sabato 5 maggio 2007

A.C.R. 2007-2008




Il cammino ACR 2007/2008
SuPerStrada, con Te!

Anno della COMPAGNIA
Iniziazione alla vita della Chiesa – vita di comunione e fraternità nella Chiesa di Gesù

Nell’anno della categoria della compagnia, in cui l’accento è posto sulla Chiesa, sull’appartenenza alla comunità cristiana, vogliamo guardare alla Chiesa come al luogo della missione, in cui il singolo si sente accolto, amato e sciolto da schemi rigidi, che lo privino delle sue libertà o gli facciano perdere parte della sua umanità.
L'idea di Chiesa che emerge è che vivere nella comunità cristiana non spinge la persona fuori dal mondo, in una realtà ovattata, ma la inserisce nella dimensione apostolica, propria del cristiano, che la porta a fare un'esperienza di fede che non si limita alla parrocchia o al singolo gruppo, ma valicando tali confini, si spinge verso una concezione ecclesiale universale: una Chiesa aperta.
Ciò vuol dire che il cristianesimo non toglie nulla alla dimensione umana, anzi, la esalta! Allora ecco l’annuncio: essere cristiano significa essere "pienamente uomo" – perché Cristo ci ha mostrato questo in ogni suo “respiro” fatto su questa terra.
L’esperienza che la Chiesa offre è un’esperienza missionaria che non può essere vissuta singolarmente, ma si realizza insieme agli altri. La Comunità è intesa come realtà aperta in cui fare un’esperienza ecclesiale bella, dove la missione non è intesa solo come "andare verso", ma far sì ognuno si apra all'altro, gli faccia spazio nella sua vita, si ponga verso il prossimo con l'atteggiamento di chi si dona, ma al contempo necessita dell'altro, per sentirsi pienamente una persona. La comunità diventa inoltre il luogo in cui vita e fede si sintetizzano e si fondono.

LA DOMANDA DI VITA – Prossimità/Accoglienza

Anch’io?

La domanda di vita di quest’anno, nella ciclicità collegata al triennio della categoria, è una domanda di prossimità - accoglienza, nel nostro caso “storicizzata” attraverso il taglio dell’essere chiesa missionaria che desideriamo caratterizzi la proposta 2007-2008.

Questa domanda racchiude in sé l'idea di chi si trova inserito nella realtà quotidiana, così varia, frenetica, contraddittoria, a volte problematica, della quale ciascuno certamente non ha totale consapevolezza, ma in cui ogni ragazzo cerca di percepire il suo compito nel quotidiano e l'importanza della sua presenza nella realtà.
Si tratta della tipica situazione in cui il ragazzo sente di essere uno tra tanti, una persona in mezzo a tante altre, ma chiede di avere un ruolo, di comprendere il senso della sua presenza nei luoghi in cui vive, di prendere parte insieme agli altri alle situazioni quotidiane, né da persona in primo piano, né da spettatore, ma da corresponsabile. L' appartenenza del singolo ad un gruppo, ecclesiale o no, alla comunità cristiana non è esclusiva, ma comprende anche lui e lui si scopre parte indispensabile di un’unità più grande.

Tre piste per declinare la domanda di vita

DOMANDA DI ASCOLTO
La qualità dei rapporti con le figure di riferimento e con i coetanei.

Quanto è significativa la presenza del “prossimo” accanto ai ragazzi e quanto essi stessi sono presenze vere, incisive, indispensabili per gli altri.
I ragazzi, oggi, si trovano ad essere costantemente monitorati dalla presenza “formale” di un adulto, ma praticamente soli perché nessuno li ascolta. Tutti sembrano sentire, ma pochi ascoltano veramente. Il sentire è legato all’immediatezza alla risoluzione di un bisogno, ad una risposta imminente; l’ascolto implica la pazienza, la fatica dell’empatia, che rimanda sempre a qualcosa di più profondo, che richiede di essere ripreso, sviscerato, pensato.

