giovedì 13 marzo 2008

...mi basti TU!

VADEMECUM per la proposta formativa ACR 2008-2009
a cura della Commissione Itinerari Formativi Azione Cattolica dei Ragazzi

Categoria della sequela - Conversione al Vangelo della vita

Dal Progetto Formativo (§ 5.1)

Tale passaggio a una fede sempre più personale al Dio di Gesù Cristo, non consiste nell’assenso solo intellettuale a una serie di verità astratte, ma nell’adesione intima, esistenziale, fatta nella libertà e nell’amore, a un Tu personale che chiama a vivere con sé. Questa è l’esperienza dei primi discepoli; è quella dei santi di ogni tempo; questa è la conversione, l’allargamento di orizzonte che permette di collocare l’esistenza dentro un disegno più grande e cambia lo sguardo: un evento che ha in sé qualcosa dell’innamoramento.
Qui sta l’inizio di una relazione personale con il Signore Gesù: essa progressivamente coinvolge l’intelligenza, forze e cuore, facendo scoprire la ricchezza dei doni ricevuti.
Al dono di Dio si risponde con la vita, che cambia nella misura in cui ricalca le orme di Gesù e per questo diventa straordinariamente ricca, aperta a prospettive inedite, segnata com’è dal paradosso delle beatitudini evangeliche. Ciò che è accaduto ai primi discepoli non può che accadere ai discepoli di tutti i tempi: non si può dire di sì e continuare a vivere come prima. Questo spinge anche alla condivisione del dono ricevuto, attraverso la missione. La risposta al dono di Dio dà dunque un’impronta nuova all’esistenza, perché impegna – ad ogni età della vita – all’ascolto e alla preghiera, al discernimento, che rende liberi, a vivere ogni giorno la novità dell’esistenza e a far trasparire nella vita quotidiana i tratti di un’umanità realizzata e piena. La ricerca, la scoperta, la conversione e la missione sono tappe necessarie e costanti di una vita da discepoli.

Linee unitarie:
- Vangelo di Marco

Nell’anno della sequela vogliamo aiutare i ragazzi e a vivere un’esperienza consapevole del discepolato come risposta alla chiamata alla vita di Dio e a maturare quegli atteggiamenti che conformano sempre più la loro vita a Cristo e al Vangelo.
La sequela nasce da una chiamata che Dio ci rivolge, da un progetto di amore e di bene che egli nutre per ciascun uomo; è la scoperta di un Dio che ci cerca prima ancora che noi ci mettiamo in cammino, che gratuitamente fa balenare la possibilità di una vita nuova, decentrata da se stessi ed orientata a Dio e ai fratelli. E’ una chiamata gratuita che ci viene offerta come dono per realizzare un’umanità piena a partire dall’esistenza che quotidianamente ci troviamo a vivere. A questo dono non possiamo che rispondere donando la nostra stessa vita, lasciandoci trasformare dall’incontro e dalla relazione con Dio.
Ma la sequela nasce da un desiderio di ricerca che Dio stesso mette nel cuore dell’uomo. Il cammino formativo del prossimo anno vuole aiutare i ragazzi innanzitutto a “rintracciare” dentro se stessi questo desiderio di Dio che rende inquieta la vita (cf. S. Agostino); è il desiderio infatti che ci spinge all’incontro con Gesù, è il primo motore interiore che motiva la ricerca. E’ un desiderio che deve fondarsi più sull’essere che sull’avere e sul possedere, che costringe a guardare dentro di sé per scorgere i tratti che Dio ha disegnato dentro ciascuno di noi; come un fuoco, che ha bisogno di nuovo alimento, così il desiderio di Dio ha bisogno di riandare alle ragioni profonde e vitali, che lo inseriscono nel cuore dell’uomo come un’esigenza inderogabile (chi non ricorda la celebre parola di S. Agostino: «Fecisti nos ad Te, et inquietum est cor nostrum, donec requiescat in Te». Tu ci hai creati per Te, ed il nostro cuore è inquieto, finché non si riposi in Te? [Confess. 1, 1; P.L. 32, 661]) (PAOLO VI, udienza generale del 23 dicembre 1964).
Guardando dentro nella loro vita i ragazzi scoprono tanti desideri che determinano quotidianamente le loro scelte; è necessario fare un’ “ecologia dei desideri” che li aiuti a saper discernere, tra tanti, il desiderio di Gesù che ci spinge più lontano, oltre ciò che possediamo e vediamo. Bisogna distinguere tra i bisogni che esigono un’immediata soddisfazione, e i desideri che invece motivano l’orientamento e le scelte della vita. Si tratta di aiutare i ragazzi a saper scegliere tra le tante offerte e proposte nel “supermercato” dei desideri! Il mondo di oggi propone loro tante e troppe possibilità; ma quali sono quelle orientate al Vangelo? Quali aiutano a vivere pienamente la relazione con Dio che libera e da pienezza alla vita?
Nella sequela di Cristo, non è sufficiente il desiderio, perché essa venga pienamente realizzata; essa comporta, infatti, la rinuncia ad ogni sicurezza, esige che si faccia l'esperienza profonda di quella povertà radicale, non tanto economica, ma esistenziale. E’ necessario un cambio di vita, un esodo da compiere dentro se stessi; “si è chiamati fuori e si deve semplicemente “fuoriuscire” dall’esistenza condotta fino a quel momento, si deve “esistere” nel senso più rigoroso della parola” (Dietrich Bonhoeffer).
Seguire Gesù, incondizionatamente, significa intraprendere una itineranza, prevalentemente interiore, che è, anche, un cammino di abbandoni e di croce. La sequela di Cristo, qualunque sia la modalità in cui essa si realizza, non può nascere, semplicemente, dal desiderio umano, ma deve avere la sua sorgente in Dio; è sua, infatti, l'iniziativa della chiamata.
Mettersi alla sequela di Cristo significa diventare conquistatori della propria vita, del progetto tracciato da Dio per noi. Per essere conquistatori bisogna essere capaci di sognare, di desiderare di raggiungere degli obiettivi. Solo se si hanno le idee chiare su dove si vuole andare si saprà organizzare un piano con cui agire, sapendo che è comunque un percorso fatto di intoppi, ma che proprio tra le salite e le discese c’è sempre Gesù che non smette di aspettarci e di stare al nostro fianco.

