domenica 16 dicembre 2007

LA FAMIGLIA, VIA DELLA PACE

La principale agenzia di pace che esiste su questa terra è la famiglia: “Dove mai l’essere umano in formazione potrebbe imparare a gustare il sapore genuino della pace meglio che nel nido originario che la natura gli prepara? Il lessico familiare è un lessico di pace; lì è necessario attingere sempre per non perdere l’uso del vocabolario della pace. Nell’inflazione dei linguaggi, la società non può perdere il riferimento a quella grammatica che ogni bimbo apprende dai gesti e dagli sguardi della mamma e del papà, prima ancora che dalle loro parole”.
Sono parole di Papa Benedetto XVI. Le scrive nel Messaggio per la quarantunesima Giornata mondiale della pace, che ha per tema appunto “Famiglia umana, comunità di pace”. È un “no” agli attacchi alla famiglia basata sul matrimonio tra uomo e donna. Ma non solo, si parla della corsa al riarmo nucleare e del funesto commercio delle armi; ancora, della norma giuridica che deve fondarsi sulla norma morale naturale, del saccheggio delle fonti energetiche dei paesi poveri e decisioni unilaterali e affrettate a tutela dell’ambiente che rischiano di porre nuove ipoteche sulla pace e di gettare ombre cupe sul futuro del mondo.Messaggio che parte da un punto ben preciso: tutto ciò che contribuisce a indebolire la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, ciò che direttamente o indirettamente ne frena la disponibilità all’accoglienza responsabile di una nuova vita, ciò che ne ostacola il diritto ad essere la prima responsabile dell’educazione dei figli, costituisce un oggettivo impedimento sulla via della pace. E chi anche inconsapevolmente osteggia l’istituto familiare rende fragile la pace nell’intera comunità nazionale e internazionale minacciando la pace nel mondo.
È dunque nel parallelismo tra famiglia naturale e famiglia umana che si inserisce e si sviluppa la riflessione di Papa Benedetto. È nella famiglia che si fa esperienza di giustizia e amore, di accoglienza e di perdono; per questo la comunità umana non può fare a meno del servizio che rende la famiglia.La pace poi ha anche bisogno di una legge comune, che aiuti la libertà ad essere veramente se stessa, anziché cieco arbitrio; e che protegga il debole dal sopruso del più forte. Nella famiglia dei popoli – scrive il Papa – si verificano molti comportamenti arbitrari, sia all’interno dei singoli Stati sia nelle relazioni degli Stati tra loro. Non mancano poi tante situazioni in cui il debole deve piegare la testa davanti non alle esigenze della giustizia, ma alla nuda forza di chi ha più mezzi di lui. Occorre ribadirlo: la forza va sempre disciplinata dalla legge e ciò deve avvenire anche nei rapporti tra Stati sovrani.
Il messaggio poi non può non ribadire l’urgenza di un impegno concreto per giungere ad uno smantellamento progressivo e concordato delle armi nucleari esistenti. Preoccupa la corsa agli armamenti che non solo non sembra arrestarsi ma che vede anche Nazioni in via di sviluppo – pensa all’Africa delle guerre civili, il Papa, dove “oligarchie dominanti” rafforzano il loro dominio – destinare una quota importante del loro magro prodotto interno all’acquisto di armi. E in questa corsa, lauti guadagni giungono nelle casse dei paesi industrialmente sviluppati; e nello stesso tempo grandi divisioni e forti conflitti “gettano ombre cupe sul futuro” dell’umanità. Messaggio che diventa appello ai potenti della terra e ai leader dei paesi che siedono nel Palazzo di vetro delle Nazioni Unite: quasi continuazione di quel “mai più la guerra” che Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno gridato con forza all’assemblea; e anticipo di quanto Papa Benedetto dirà in quell’aula a New York, il prossimo aprile.
La pace è anche difesa dell’ambiente. Il creato è stato affidato all’uomo perché lo custodisca “e lo coltivi con libertà responsabile, avendo sempre come criterio orientatore il bene di tutti”. Rispettare l’ambiente, scrive ancora il Papa “non vuol dire considerare la natura materiale o animale più importante dell’uomo. Vuol dire piuttosto non considerarla egoisticamente a completa disposizione dei propri interessi, perché anche le future generazioni hanno il diritto di trarre beneficio dalla creazione, esprimendo in essa la stessa libertà responsabile che rivendichiamo per noi”. Per Benedetto XVI le valutazioni sul futuro equilibrio ecologico devono essere fatte con prudenza, nel dialogo tra esperti e saggi, “senza accelerazioni ideologiche verso conclusioni affrettate e soprattutto concertando insieme un modello di sviluppo sostenibile, che garantisca il benessere di tutti nel rispetto degli equilibri ecologici”.
di Fabio Zavattaro

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