tutte le famiglie delle palazzine. Insomma c’è un po’ di tensione. Non so perché siano venuti proprio da noi, ma sembra che con la loro ludoteca abbiano avuto l’idea di aprire uno spazio giochi in via Strozzi per i bambini piccoli che giocano in strada. Vorrei tanto che foste qui a darci una mano, ma anche a distanza forse potete dare un contributo. Intanto io, Salvatore, Annalisa e Serenella (che sono tornate dal campo tutte gasate ;-)) abbiamo pensato di coinvolgere Monica quella dell’oratorio per farci venire delle idee su come muoverci. Chi ha qualche genialata è pregato di farsi vivo! Il Giambo non va in vacanza. Lunga vita al Giambo!!
Tizio


Scesa dall’aereo e sulla strd x casa. Nn vedo l’h di raccontarvi tutto.Baci! Marika


ABBIAMO VINTO!!!!CAMPIONI DEL MONDO… CAMPIONI DEL MONDOOOOooo…
No ragazzi, non sono impazzito più di quanto non lo fossi prima, è che il mio racconto è arrivato primo al concorso “Raccontami una favola” e noi… tutti… ABBIAMO… vinto! Non ci credevano che la storia fosse ispirata ad una cosa realmente accaduta e me l’hanno fatta raccontare al pic-nic organizzato dalla Pro-loco davanti ad una cinquantina di persone! (ammetto, mi vergognavo come un ladro). Dopo mi hanno premiato con una targa che vi farò vedere appena torno a casa. La cosa assurda è che un sacco dei vecchietti vacanzieri che erano al pic-nic mi hanno fermato per farmi una valanga di domande. Erano rimasti colpiti dal fatto che per la storia del ponte abbiamo coinvolto anche gli adulti e gli anziani del paese. Tutti mi hanno fatto i complimenti, ma io so che valgono per tutto il Giambo. Non solo il premio mi ha cambiato le vacanze. Mi sentite un po’ su di giri perché adesso più di qualcuno dei vecchietti mi saluta quando vado in paese a comprare il pane (non sono poi tanto male sapete) e ho fatto amicizia con una coppia del posto che ha una casa vicino alla segheria. Lui si chiama Bepi e sua moglie Marianna. Lei fa delle torte ai mirtilli da leccarsi i baffi e Bepi mi ha insegnato ad andare a funghi e mi ci porta anche qualche volta quando è ancora buio. Eppoi ha messo a posto per me la vecchia bici arruginita di suo figlio, facendomi una mega sopresa un giorno che l’ho trovata sotto casa. Raga, ho di nuovo le ruote!!!! Con la bici mi sembra di essere rinato, vado in giro dapertutto, anche se pedalare in montagna è la morte dei polpacci, almeno mi faccio un po’ di muscoli e poi vedete come vi batto a tornello… Riccardo trema!
Insomma anche se non ho trovato gente della mia età, me la sto spassando lo stesso e Bepi mi ha insegnato davvero un sacco di cose. Il tempo è migliorato, ma alle 5 piove sempre. Poi passa. CIAOCIAO! Giampaolo


Ciao Giampaolo, ciao a tutti. Ho letto il messaggio che hai mandato, sono proprio felice per te. Anche io ho lasciato la nonna per andare un po’ in montagna e volevo raccontarvi che ci siamo persi sulla strada del rifugio. Siamo andati con i miei genitori, mia cugina (e naturalmente Pallina) nel bosco e ad un certo punto il sentiero arrivava ad un bivio. Mio papà ha detto andiamo di qua e mia mamma, no, andiamo di là. Ha vinto mio papà e così ci siamo arrampicati fino ad un certo punto e poi davanti c’era solo la roccia e bisognava essere stambecchi per andare avanti. Ci siamo messi a ridere e abbiamo detto a papà che lui non avrebbe più guidato. Lui ci ha chiesto scusa. Io ho pensato che qualche volta si può anche sbagliare strada, ma l’importante è saperlo ammettere e tornare indietro per prendere quella giusta. Vi saluto anche il mio papà “pasticcione”. Ciao!ALLEGRA


Il giudice ha deciso di affidarmi alla mamma, ma lei si deve trasferire a Torino da sua sorella. Ragazzi le nostre strade si dividono, io però vi porto con me perché siete e sarete sempre i miei amici del Giambo. Sapete che non sono bravo in queste cose…
Un abbraccio forte. GRAZIE di tutto, vi scriverò. Michele