A volte sembra che il mondo degli adulti sia più preoccupato dei pericoli che ruotano attorno ai ragazzi e di tenere lontane tutte le "tentazioni negative", piuttosto che accompagnarli a prendere consapevolezza che i problemi non si allontanano, ma sono i ragazzi, con la propria intelligenza, maturità e mediante l’accompagnamento delle figure educative, a dover prendere le distanze da ciò che si presenta come pericolo.
Ogni giorno i ragazzi sono affiancati da guide che dovrebbero accompagnarli nella crescita per diventare buoni cristiani, bravi cittadini (oltre ai genitori, insegnanti, istruttori vari, parroco, educatori, ecc), ma dietro ad una presenza, anche molto professionale, qualificata si nasconde spesso un’incomunicabilità e una triste freddezza nei rapporti. I ragazzi spesso e volentieri vengono trattati come coloro che devono imparare delle nozioni, delle regole, dei modi di fare, ma dove la loro sfera emotiva è come se dovesse essere scissa dalla vita reale.

DOMANDA DI IMPEGNO/RICONOSCIMENTO DI ESSERE PERSONA
Corresponsabilità

I ragazzi inoltre comprendono di non essere amorfi, che non necessitano di essere modellati da altre persone, ma che nel mondo sono “laici corresponsabili”. I ragazzi dovrebbero prendere coscienza dei loro doni, del loro essere Chiesa, dell’essere parte del popolo di Dio, corresponsabili nel mondo.
Esiste una profonda incongruenza tra parlare di doni, carismi, di potenzialità di una persona (oggi, in qualsiasi settore, non si fa altro che parlare di competenze!!!), se questi vengono spesso considerati in maniera asettica e non come riflesso del divenire maturi, del diventare grandi di un ragazzo. Che senso ha parlare di doni se questi doni non vengono legati al progetto che Dio ha su ciascuno e soprattutto se non si scopre che il mettere in circolo questi doni ricevuti dal Signore, equivale a dire fare un’esperienza di Chiesa, diventare corresponsabili?
La Chiesa diventa la famiglia in cui i ragazzi cercano e trovano risposte alle loro domande di uomini e donne “in crescita”. Il ragazzo diventa consapevole di avere un “baricentro”, una comunità di riferimento fatta di persone adulte (e adulte nella fede) con cui paragonarsi, valutare tutto e tenere ciò che è buono… una comunità che lo genera e lo accompagna nella fede e che gli offre la possibilità di ritrovare sempre le sue radici in Cristo, per camminare nel mondo con serenità… senza farsi “portare via” dal primo vento seduttore.

La domanda di vita declinata per fasce d'età

6/8
Per i bambini più piccoli è SENTIRSI ACCOLTI nei luoghi della vita quotidiana ASSUMENDO in prima persona delle RESPONSABILITA'
I bambini chiedono:
di essere accolti per ciò che sono in tutti i loro ambienti di vita;
di essere “semplicemente” ascoltati, sempre, in tutti i luoghi che frequentano e di avere la possibilità di esprimersi;
di dare il proprio contributo alla missione della Chiesa nello stile della corresponsabilità;
di poter scegliere di vivere e gestire il proprio tempo.

9/11
Per i ragazzi più grandi è voglia di SENTIRSI ASCOLTATI, CAPITI e ACCOMPAGNATI nei luoghi che abitano
I ragazzi chiedono:
· ascolto, attenzione libera e gratuita…fino in fondo!
· di mettersi accanto, di vivere la missione a “loro misura”
· che l’altro gli si faccia vicino, con la voglia di guardarlo dentro, con occhi attenti e amorevoli, sinceramente interessati
· di capire il proprio essere “prezioso” per scoprire il proprio e unico posto nel “mondo”

12/14
Da una domanda un po' impaurita Chi, io ?, i ragazzi passano ad una domanda ricca di speranza: Ci sono anch'io, ci posso stare anch'io?, quando scoprono di avere un ruolo.

Essi chiedono:
di sperimentare diverse forme di relazione e viverle in diversi ambienti (la scuola, la famiglia, il gruppo della parrocchia, lo sport...), anche se a queste relazioni, quotidiane, essi si dispongono talvolta in modo contraddittorio.
vicinanza, accoglienza, capacità di ascolto, ma anche possibilità di sperimentare e di sperimentarsi, di provare a stare su da soli.
alla strada, come luogo della quotidianità, di sperimentare relazioni che li facciano crescere, in quel modo meno protetto che offre loro la famiglia o la scuola. Qui trovano la possibilità di essere più spontaneamente se stessi.
che la strada li aiuti a uscire da sé, a scoprire la sofferenza dell'esclusione o l'entusiasmo dell'inclusione, a sperimentare nuove relazioni e nuovi ruoli, che li vedono davvero crescere.Così si sentono interpellati a partecipare ad un progetto che, da personale, viene condiviso con gli altri.