da SETE DI DIO, di Amedeo Cencini

Il desiderio, in generale, è legato alla verità della vita, di quello che noi siamo e che siamo chiamati a essere e ancora non siamo; per l'uomo credente il desiderio dell'uomo, l'unico vero desiderio, è di vedere Dio (Filippo: «...mostraci il Padre e ci basta», Gv 14,8), o di realizzarsi secondo il progetto che Dio ha su di lui, il progetto delle origini, quello che ci rende a sua immagine e somiglianza. Secondo l'antropologia biblica il desiderio appare come uno degli elementi che caratterizzano fin dall'inizio l'essere umano, se è vero che «il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne una nefesh vivente» (Gen 2,7), ovvero l'uomo vivente è presentato come un essere di desiderio, strutturato verso la relazione con l'altro/ Altro per la realizzazione di se stesso. L'uomo della rivelazione è il desiderante vivo. La struttura della sua persona in quanto essere di desiderio è orientata verso Dio, come la sentinella che attende l'aurora (cfr. Sal 42,2.6.12; 43,5).
A livello semplicemente umano, il desiderio esprime la tensione dell'individuo verso il suo compimento completamento; l'uomo desidera fondamentalmente realizzarsi nella verità di se stesso, si avverte carente e cerca la pienezza del proprio essere. Il desiderio è la proiezione di un sé migliore di quello attuale nel futuro, esprime l'anelito di ogni uomo verso un'immagine di se più vera e completa rispetto a quella del presente.