Ciao, volevamo dirvi che i Benedetti al completo domani partono per andare dagli zii a Montefurbo, non sappiamo se lì troveremo un gruppo di ragazzi a cui presentarci. Faremo un giro in parrocchia e vediamo se c’è qualcosa, se no romperemo le scatole al prete del posto… Roberta insiste perché vi dica che lì vicino c’è anche un maneggio e la mamma le ha promesso che ce la porterà (dovevo scrivervelo, se no non mi lasciava più in pace). Sono un po’ preoccupata per il fatto che lì non conosco nessuno… qualcuno ha consigli da darmi? Come avete fatto voi a “rompere il ghiaccio”?
Ci vediamo tra tre settimane. BACI! Sere, Roberta e “il poliziotto”

P.S.: a Lorenzo è caduto un altro dente. La formica gli ha portato 2 euro. Anche lui ci teneva a darvi le sue news!




A.C.R. 2007-2008




Il cammino ACR 2007/2008
SuPerStrada, con Te!

Anno della COMPAGNIA
Iniziazione alla vita della Chiesa – vita di comunione e fraternità nella Chiesa di Gesù

Nell’anno della categoria della compagnia, in cui l’accento è posto sulla Chiesa, sull’appartenenza alla comunità cristiana, vogliamo guardare alla Chiesa come al luogo della missione, in cui il singolo si sente accolto, amato e sciolto da schemi rigidi, che lo privino delle sue libertà o gli facciano perdere parte della sua umanità.
L'idea di Chiesa che emerge è che vivere nella comunità cristiana non spinge la persona fuori dal mondo, in una realtà ovattata, ma la inserisce nella dimensione apostolica, propria del cristiano, che la porta a fare un'esperienza di fede che non si limita alla parrocchia o al singolo gruppo, ma valicando tali confini, si spinge verso una concezione ecclesiale universale: una Chiesa aperta.
Ciò vuol dire che il cristianesimo non toglie nulla alla dimensione umana, anzi, la esalta! Allora ecco l’annuncio: essere cristiano significa essere "pienamente uomo" – perché Cristo ci ha mostrato questo in ogni suo “respiro” fatto su questa terra.
L’esperienza che la Chiesa offre è un’esperienza missionaria che non può essere vissuta singolarmente, ma si realizza insieme agli altri. La Comunità è intesa come realtà aperta in cui fare un’esperienza ecclesiale bella, dove la missione non è intesa solo come "andare verso", ma far sì ognuno si apra all'altro, gli faccia spazio nella sua vita, si ponga verso il prossimo con l'atteggiamento di chi si dona, ma al contempo necessita dell'altro, per sentirsi pienamente una persona. La comunità diventa inoltre il luogo in cui vita e fede si sintetizzano e si fondono.

LA DOMANDA DI VITA – Prossimità/Accoglienza

Anch’io?

La domanda di vita di quest’anno, nella ciclicità collegata al triennio della categoria, è una domanda di prossimità - accoglienza, nel nostro caso “storicizzata” attraverso il taglio dell’essere chiesa missionaria che desideriamo caratterizzi la proposta 2007-2008.

Questa domanda racchiude in sé l'idea di chi si trova inserito nella realtà quotidiana, così varia, frenetica, contraddittoria, a volte problematica, della quale ciascuno certamente non ha totale consapevolezza, ma in cui ogni ragazzo cerca di percepire il suo compito nel quotidiano e l'importanza della sua presenza nella realtà.
Si tratta della tipica situazione in cui il ragazzo sente di essere uno tra tanti, una persona in mezzo a tante altre, ma chiede di avere un ruolo, di comprendere il senso della sua presenza nei luoghi in cui vive, di prendere parte insieme agli altri alle situazioni quotidiane, né da persona in primo piano, né da spettatore, ma da corresponsabile. L' appartenenza del singolo ad un gruppo, ecclesiale o no, alla comunità cristiana non è esclusiva, ma comprende anche lui e lui si scopre parte indispensabile di un’unità più grande.

Tre piste per declinare la domanda di vita

DOMANDA DI ASCOLTO
La qualità dei rapporti con le figure di riferimento e con i coetanei.

Quanto è significativa la presenza del “prossimo” accanto ai ragazzi e quanto essi stessi sono presenze vere, incisive, indispensabili per gli altri.
I ragazzi, oggi, si trovano ad essere costantemente monitorati dalla presenza “formale” di un adulto, ma praticamente soli perché nessuno li ascolta. Tutti sembrano sentire, ma pochi ascoltano veramente. Il sentire è legato all’immediatezza alla risoluzione di un bisogno, ad una risposta imminente; l’ascolto implica la pazienza, la fatica dell’empatia, che rimanda sempre a qualcosa di più profondo, che richiede di essere ripreso, sviscerato, pensato.