IL BRANO BIBLICO
Matteo 28, 16-20


16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. 17Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. 18E Gesù, avvicinatosi, disse loro: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. 19Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, 20insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".

Il testo scelto fa riferimento alla comunità ecclesiale, da cui emerge la dimensione della comunità cristiana, che assume il compito e il senso della testimonianza. L'atteggiamento degli undici da un lato fa trapelare la gioia che li fa adorare Gesù, ma dall'altra fa sperimentare loro il dubbio, la fatica di credere, di fidarsi. L'immagine che viene fuori è una Chiesa pasquale, una comunità cristiana che elabora un modo nuovo di essere comunità, il risorto rimane nella sua Chiesa "fino alla fine del mondo". La comunità cristiana trova il senso del suo essere a partire dalla relazione col Signore Gesù: nei racconti pasquali, il Signore non cerca mai un rapporto con le singole persone, ma sempre con un gruppo (i discepoli di Emmaus tornano e raccontano, Maria di Magdala corre a raccontare, ecc). La comunità cristiana sperimenta la presenza costante del Risorto, non la partenza dalla terra o l'assenza.
La missione appare un'opera complessa: i discepoli pur essendo pochi sono chiamati ad essere segno, la comunità assume il compito di andare, riconosce di avere un debito col mondo e và ad annunciare senza limiti di confini e senza escludere nessuno.
Il nostro intento, quest'anno, è aiutare i ragazzi a comprendere la bellezza della comunità cristiana evidenziando la dimensione apostolica. L'apostolo è colui che rafforza la sua fede nel donarla e tutto ciò non può non avvenire in forma comunitaria. La gioia del Signore incontrato mi rende impaziente di condividere quell' incontro che mi ha cambiato la vita, con altri.
L'idea di una comunità che testimonia “andando” ci aiuta a superare il dualismo formazione- missione. Non ci si forma e poi si va, ma le due cose vanno di pari passo: vivere la fede all'interno delle relazioni dinamiche del gruppo, aiuta il ragazzo a testimoniare il risorto.
La comunità non è il nido che ovatta e che ripara dalla relazione col mondo, ma la Chiesa riconosce di essere in debito col mondo, di avere una responsabilità nei suoi confronti.


L’INIZIATIVA ANNUALE 2007-2008

SUPERSTRADA, con Te!
Su, forza, andiamo…! Chissà quante volte, dai nostri genitori, ci saremo sentiti ripetere questa frase quando eravamo ragazzi… magari perché ci pesava muoverci dal luogo dove eravamo o perché proprio non ci andava di camminare! Proprio questo invito a “muoversi” - ovviamente con toni e contenuti diversi – ci aiuterà, in questo anno associativo, a camminare spediti sulle strade della nostra vita.
Su, per strada! E’ l’invito ad uscire dalle nostre certezze per andare incontro all’altro, per
testimoniargli, con gioia nel cuore, tutto il nostro amore per il Signore! E’ un invito rivolto a tutti i ragazzi dell’Acr perché possano prendere consapevolezza di essere, come gruppo, missionari tra i loro coetanei, portando la gioia e la freschezza dell’essere amici con Gesù a tutti coloro che incontrano. Con te: perché questa esperienza non va fatta da soli, e con la certezza della compagnia del Signore.

La strada
La strada è il luogo in cui ci si incontra o semplicemente ci si incrocia; è il luogo in cui si sta insieme o si passa dritti senza neppure guardarsi in faccia; il posto in cui si condividono giochi, discorsi, passeggiate, litigate, gioie, informazioni, ecc o non si condivide nulla, se non il percorso che ci porta a raggiungere una destinazione; è il posto in cui si impara a relazionarsi o si rimane soli con se stessi.
La strada rappresenta il luogo dell’ordinarietà, della quotidianità, è il raccordo tra la nostra casa e le altre case; le nostre certezze, abitudini, preoccupazioni e il resto del quartiere, nei confronti del quale magari nutriamo un certo sospetto; è il raccordo tra la soggettività di ciascuno e il resto del mondo; è la possibilità che mi viene data affinché possa crescere con gli altri e prendere consapevolezza del mio io.
Paradossalmente la strada diventa anche il luogo in cui ci si può perdere, in cui la realtà si presenta nella sua forma più spietata, dove la logica della violenza regna sovrana ...