Apertura al futuro
Senza il futuro non si può desiderare, e quanto più il futuro si allarga, fino all’eterno, tanto più i desideri evolvono e vanno lontano (V. Andreoli). La tendenza a una vita iperconcreta, tesa cioè al subito, all’hic et nunc, al tutto immediatamente, vanifica il processo del desiderare e, bruciando tutto nel momento che scappa, priva di importanza il passato e ignora il futuro, chiudendo alla prospettiva della speranza. […]

Concezione progettuale della vita
Avere un desiderio significa concepire se stessi e l' esistenza in modo dinamico, non statico. Dunque implica concezione positiva di se, come di persona capace di impegnarsi o di dare il meglio di se stessa, lungo un cammino fatto di tappe intermedie da superare gradualmente e ordinatamente, di rinunce, sacrifici e fatiche da accettare, di obiettivi possibili e praticabili, per un progetto di fatto realizzabile. […]

Desiderare
Il desiderare è la capacità di canalizzare tutte le nostre energie verso un oggetto stimato centrale per noi. Non è quindi il cieco impulso, la voglia matta, l'istinto che spinge incontrollato, ma una tendenza significativa verso qualcosa che è apprezzato in sé. […]Per desiderare occorre avere un centro. Un centro che svolga sostanzialmente queste funzioni: che dia identità e verità al soggetto, sia in grado di attrarre e unificare le sue energie affettive, in modo da attivarne e orientarne la capacità decisionale. Il centro dunque è indispensabile, poiché svolge funzioni senza le quali non esiste autentica vita umana, non esiste io, non esiste desiderio alcuno ne possibilità alcuna di desiderare. Per questo deve essere centro significativo, ovvero capace di dare senso alla vita e alla storia del soggetto, verità sulla sua identità.


Domanda di vita – domanda di pienezza/ realizzazione

Nell’anno della sequela la domanda di vita è una domanda di pienezza/realizzazione. Vogliamo guardare al mondo dei ragazzi per scorgere quali attese essi portano con sé per riuscire a vivere una vita piena, bella e luminosa.

- Ciò che ci aiuta i ragazzi a spingersi verso la realizzazione della propria vita è il “desiderare”. Il desiderio è legato alla verità della nostra vita, di quello che siamo e che siamo chiamati ad essere. Ciascuno di noi è un “essere in desiderio” che durante tutta la sua esistenza è chiamato a realizzare pienamente se stesso secondo il progetto che Dio ha su di lui.
- I ragazzi oggi chiedono di sentirsi riconosciuti per quello che sono, con la loro storia, le loro passioni, i loro errori e i loro sogni; il desiderio di sentirsi amati abita la loro vita e si esprime attraverso l’attenzione che, soprattutto i più piccoli, cercano da chi gli sta intorno.
- Oggi i bambini e i ragazzi, seppur conservano potenzialmente una forte capacità di desiderare una vita piena, di sognare e realizzare “grandi cose”, stentano a coltivare questa dimensione nella loro vita. Sono “troppo pieni”, legati a possedere più che a desiderare, sia le cose materiali che le persone. A volte anche gli adulti che hanno accanto non li stimolano a sostenere e a far crescere questa capacità nella loro quotidianità; preferiscono continuare a “riempire” la loro vita piuttosto che aiutarli a spiccare il volo. Il desiderio di pienezza dei ragazzi oggi si scontra con una cultura che li rimpingua, girando intorno ai problemi e non andando mai al cuore delle situazioni. I ragazzi si vedono persi, disorganizzati, non sanno dove appigliarsi per realizzare questa pienezza.
- I desideri dei ragazzi appaiono quindi più come dei bisogni che non sono incanalati verso l’altro e verso Dio, facendo perdere così quella dimensione di trascendenza che presuppone un rapporto personale con Dio.
- Desiderare è concepire se stessi in modo dinamico, non statico, in un cammino fatto di tappe che scandiscono un progetto di fatto realizzabile. I ragazzi chiedono di essere aiutati a non pensare solo al “tutto e subito”, ma a coltivare i propri desideri e sogni più profondi, per incontrare il sogno di Dio su ciascuno di loro.
- Il desiderio si esprime sempre all’interno di una relazione, è un’uscita da sé per incontrare l’altro. I ragazzi chiedono di poter vivere a pieno le loro relazioni con i coetanei, in famiglia, con le figure educative, perché è proprio nelle relazioni ben vissute e costruite che la loro esistenza è vissuta in pienezza. Ma la relazione che dà pienezza e completezza alla vita è la relazione personale con Dio. Solo in questo rapporto il ragazzo si percepisce amato da sempre, accompagnato e sostenuto lungo il cammino. Il desiderio (de-sidus=mancanza di una stella) di Dio è ciò che spinge alla ricerca e a mettersi alla sequela di Cristo sulle orme del Vangelo. Dio diventa il punto fisso verso il quale convergere tutta la propria esistenza.
- Desiderare è anche far luce su se stessi, sulla propria identità. Il desiderio ci prende dal profondo del nostro cuore, e ci costringe a verificare chi vogliamo essere, dove stiamo andando, e soprattutto verso dove camminiamo. “L’identità non è qualcosa di per sé già dato quanto piuttosto il risultato di diversi processi intrapersonali e interpersonali, che contribuiscono alla formazione di se stessi. Il desiderio di sentirsi attivi e protagonisti nella progettazione della proprio vita emerge in modo particolarmente evidente oggi” (Pierluigi Cabri, in “Le sfide dell’educazione, CEI.) I ragazzi chiedono di vivere, nella vita quotidiana, delle esperienze che li aiutino a fare chiarezza sulla propria esistenza e a sentirsi protagonisti nella costruzione del proprio progetto di vita.