A volte sembra che il mondo degli adulti sia più preoccupato dei pericoli che ruotano attorno ai ragazzi e di tenere lontane tutte le "tentazioni negative", piuttosto che accompagnarli a prendere consapevolezza che i problemi non si allontanano, ma sono i ragazzi, con la propria intelligenza, maturità e mediante l’accompagnamento delle figure educative, a dover prendere le distanze da ciò che si presenta come pericolo.
Ogni giorno i ragazzi sono affiancati da guide che dovrebbero accompagnarli nella crescita per diventare buoni cristiani, bravi cittadini (oltre ai genitori, insegnanti, istruttori vari, parroco, educatori, ecc), ma dietro ad una presenza, anche molto professionale, qualificata si nasconde spesso un’incomunicabilità e una triste freddezza nei rapporti. I ragazzi spesso e volentieri vengono trattati come coloro che devono imparare delle nozioni, delle regole, dei modi di fare, ma dove la loro sfera emotiva è come se dovesse essere scissa dalla vita reale.

DOMANDA DI IMPEGNO/RICONOSCIMENTO DI ESSERE PERSONA
Corresponsabilità

I ragazzi inoltre comprendono di non essere amorfi, che non necessitano di essere modellati da altre persone, ma che nel mondo sono “laici corresponsabili”. I ragazzi dovrebbero prendere coscienza dei loro doni, del loro essere Chiesa, dell’essere parte del popolo di Dio, corresponsabili nel mondo.
Esiste una profonda incongruenza tra parlare di doni, carismi, di potenzialità di una persona (oggi, in qualsiasi settore, non si fa altro che parlare di competenze!!!), se questi vengono spesso considerati in maniera asettica e non come riflesso del divenire maturi, del diventare grandi di un ragazzo. Che senso ha parlare di doni se questi doni non vengono legati al progetto che Dio ha su ciascuno e soprattutto se non si scopre che il mettere in circolo questi doni ricevuti dal Signore, equivale a dire fare un’esperienza di Chiesa, diventare corresponsabili?
La Chiesa diventa la famiglia in cui i ragazzi cercano e trovano risposte alle loro domande di uomini e donne “in crescita”. Il ragazzo diventa consapevole di avere un “baricentro”, una comunità di riferimento fatta di persone adulte (e adulte nella fede) con cui paragonarsi, valutare tutto e tenere ciò che è buono… una comunità che lo genera e lo accompagna nella fede e che gli offre la possibilità di ritrovare sempre le sue radici in Cristo, per camminare nel mondo con serenità… senza farsi “portare via” dal primo vento seduttore.

La domanda di vita declinata per fasce d'età

6/8
Per i bambini più piccoli è SENTIRSI ACCOLTI nei luoghi della vita quotidiana ASSUMENDO in prima persona delle RESPONSABILITA'
I bambini chiedono:
di essere accolti per ciò che sono in tutti i loro ambienti di vita;
di essere “semplicemente” ascoltati, sempre, in tutti i luoghi che frequentano e di avere la possibilità di esprimersi;
di dare il proprio contributo alla missione della Chiesa nello stile della corresponsabilità;
di poter scegliere di vivere e gestire il proprio tempo.

9/11
Per i ragazzi più grandi è voglia di SENTIRSI ASCOLTATI, CAPITI e ACCOMPAGNATI nei luoghi che abitano
I ragazzi chiedono:
· ascolto, attenzione libera e gratuita…fino in fondo!
· di mettersi accanto, di vivere la missione a “loro misura”
· che l’altro gli si faccia vicino, con la voglia di guardarlo dentro, con occhi attenti e amorevoli, sinceramente interessati
· di capire il proprio essere “prezioso” per scoprire il proprio e unico posto nel “mondo”

12/14
Da una domanda un po' impaurita Chi, io ?, i ragazzi passano ad una domanda ricca di speranza: Ci sono anch'io, ci posso stare anch'io?, quando scoprono di avere un ruolo.