All'interno dei percorsi evangelici la strada è fondamentale: è il luogo in cui Gesù incontra le persone, le chiama, annuncia loro la salvezza, ma è anche il luogo in cui si cammina verso la Pasqua, dove i discepoli crescono nella conoscenza di Gesù, nella qualità della sequela.
Infine è il luogo in cui preparare l'incontro con Gesù: la strada è il luogo che dice la possibilità di un'esperienza di fede reale, un'esperienza di fede ordinaria che va oltre i recinti (spazio-temporali) del sacro.
Non esiste un’unica strada, ma in ognuna di esse si può fare esperienza di Chiesa e incontrare Gesù nel prossimo...
L'idea di Chiesa che il ragazzo sperimenta quest'anno è una Chiesa aperta, i confini della quale diventano invisibili, la Chiesa appare priva di porte e finestre, uno spazio che si espande sul territorio accogliendo ciò che esiste intorno e in cui la strada stessa diventa parte della Chiesa.

La strada che vogliamo intendere è sicuramente una strada reale, un luogo concreto, che appartiene alla vita quotidiana in cui i ragazzi si incontrano, fanno esperienza, sbagliano, imparano, intrecciano relazioni, superano alcune paure, diventano più forti o più vulnerabili, imparano a discernere il bene dal male, confrontano la propria vita con tutto ciò che è fuori.
La strada è anche un importante luogo evangelico…nei tre anni della sua vita pubblica Gesù percorrerà in lungo e in largo le strade della Palestina, per strada incontrerà e si farà incontrare, la strada è il luogo privilegiato dell’annuncio, della missione.
In fondo fin dalla fanciullezza di Gesù ci sono episodi legati alla strada o quantomeno al cammino (ad es. quando durante il pellegrinaggio a Gerusalemme con i genitori si “perde” per parlare con i dottori del tempio..), che si richiamano immediatamente alla sua missione nel mondo. Attraverso la strada Gesù incontra il quotidiano dell’uomo…lo va a cercare.
Questo dovrebbe essere l’atteggiamento irrinunciabile di ciascun cristiano e della Chiesa intera: mettersi in cammino verso l’altro. Un cammino che non è solo legato ad un fatto motorio, fisico, ma che è soprattutto una condizione dello spirito, una dimensione di apertura e accoglienza dell’altro. Maria è un grande modello!
Anche oggi, nonostante l’aspetto urbanistico e la funzione sociale delle nostre strade siano cambiati, è possibile fare esperienza di Gesù per strada e lì trovarsi inaspettatamente e involontariamente di fronte ad occasioni di annuncio e testimonianza ai fratelli della bellezza del Vangelo.
Infine, non dobbiamo trascurare che la strada, almeno quella vissuta da Gesù, è un tutt’uno con la dimensione della compagnia…lui non va da solo ad annunciare la salvezza agli uomini, prima di partire sceglie dei compagni di viaggio, non perfetti, ma indispensabili e chiede loro di seguirlo fino alla strada del Golgota (percorre anche la strada del dolore).
Quest’anno sono privilegiate situazioni fortemente verosimili, perché non solo a volte la realtà supera la fantasia, ma soprattutto perché è importante far passare l’idea che è nel concreto del vissuto di ciascuno di noi che deve giocarsi l’annuncio del Regno di Dio. Gesù e la sua chiamata ad essere apostoli di gioia tra i fratelli non sono una bella favola “inventata” dagli educatori e dal don per tener buoni i ragazzi e non per non far seguire loro cattivi modelli; Gesù è una presenza viva qui e oggi e se lo si accoglie, viene a trasformare la storia personale di ciascuno.

Per questo i ragazzi, si mettono alla scoperta dei coetanei che come loro abitano le strade del quotidiano, per coglierne, attraverso l'ascolto, l'accoglienza, l'apertura all'altro, la ricchezza e la gioia di essere figli di Dio e amici di Gesù (mese del ciao); sono chiamati a scoprire le situazioni territoriali e sociali distanti da loro, favorendo occasioni di dialogo, di condivisione e di incontro all'insegna della pace (mese della pace); sono chiamati a vivere il proprio essere testimoni andando incontro agli altri, nello stile della corresponsabilità, testimoniando la bellezza dell’amicizia con Cristo e impegnandosi, in base ai doni ricevuti, alla realizzazione dl regno di Dio (mese degli incontri); ricercano forme di impegno che li rendano capaci di forme di attenzione nei confronti di tutti gli uomini e di continuare ad essere compagni di strada delle persone, che Gesù mette loro accanto (T.E.E.)