I ragazzi chiedono:
- chiedono nelle persone che gli stanno accanto una presenza costante, ma discreta che non tolga la capacità e la voglia di sognare, desiderare;
- chiedono di essere accompagnati, sostenuti, incoraggiati nell’affrontare i loro successi frutto del loro impegno e i loro insuccessi che diventano occasione per riflettere, “desiderare-sognare” di risorgere;
- chiedono di essere aiutati a rimanere fedeli agli impegni scelti/presi e a lottare in ogni modo alla conquista degli obiettivi fissati.

La declinazione della domanda di vita per fasce d’età verrà realizzata in ciascuna commissione.



Atteggiamenti: partecipazione, accoglienza, disponibilità, condivisione

Partecipazione
Indica la capacità e il desiderio di lasciarsi coinvolgere in un cammino, in un’esperienza di crescita nella carità. Esprime con i fatti il rifiuto della logica del “tirarsi indietro”, della pigrizia, del non coinvolgimento.
Vivere da discepoli del Signore Gesù significa sentirsi chiamati a diventare pietre vive della comunità dei cristiani e crescere nella testimonianza e nell’apostolato. Chi accetta di vivere secondo lo stile della partecipazione è disposto a lasciarsi interpellare dalle numerose situazioni di gioia, ma anche di difficoltà, che riempiono la vita della comunità sociale, civile ed ecclesiale e a farsene carico, con gratuità e responsabilità.

Accoglienza
Dio Padre ha un progetto di amore e di pienezza per la vita di ciascuno: è questa la Buona Notizia rivelata dal Signore Gesù. Aprirsi alla Buona Notizia significa crescere nella disponibilità ad accogliere il Progetto del Padre e incamminarsi sulla via della santità.
Per chi è disposto a fidarsi di Gesù e a scommettere la propria vita su di Lui, accogliere diventa anche il modo di vivere e di relazionarsi con gli altri, si apre all’altro ed è disposto ad ascoltare, ad accogliere, ad amare chi gli sta di fronte. La disponibilità nasce dal fare esperienza che Dio è il Padre che ama e che ha mandato Gesù per salvare l’umanità dall’egoismo e dal male, per indicare a ogni persona la “misura” con cui amare: il dono di sé e della propria vita.

Disponibilità
È l’atteggiamento di chi si lascia interpellare, interrogare e convertire dalle situazioni e dagli eventi della vita. questo atteggiamento è proprio di chi è disponibile a cambiare, a lavorare su se stesso per riuscire a discernere quali strade nella propria vita abbandonare e quali invece sono da percorrere. La disponibilità è un atteggiamento essenziale di chi vuole mettersi in cammino dietro il Cristo, perché sa che il confronto con la sua vita e il suo vangelo scardina le proprie certezze ed orienta la propria vita verso di lui.

Condivisione
È uscire dalla logica egoistica del “pensare a sé” per aprirsi all’altro con gratuità e generosità. Condividere significa anche saper riconoscere che i doni ricevuti che provengono dall’amore del Padre sono doni che non vanno custoditi per sé, né sprecati. Il Signore Gesù invita tutti e ciascuno a diventare dono per gli altri, a saper mettere in comune risorse e potenzialità, per contribuire insieme a costruire la civiltà dell’amore.

La declinazione degli atteggiamenti per fascia d’età avverrà in ciascuna commissione.

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