Essi chiedono:
di sperimentare diverse forme di relazione e viverle in diversi ambienti (la scuola, la famiglia, il gruppo della parrocchia, lo sport...), anche se a queste relazioni, quotidiane, essi si dispongono talvolta in modo contraddittorio.
vicinanza, accoglienza, capacità di ascolto, ma anche possibilità di sperimentare e di sperimentarsi, di provare a stare su da soli.
alla strada, come luogo della quotidianità, di sperimentare relazioni che li facciano crescere, in quel modo meno protetto che offre loro la famiglia o la scuola. Qui trovano la possibilità di essere più spontaneamente se stessi.
che la strada li aiuti a uscire da sé, a scoprire la sofferenza dell'esclusione o l'entusiasmo dell'inclusione, a sperimentare nuove relazioni e nuovi ruoli, che li vedono davvero crescere.Così si sentono interpellati a partecipare ad un progetto che, da personale, viene condiviso con gli altri.


IL BRANO BIBLICO
Matteo 28, 16-20


16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. 17Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. 18E Gesù, avvicinatosi, disse loro: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. 19Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, 20insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".

Il testo scelto fa riferimento alla comunità ecclesiale, da cui emerge la dimensione della comunità cristiana, che assume il compito e il senso della testimonianza. L'atteggiamento degli undici da un lato fa trapelare la gioia che li fa adorare Gesù, ma dall'altra fa sperimentare loro il dubbio, la fatica di credere, di fidarsi. L'immagine che viene fuori è una Chiesa pasquale, una comunità cristiana che elabora un modo nuovo di essere comunità, il risorto rimane nella sua Chiesa "fino alla fine del mondo". La comunità cristiana trova il senso del suo essere a partire dalla relazione col Signore Gesù: nei racconti pasquali, il Signore non cerca mai un rapporto con le singole persone, ma sempre con un gruppo (i discepoli di Emmaus tornano e raccontano, Maria di Magdala corre a raccontare, ecc). La comunità cristiana sperimenta la presenza costante del Risorto, non la partenza dalla terra o l'assenza.
La missione appare un'opera complessa: i discepoli pur essendo pochi sono chiamati ad essere segno, la comunità assume il compito di andare, riconosce di avere un debito col mondo e và ad annunciare senza limiti di confini e senza escludere nessuno.
Il nostro intento, quest'anno, è aiutare i ragazzi a comprendere la bellezza della comunità cristiana evidenziando la dimensione apostolica. L'apostolo è colui che rafforza la sua fede nel donarla e tutto ciò non può non avvenire in forma comunitaria. La gioia del Signore incontrato mi rende impaziente di condividere quell' incontro che mi ha cambiato la vita, con altri.
L'idea di una comunità che testimonia “andando” ci aiuta a superare il dualismo formazione- missione. Non ci si forma e poi si va, ma le due cose vanno di pari passo: vivere la fede all'interno delle relazioni dinamiche del gruppo, aiuta il ragazzo a testimoniare il risorto.
La comunità non è il nido che ovatta e che ripara dalla relazione col mondo, ma la Chiesa riconosce di essere in debito col mondo, di avere una responsabilità nei suoi confronti.


L’INIZIATIVA ANNUALE 2007-2008

SUPERSTRADA, con Te!
Su, forza, andiamo…! Chissà quante volte, dai nostri genitori, ci saremo sentiti ripetere questa frase quando eravamo ragazzi… magari perché ci pesava muoverci dal luogo dove eravamo o perché proprio non ci andava di camminare! Proprio questo invito a “muoversi” - ovviamente con toni e contenuti diversi – ci aiuterà, in questo anno associativo, a camminare spediti sulle strade della nostra vita.
Su, per strada! E’ l’invito ad uscire dalle nostre certezze per andare incontro all’altro, per
testimoniargli, con gioia nel cuore, tutto il nostro amore per il Signore! E’ un invito rivolto a tutti i ragazzi dell’Acr perché possano prendere consapevolezza di essere, come gruppo, missionari tra i loro coetanei, portando la gioia e la freschezza dell’essere amici con Gesù a tutti coloro che incontrano. Con te: perché questa esperienza non va fatta da soli, e con la certezza della compagnia del Signore.

La strada
La strada è il luogo in cui ci si incontra o semplicemente ci si incrocia; è il luogo in cui si sta insieme o si passa dritti senza neppure guardarsi in faccia; il posto in cui si condividono giochi, discorsi, passeggiate, litigate, gioie, informazioni, ecc o non si condivide nulla, se non il percorso che ci porta a raggiungere una destinazione; è il posto in cui si impara a relazionarsi o si rimane soli con se stessi.
La strada rappresenta il luogo dell’ordinarietà, della quotidianità, è il raccordo tra la nostra casa e le altre case; le nostre certezze, abitudini, preoccupazioni e il resto del quartiere, nei confronti del quale magari nutriamo un certo sospetto; è il raccordo tra la soggettività di ciascuno e il resto del mondo; è la possibilità che mi viene data affinché possa crescere con gli altri e prendere consapevolezza del mio io.
Paradossalmente la strada diventa anche il luogo in cui ci si può perdere, in cui la realtà si presenta nella sua forma più spietata, dove la logica della violenza regna sovrana ...

All'interno dei percorsi evangelici la strada è fondamentale: è il luogo in cui Gesù incontra le persone, le chiama, annuncia loro la salvezza, ma è anche il luogo in cui si cammina verso la Pasqua, dove i discepoli crescono nella conoscenza di Gesù, nella qualità della sequela.
Infine è il luogo in cui preparare l'incontro con Gesù: la strada è il luogo che dice la possibilità di un'esperienza di fede reale, un'esperienza di fede ordinaria che va oltre i recinti (spazio-temporali) del sacro.
Non esiste un’unica strada, ma in ognuna di esse si può fare esperienza di Chiesa e incontrare Gesù nel prossimo...
L'idea di Chiesa che il ragazzo sperimenta quest'anno è una Chiesa aperta, i confini della quale diventano invisibili, la Chiesa appare priva di porte e finestre, uno spazio che si espande sul territorio accogliendo ciò che esiste intorno e in cui la strada stessa diventa parte della Chiesa.

La strada che vogliamo intendere è sicuramente una strada reale, un luogo concreto, che appartiene alla vita quotidiana in cui i ragazzi si incontrano, fanno esperienza, sbagliano, imparano, intrecciano relazioni, superano alcune paure, diventano più forti o più vulnerabili, imparano a discernere il bene dal male, confrontano la propria vita con tutto ciò che è fuori.
La strada è anche un importante luogo evangelico…nei tre anni della sua vita pubblica Gesù percorrerà in lungo e in largo le strade della Palestina, per strada incontrerà e si farà incontrare, la strada è il luogo privilegiato dell’annuncio, della missione.
In fondo fin dalla fanciullezza di Gesù ci sono episodi legati alla strada o quantomeno al cammino (ad es. quando durante il pellegrinaggio a Gerusalemme con i genitori si “perde” per parlare con i dottori del tempio..), che si richiamano immediatamente alla sua missione nel mondo. Attraverso la strada Gesù incontra il quotidiano dell’uomo…lo va a cercare.
Questo dovrebbe essere l’atteggiamento irrinunciabile di ciascun cristiano e della Chiesa intera: mettersi in cammino verso l’altro. Un cammino che non è solo legato ad un fatto motorio, fisico, ma che è soprattutto una condizione dello spirito, una dimensione di apertura e accoglienza dell’altro. Maria è un grande modello!
Anche oggi, nonostante l’aspetto urbanistico e la funzione sociale delle nostre strade siano cambiati, è possibile fare esperienza di Gesù per strada e lì trovarsi inaspettatamente e involontariamente di fronte ad occasioni di annuncio e testimonianza ai fratelli della bellezza del Vangelo.
Infine, non dobbiamo trascurare che la strada, almeno quella vissuta da Gesù, è un tutt’uno con la dimensione della compagnia…lui non va da solo ad annunciare la salvezza agli uomini, prima di partire sceglie dei compagni di viaggio, non perfetti, ma indispensabili e chiede loro di seguirlo fino alla strada del Golgota (percorre anche la strada del dolore).
Quest’anno sono privilegiate situazioni fortemente verosimili, perché non solo a volte la realtà supera la fantasia, ma soprattutto perché è importante far passare l’idea che è nel concreto del vissuto di ciascuno di noi che deve giocarsi l’annuncio del Regno di Dio. Gesù e la sua chiamata ad essere apostoli di gioia tra i fratelli non sono una bella favola “inventata” dagli educatori e dal don per tener buoni i ragazzi e non per non far seguire loro cattivi modelli; Gesù è una presenza viva qui e oggi e se lo si accoglie, viene a trasformare la storia personale di ciascuno.

Per questo i ragazzi, si mettono alla scoperta dei coetanei che come loro abitano le strade del quotidiano, per coglierne, attraverso l'ascolto, l'accoglienza, l'apertura all'altro, la ricchezza e la gioia di essere figli di Dio e amici di Gesù (mese del ciao); sono chiamati a scoprire le situazioni territoriali e sociali distanti da loro, favorendo occasioni di dialogo, di condivisione e di incontro all'insegna della pace (mese della pace); sono chiamati a vivere il proprio essere testimoni andando incontro agli altri, nello stile della corresponsabilità, testimoniando la bellezza dell’amicizia con Cristo e impegnandosi, in base ai doni ricevuti, alla realizzazione dl regno di Dio (mese degli incontri); ricercano forme di impegno che li rendano capaci di forme di attenzione nei confronti di tutti gli uomini e di continuare ad essere compagni di strada delle persone, che Gesù mette loro accanto (T.E.E.)

La storia
Quest'anno la storia che accompagnerà i bambini e i ragazzi dell'ACR sarà meno ricca di elementi fantastici è più vicina alla realtà quotidiana. Nell'anno della compagnia, in cui c’è una forte sottolineatura del gruppo e in cui il tema della strada ci riporta vertiginosamente nella realtà di ogni giorno, abbiamo scelto di far accompagnare il cammino formativo da una storia che parlasse dei ragazzi visti nella loro quotidianità, con dinamiche molto vicine alla loro vita ordinaria.
In un tempo in cui tanto spazio è lasciato al virtuale, soprattutto nelle relazioni, crediamo che parlare della vita vera dei ragazzi, nella loro routine e nella quotidiana normalità, aiuti i ragazzi stessi - ma anche gli educatori - a comprendere che nella vita di ogni giorno, a volte ritenuta scontata e già vista, ciascuno è chiamato a incamminarsi sulla via della santità, non da solo, ma accompagnato da tutte quelle persone che il Signore ci mette accanto.
Considerando inoltre il linguaggio così diverso dei bambini e degli adolescenti, abbiamo pensato di realizzare due versioni della storia i cui nuclei tematici centrali saranno comunque uguali:


- Una per i 6/8, più breve e più semplificata nel linguaggio, in cui sarà una bambina, Allegra, a raccontare, attraverso delle storie, quello che le è accaduto, rivolgendosi di volta in volta ad una persona diversa: mamma, papà, amica, il cane, ecc.


- Una per i 9/11 e i 12/14, più lunga e più articolata, in cui si sottolineano alcune situazioni tipiche di quest'età raccontate da un adolescente: Riccardo.


All’interno della storia troverete l’indirizzo di posta elettronica del gruppo giambo: gruppogiambo@libero.it. Questo indirizzo di posta elettronica è attivo! Sarebbe bello che i ragazzi lo utilizzassero, anche durante l’anno, per raccontare il cammino fatto, le esperienze vissute e condividere insieme la vita del gruppo Acr! Le mail mandate dai ragazzi (o dal gruppo) potranno essere utilizzate all’interno della stampa associativa o in un’apposita sezione del sito www.azionecattolica.it/settori/ACR.

SINTESI e STRUTTURA dei CONTENUTI fase per fase

1° fase - ACCOGLIENZA/ASCOLTO
In questa fase i ragazzi rifletteranno sulla riscoperta del proprio Battesimo come chiamata a far parte di una comunità (gruppo), a riconoscersi in relazione ad altri compagni di strada, tutti chiamati a svolgere una missione. Insieme e non da soli. L’accoglienza e l’ascolto sono due atteggiamenti che i ragazzi dovranno maturare nell’incrociare le strade dei loro compagni di viaggio.

2° fase - CONDIVISIONE/FERIALITA’ della pace
In questa seconda fase i ragazzi saranno aiutati a percepire come la Celebrazione Eucaristica Domenicale costituisce il cuore della missione, ed è il luogo in cui si svela il volto missionario della comunità cristiana. Saranno aiutati a prediligere relazioni di pace e di solidarietà.

3° fase - CORRESPONSABILITA’/MISSIONE
La missione è un compito di tutti. I ragazzi in questa fase saranno chiamati ad essere protagonisti della missione, nello stile della corresponsabilità, cercando di mettere i propri doni e le proprie capacità a servizio di tutta la comunità, condividendo le gioie e le fatiche di questo cammino.

4° fase - MISSIONE “SENZA FRONTIERE”
La missione diventa senza frontiere! I ragazzi saranno invitati a tessere relazioni vere, disinteressate a 360°, sperimentando la compagnia di Gesù che dona il coraggio di rendere belli e nuovi tutti i luoghi che abita - sia nell’“ordinario” che nello “straordinario”- e a farsi compagni di strada di chi incontreranno.