La storia
Quest'anno la storia che accompagnerà i bambini e i ragazzi dell'ACR sarà meno ricca di elementi fantastici è più vicina alla realtà quotidiana. Nell'anno della compagnia, in cui c’è una forte sottolineatura del gruppo e in cui il tema della strada ci riporta vertiginosamente nella realtà di ogni giorno, abbiamo scelto di far accompagnare il cammino formativo da una storia che parlasse dei ragazzi visti nella loro quotidianità, con dinamiche molto vicine alla loro vita ordinaria.
In un tempo in cui tanto spazio è lasciato al virtuale, soprattutto nelle relazioni, crediamo che parlare della vita vera dei ragazzi, nella loro routine e nella quotidiana normalità, aiuti i ragazzi stessi - ma anche gli educatori - a comprendere che nella vita di ogni giorno, a volte ritenuta scontata e già vista, ciascuno è chiamato a incamminarsi sulla via della santità, non da solo, ma accompagnato da tutte quelle persone che il Signore ci mette accanto.
Considerando inoltre il linguaggio così diverso dei bambini e degli adolescenti, abbiamo pensato di realizzare due versioni della storia i cui nuclei tematici centrali saranno comunque uguali:


- Una per i 6/8, più breve e più semplificata nel linguaggio, in cui sarà una bambina, Allegra, a raccontare, attraverso delle storie, quello che le è accaduto, rivolgendosi di volta in volta ad una persona diversa: mamma, papà, amica, il cane, ecc.


- Una per i 9/11 e i 12/14, più lunga e più articolata, in cui si sottolineano alcune situazioni tipiche di quest'età raccontate da un adolescente: Riccardo.


All’interno della storia troverete l’indirizzo di posta elettronica del gruppo giambo: gruppogiambo@libero.it. Questo indirizzo di posta elettronica è attivo! Sarebbe bello che i ragazzi lo utilizzassero, anche durante l’anno, per raccontare il cammino fatto, le esperienze vissute e condividere insieme la vita del gruppo Acr! Le mail mandate dai ragazzi (o dal gruppo) potranno essere utilizzate all’interno della stampa associativa o in un’apposita sezione del sito www.azionecattolica.it/settori/ACR.

SINTESI e STRUTTURA dei CONTENUTI fase per fase

1° fase - ACCOGLIENZA/ASCOLTO
In questa fase i ragazzi rifletteranno sulla riscoperta del proprio Battesimo come chiamata a far parte di una comunità (gruppo), a riconoscersi in relazione ad altri compagni di strada, tutti chiamati a svolgere una missione. Insieme e non da soli. L’accoglienza e l’ascolto sono due atteggiamenti che i ragazzi dovranno maturare nell’incrociare le strade dei loro compagni di viaggio.

2° fase - CONDIVISIONE/FERIALITA’ della pace
In questa seconda fase i ragazzi saranno aiutati a percepire come la Celebrazione Eucaristica Domenicale costituisce il cuore della missione, ed è il luogo in cui si svela il volto missionario della comunità cristiana. Saranno aiutati a prediligere relazioni di pace e di solidarietà.

3° fase - CORRESPONSABILITA’/MISSIONE
La missione è un compito di tutti. I ragazzi in questa fase saranno chiamati ad essere protagonisti della missione, nello stile della corresponsabilità, cercando di mettere i propri doni e le proprie capacità a servizio di tutta la comunità, condividendo le gioie e le fatiche di questo cammino.

4° fase - MISSIONE “SENZA FRONTIERE”
La missione diventa senza frontiere! I ragazzi saranno invitati a tessere relazioni vere, disinteressate a 360°, sperimentando la compagnia di Gesù che dona il coraggio di rendere belli e nuovi tutti i luoghi che abita - sia nell’“ordinario” che nello “straordinario”- e a farsi compagni di strada di chi incontreranno.


Nessun commento: